di Jean Marie Vernel-Agropontì
“Vi è una certa bassezza d'animo a pretendere che, quando siamo infelici, gli altri si interessino alle nostre disgrazie”, così scriveva Emil Cioran nei suoi quaderni. Una frase di buon effetto, con una certa dose di democratica realtà, non scevra da un certo patetismo mitteleuropeo, con una base malinconica da sedicenne in gonnella ed un retro gusto che da lontano ricorda certe meccaniche cristiane.
Emil Cioran alla biglietteria
del Parco Archeologico di Selinunte -TP-
- Ce fut "le moment”- avrebbe detto anni dopo il fotografo.
Il folto capello del filosofo franco-rumeno si divide in due e si piega lievemente a sinistra creando un'onda, dai più definita "anarchico-creativa", che mai lo lascerà, un'onda che probabilmente cronicizzerà la sua proverbiale insonnia, che nutrirà il suo nichilismo e che sopratutto farà moda tra i barbieri ebrei di Montparnasse prima, e di mezzo mondo dopo.