L’invasione programmata dell’Africa e la casualità del terrorismo

Creato il 07 aprile 2015 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Mathias Mougoué

“Prima o poi ci diranno che ci sono troppi africani in Africa”.

Per accompagnare le indipendenze africane e all’indomani di queste, l’Europa dispiegò ufficialmente il suo impegno alla cooperazione nel nome dello “sviluppo” et degli “obiettivi del Millennio”. Successivamente giunse il tempo delle decolonizzazioni e l’Europa si diede come “missione” di assistere “paternamente” l’Africa affinché accedesse alla modernità. Purtroppo, i buoni propositi non si sono mai tramutati in fatti concreti e altri non hanno tardato ad approfittarne.

Oggi, la Cina è già il primo “partner” dell’Africa, mentre l’India ne è il terzo. I Cinesi lavorano in Africa nelle stesse condizioni che nella Cina degli anni ’80. L’India è nello stesso contesto dell’Africa. Tuttavia, il tentativo espansionistico cinese non si è fatto attendere e si nota anche nei settori che non sono della comune industria o l’alta finanza. Ad esempio, il summit mondiale per la Protezione della Fauna selvatica attualmente in corso nel Botswana ha evidenziato che i Cinesi proteggono i loro panda ma vogliono spopolare l’Africa cominciando dalla fauna. Gli elefanti d’Africa potrebbero esser scomparsi allo stato brado nel prossimo decennio. L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura accusa la Cina di alimentare il commercio del bracconaggio e non solo. A differenza di quanto succedeva in passato, l’aiuto della Cina all’Africa oggi si appoggia molto sugli investimenti e le Relazioni Commerciali. Il tutto fa in realtà parte integrante di un “package” globale “negoziato” tra Cina Paesi Africani.

Notiamo tuttavia che il paragone con l’azione dell’Europa indica che in un caso come nell’altro, dietro il velo di discorsi legittimatori diversi e spesso opposti, gli attori Cinesi come Europei sono globalmente mossi da interessi economici simili (accesso alle risorse naturali africane, ai mercati ecc) e da una stessa logica geopolitica, ovvero, quella di conservare la loro influenza nella regione. Non perdiamo di vista che la Francia ha deciso unilateralmente di occupare con la forza il continente africano. Basi militari vengono disseminate qua e là nelle così dettezone strategiche. Allo stesso modo, la Francia mantiene il predominio prepotente sulle vecchie colonie, la loro organizzazione sociale e le loro potenzialità commerciali. Ci si crederebbe in una lontana epoca dei racconti che popolano i nostri libri distoria con i metodi delle “compagnie delle Indie” solo che ora tutto si fa con parsimonia e raffinatezza. Le grandi aziende Francesi -Total, Carrefour, Bolloré, Société Générale o Somdiaa-, che godono di privilegi sul piano internazionale e sono di casa in Africa da vecchia data, sottoscrivono senza difficoltà al barometro del Cian, annunciando per il 2015 delle “prospettive d’attività meno forti, ma sempre in rialzo” sul continente.

Dalla Mauritania alle Seychelles, gli Americani tessono in assoluta discrezione una vastissima rete di basi militari. Obiettivo ufficiale: vigilare sulle organizzazioni terroristiche, lottare contro la pirateria e garantire la sicurezza di compagnie petroliferi. È l’occupazione a 360% del Continente.

Gli Africani vengono spesso tacciati di “morti di fame” ma il grosso della Produzione Agricola Africana si consuma nei paesi ricchi. È già noto il saccheggio delle materie prime del suolo e del sottosuolo dell’Africa in particolar modo l’energia e i metalli rari come il coltran largamente utilizzato nelle tecnologie di comunicazione (computer, telefoni mobili…) L’Expo Universale che apre tra 3 settimane qui a Milano e durerà 7 mesi sul tema “Nutrire il Pianeta” farà scoprire quanto l’Africa dà da mangiare al Mondo come ricordava lo scrittore e attivista Italiano fondatore dell’associazione Slow Food, il gastronomo Carlo Petrini conosciuto come Carlin. Con il concetto di “Terra Madre” titolo anche del suo libro tornato in auge questi giorni, ricorda l’importanza di lavorare in sintonia con la natura, con la Madre Terra puntando il dito contro il “Landgrabbing”.

Il Landgrabbing, “l’accaparrarsi delle terre” o il monopolio sull’acquisto delle terre non è un fenomeno nuovo, ma è diventato dilagante fino ad assumere proporzioni incontrollabili con la crisi alimentare del 2008. Ha messo in evidenza come gli investitori si avventano sulle terre coltivabili mirando esclusivamente al valore aggiunto sulla vendita di prodotti e generi alimentari. A titolo esemplificativo, si menziona il caso di un Americano che da solo si è comprato un milione di ettari nel Sudan, o delle aziende produttrici di biocarburante che hanno acquistato grandi superficie di terra per coltivare jatropha. I paesi che praticano più Landgrabbing in Africa sono 5) Israele, 4) Emirati Arabi Uniti, 3) Cina, 2) USA e 1) regno Unito.

Più di metà degli abitanti della terra vivono nei soli due paesi che sono la Cina e l’India ma è l’Africano l’emblema della sessualità sfrenata, viatico per fecondità e natalità galoppanti. Più di 50% della popolazione europea ha superato i 50 anni. È un vecchio mondo su una terra satura e stanca.

Gli Africani sono programmati dai loro partner/avversari per perdere l’Africa e se si finisce per considerare che ci sono troppi Neri o troppi Africani non a Milano ma sul continente africano, la soluzione a loro riservata non sarà l’esilio definitivo in Europa dove da Marine Le Pen a Matteo Salvini nessuno li vuole. A quanto pare è sulla superficie delle terra che gli Africani sono troppo numerosi. Sottoterra c’è ancora posto a sufficienza per magari premiarli con la possibilità di fungere da fertilizzante per le terre che altri avranno ottenuto la benedizione di coltivare.

Il presunto terrorismo islamico che avanza a suon di strage uccidendo dal Mali alla Tunisia, dalla Nigeria alla Libia, dal Ciad all’Egitto e dal Camerun al Kenya sembra averlo ben capito e in una forse non tanto virtuale ma imbarazzante alleanza con gli Occidentali servirà a questi nemici apparenti il sangue degli Africani per annaffiare gli interessi che coltivano in terra africana.

Il grande successo dei nemici dell’Africa è quello di aver corrotto gli Africani stessi»Frantz Fanon


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