In un villaggio globalizzato, nessuno è infatti individuo. Una medicina che vada bene per tutti, sia essa politica, economica, spirituale, o chissà cos’altro, non può che avere l’effetto di avvelenarla, l’anima individuale. Ma a chi è in perenne fuga da se stesso, cosa diavolo può fregargliene, di sentirsi “unico e irripetibile”? L’importante, è sentirsi “protetto”. L’importante, è sentirsi “psicologicamente al sicuro”. L’importante è che a loro, i tutti uguali, venga concessa unicamente la libertà di invidiare, e distruggere, chiunque sia diverso…chiunque sia autentico.L’autentico è semplicemente una persona migliore. Una persona prima di tutto moralmente, migliore.Non è una questione gerarchica; del tipo “volersi sentire superiori a qualcuno”. E’ una questione di “essenza”, di “consistenza” e “integrità” personali.L’individuo ha il diritto, di sentirsi in qualche modo diverso e irriducibile a tutto quello che lo circonda. In special modo, se quello che lo circonda è una folla di psicopatici pronti a vestirsi tutti uguali, a provare gli stessi surrogati di emozione; a esibire sorrisi a 36 denti e maschere sociali 24 ore al giorno, per imbottirsi infine di psico farmaci la sera, per potere prendere sonno. -Se questa è “normalità”, poi, un individuo vero ha anche tutti i diritti di sentirsi “superiore”, da un punto di vista gerarchico, secondo me. Sempre si tratti di una gerarchizzazione volta a rilevare il livello di umanità presente negli esseri umani.Lungo la strada della ri-appropriazione di se stesso, l’individuo deve imparare a sentirsi speciale, diverso, unico. 7 miliardi di persone che si sentono uniche e irripetibili, e il mondo non conoscerebbe più l’odio, la malinconia, e la guerra….E lungo la strada della riappropriazione di se stessi, non sono certo i burattinai che dirigono la società dall’alto, gli unici o i più temibili avversari, con cui si debbano fare il conti. La minaccia maggiore, per ogni guerriero spirituale, si nasconde nelle acque, apparentemente poco profonde, della quotidianità….Il pericolo maggiore, è quello rappresentata dall’influenza o le azioni degli individui inautentici, che minano ad ogni passo la scelte del guerriero spirituale, di fondarsi in se stesso.Non sono i grandi psicopatici, nelle loro stanze dei bottoni, il problema principale con cui abbiamo a che fare. Sono semmai i “piccoli” psicopatici, quelli disseminati e mimetizzati tra vicini, colleghi di lavoro, parenti e “amici”, amanti. E’ l’invidia, il cancro. E’ l’invidia… E per liberarci della morsa dell’invidioso, dobbiamo prima di tutto saperlo riconoscere dietro i sorrisi e le maschere di affabilità; dietro i consigli “paterni” e “per il nostro bene”. Dietro la sua costante, impietosa, sommessa attività di sabotaggio, ai nostri danni.L’ultima cosa che un guerriero spirituale deve fare, è lasciare che sia un invidioso, un inautentico ( sia esso un vicino di casa, un collega, un conoscente, una amico, un parente, un amante….o chiunque altro ), lo specchio esterno dell’immagine della propria anima interiore. Il guerriero spirituale abbisogna, come tutti, di uno specchio esteriore, per sapersi riconoscere attraverso “l’altro”. Ma trovare uno specchio efficace, veritiero, per un guerriero spirituale, è una bella impresa in questo mondo di falsità….Un’impresa, che presenta notevoli rischi….Concedere, infatti, a un invidioso, a un parassita energetico, a una persona nemica della propria verità personale, il privilegio di “dirci chi siamo”, o “che nome abbia quello che stiamo facendo”…o anche semplicemente affidarsi ai suoi “disinteressati” consigli ( tutte condotte motivate da ingenuità o eccessiva “trasparenza”, da parte della persona autentica ), significa esporsi al rischio realissimo di finire completamente dirottati dal proprio viaggio spirituale, e cadere rovinosamente in disgrazia. Fidarsi delle parole di un serpente, è un ottimo modo per trasformarsi in un topolino.Ma chi è l’invidioso? Come riconoscere i sintomi, di una malattia tanto parassitaria e pericolosa, non certo per il “portatore”, quanto per chiunque di autentico incautamente gli si accosti? L’invidioso, è una semplicemente persona che scappa il pensiero della propria morte. Scappando il pensiero della propria morte, egli fugge l’esistenza autentica che può testimoniare della sua unicità, ma che richiede di farci i conti, con la propria “mortalità”.L’invidioso fugge l’ineluttabilità…. In maniera diametralmente opposta, rispetto alla condotta della persona autentica, la quale dalla prospettiva ineluttabile della propria, “individuale”, caducità, impara invece a trarre il “carburante” della propria spinta propulsiva all’auto-realizzazione. E’ la “finitezza” di un’esistenza, a conferirle infatti il suo sacro valore. E’ il fatto stesso di essere mortali, che conferisce sommo valore all’arte di costruirsi INDIVIDUI.Non è un caso, che l’intera storia della specie umana, possa essere anche letta, tra le varie chiavi possibili, come la continua guerra degli invidiosi, contro gli autentici. Il problema principale, in questo scontro atavico, sta nel fatto che una fazione attacca, mentre l’altra generalmente non si difende. Gli gli autentici, cioè, solo raramente si rendono conto che stanno effettivamente combattendo una guerra spirituale. Sono troppo nobili e puri, e umili, per riuscire a credere, quanto il loro semplice esistere di fatto, attiri inimicizie dal mondo esterno. Sono gli invidiosi, cioè, quelli che continuano da millenni a dichiarare guerra al mondo dell’autenticità; mentre le persone autentiche, dal canto proprio, non sanno di avere a che fare con dei lupi, travestiti da agnelli. Purtroppo, proprio per questo capita che persone autentiche, spesso e volentieri soccombano infine proprio “grazie” a mille consigli sbagliati, o a mille spiegazioni ingannevoli, fornite loro progressivamente da mille meschini consiglieri diversi…..”Colpo colpo”, un elefante inconsapevole, viene così abbattuto da mille astute formichine. Ciascuna di esse, voleva sentirglisi superiore…E nessuna di loro, a guardarla da vicino, possiede in realtà un volto…Già! Perché l’uomo che non sceglie, non può avere un volto. E’ una maschera. Ma dietro alla maschera, c’è solo un’ombra. L’invidia, è legata alla fuga dalla scelta; la scelta è legata alla realizzazione interiore della propria individuale finitezza. E’ questa realizzazione, che dona una fisionomia unica e irripetibile, al volto di una persona. L’invidioso vive in maniera puramente reattiva. Il suo terrore per la morte, degenera negli anni in terrore per ogni qualsivolgia evento contempli una qualsivoglia ( per quanto minima ) “quantità” di morte. Paura di esporsi; paura di “rimetterci”. Paura di infrangere routines. Scegliere, qualsiasi sia la scelta, in prima persona, è dopotutto sempre un po’ “morire”. Ma morire in maniera sovrana; da vero artefice della propria individualità. Ma l’invidioso non sceglie. Mettersi in discussione ? E perché, quando posso prendermela con gli altri, per quello che non sono diventato?Solo, non può ammettere apertamente a se stesso questo modo di ragionare.. Sicché prende a manipolare la realtà, a proiettare la propria malevolenza all’esterno; a “incarnarla” in avversari ideologici . Trova altri mediocri al suo pari e si fa dire da loro che lui è OK. Insieme, vessano poi le persone in gamba, che sono sempre in numero inferiore, e che a differenza loro, non sentono il bisogno di organizzarsi in gruppi e fazioni, per gestire un “risentimento collettivo” contro la vita….Gli invidiosi costruiscono assieme castelli fittizi, ribattezzando insieme la realtà per scoprirsi “vincitori”, anche se non sono mai scesi sul campo; e per sentirsi RE, senza aver diritto alcuno di governare neppure la propria terra. I “re di carta”, li chiamo io. Stanno sempre in branco, pronti a confermarsi a vicenda, che nessun’altra vita , che non sia quello che si sono scelti, è possibili. E pronti a fare a pezzi, in mille modi diversi, chiunque invece la propria vita abbia il coraggio di determinarsela, non importa a quale prezzo, a furia di scelta PERSONALI. La società in cui viviamo, omologante, impersonale, tetra, certo li aiuta in questa duplice impresa. Da un lato li invita quotidiamente nel parco giochi di illusioni “consumista”. Dall’altro, perseguitando a sua volta gli individui veri. Ad agire in questo modo, l’ “uomo”, l’ “umanità”, dentro l’invidioso, comincia a morire, dentro di lui; e qualcosa di terribilmente sinistro, nasce dalle sue ceneri. Un assassino della propria anima. Ma il problema maggiore non è questo. Il problema maggiore, è che questa gente distrugge tutto ciò con cui viene a contatto. Il problema maggiore, è che questi zombie si aggirano per le strade, pronti a sabotare o perseguitare in maniera più o meno dissimulata, chiunque possa dimostrare loro che un tipo di vita diversa dalla loro, una vita cioè autentica, è possibile e realizzabile. E’ questo il punto: Essere se stessi richiede coraggio; e l’invidioso non può sopportare uno specchio di autenticità, che rifletta impietosamente la sua codardia di fronte alla vita. Così, cerca continuamente di distruggere gli specchi nobili, autentici. Affinché ci siano solo specchi come il suo. Specchi, per l’appunto, da “villaggio globale”; dove tutti sono nessuno, e nessuno è autenticamente se stesso.Usiamo questa metafora. Prendiamo una persona autentica. Ipotizziamo che si appassioni di boxe. Questo ragazzo un giorno assiste alle prodezze di un fuori-classe; un grandissimo e imbattibile pugile all’apice della carriera: Il ragazzo pensa: “Ho deciso: un giorno, sarò anche io come lui”. Certo, a muoverlo è anche una forma di antagonismo. Cosa c’è di sbagliato?Certo, le sue parole possono sottendere o esprimere una condizione di gelosia. Ebbene?Antagonismo e gelosia, non hanno niente a che vedere, con il cancro dell’invidia. Non è a questo modo, che funziona, l’invidia. E questo, con buona pace dei santoni che ci vogliono tutti uguali, tutti invidiosi, tutti intenti a curare la nostra presuntivamente “comune”, malattia dell’anima. Santoni, guru e guide spirituali istituzionalizzate, non è certo un segreto, sono tutte incarnazioni di pensieri ideologici collettivisti. L’ideale, quindi, da prendere alla lettera, lungo la strada che conduce a un villaggio globalizzato. Con la loro fissa per creare “paraocchi da cavalli”, e ammaestrare le persone a cercarsi le travi negli occhi, invece di cogliere i mali reali del mondo….i credi preconfezionati crollerebbero in pochi decenni, alla scoperta inoppugnabile di una realtà indubitabile chiamata INDIVIDUO.Ma veniamo alla condotta dell’invidioso, riguardo all’esempio pugilistico che ho preso in esame. Abbiamo lasciato il nostro aspirante pugile, intento a promettere a se stesso di raggiungere la medesima vetta di quel campione che ha visto. “Un giorno, riuscirò a batterlo!”. Antagonismo; forse una punta di gelosia. A mio avviso, parlare di “individualismo” per poi demonizzare l’ambizione sarebbe una stupidaggine.Il ragazzo lancia il suo intento nell’Universo.I suoi pensieri, le sue scelte, le sue azioni, sono e saranno, da questo preciso momento, sorrette dal potere di un intento inflessibile. Non importa a cosa andrà in contro. Non importa, quello che dovrà sopportare. Il ragazzo sa, da qualche parte dentro di sé, che la vita è una; che ogni scelta lo porta un gradino più un alto verso la sua meta; e, soprattutto, che non può attendere all’infinito per partire per la sua impresa. Giacché non vi è INFINITO, bensì FINITEZZA, a legare la sua anima a quella precisa esistenza “fisica”.Non importa che il ragazzo concettualizzi questi complessi contenuti di senso. Quello che conta, è che compie, grazie al suo istintivo “sentore” che le cose stanno a questo modo, una scelta definitiva e irreversibile. Nel fare questo, prende in mano il timone della propria esistenza. Nel fare questo, impara a sentire, prima ancora che razionalizzare, che l’esistenza individuale è qualcosa di bellissimo; e che tale bellezza risiede, appunto, nel continuo interagire tra finitezza, mortalità, caducità…da una parte; e desiderio di imprimere il segno dell’eternità, sui propri passi, dall’altra….E ora, veniamo all’invidioso…Ecco arriva un invidioso, magari un collega, amico, parente dell’altro ragazzo; ecco contempla anche lui il medesimo fuoriclasse; le sue prodezze tecniche, atletiche. La sua efficacia. La sua grazia. A differenza del nostro primo amico, quest’individuo ( che tuttavia è improprio definire tale, in quanto la sua è solo un surrogato, di esistenza autentica ), è un personaggio in perenne fuga dalla consapevolezza della propria mortalità. E’ in fuga, quindi, anche dalla propria facoltà di auto-determinazione. Ecco che allora l’invidioso manifesta subito la sua inconciliabile differenza, rispetto all’altro, nei confronti della vita. Eccolo subito intento a coltivare la sua tendenza preferita: quella di mistificare il proprio specchio interiore, ricostruendo una realtà fittizia, per giustificare la propria vocazione all’inazione. L’invidioso sente invidia, per quello splendido atleta. Gli brucia nello stomaco, questo sentimento. Sente immediatamente di non avere il coraggio necessario, per mettersi in discussione; ragione per cui comincia a provare rancore, per quell’atleta che gli spiattella davanti quella che lui percepisce come una sua palese inferiorità…..Non vuole nella maniera più assoluta, continuare a vedersi riflesso in quello specchio. Ma non può nemmeno, d’altro canto, essere onesto con se stesso, il caro edonista; e perciò ammettere la natura dei propri sentimenti. Allora “manipola ” la realtà…. magari, prende a ripetersi, e a convincersi, che si sente superiore, che non ha nulla da dimostrare…In qualche modo,esibisce come un pavone, a se stesso, una improbabile “eccellenza a prescindere”. E tiene questo atteggiamento, tanto dentro di sé, con se stesso; questo rispetto a quel campione, che non lo sta minimamente considerando, ed esprime semplicemente la propria arte. Ma lo tiene, soprattutto, nei confronti di quell’alltro ragazzo, quello disposto a sputare lacrime e sangue, e a spezzarsi la schiena, pur di raggiungere il proprio traguardo. Immediatamente lo riconosce come un nemico giurato. Immediatamente, prende a odiarlo. L’altro, è difatti la prova e il testimone, che un tipo diverso di vita è possibile. Se l’altro riesce nella sua impresa, lui avrà la riprova più impietosa, della sua totale inconsistenza di fronte all’esistenza. Il problema è semmai per l’altro: le persone oneste e integre, lo ripeto, solo di rado si rendono conto di essere oggetto di odio, invidia, e rancori. Proiettando la propria bellezza sul mondo esterno, le persone genuine stentano, di solito, a riconoscere nell’invidioso il predatore terribile e implacabile che egli nondimeno è. Non riescono proprio a “tradurla”, a “decodificarla” come reale, l’invidia; non rientrando, questa emozione, tra i colori intensi, e gli effetti policromi, del proprio animo.E invece, guardiamo che “gran bella personcina”, l’invidioso. Svergogniamo qualche minuto quello per cui vive; quello di cui si nutre. Quello che “prova”…Dunque, abbiamo detto:
- Nei confronti del fuoriclasse..man mano che ne osserva, e contempla le prodezze, cresce in lui il desiderio che quella persona cada dalla vetta che ha raggiunto. E che si faccia molto male, nella caduta, per giunta. Troppo difficile e pericoloso, mettersi in discussione e diventare una persona autentica. Una persona responsabile della propria determinazione esistenziale. Molto più più facile, desiderare e magari augurare, una brutta caduta di chi eccelle. Per sentirsi meno a disagio; meno complessato; meno inferiore. Meno codardo. Tutto è lecito, pur di nascondersi la propria impotenza, meschinità, paura di ESISTERE: la propria inabilità, frutto di scelta, ad esistere PERSONALEMENTE. Già, perché nonostante respiri, cammini per strada, sorrida e chiacchieri, e magari sia il più fedele dei consumatori di oggetti e ideologie, di questo attuale sistema, l’invidioso non ESISTE in senso proprio. La sua, l’ho già affermato, è una forma di vita parassitaria, de-centrata, reattiva. Riflessa, nel più impuro anomimato.
- Nei confronti dell’altro ragazzo, quello disposto da mettere in gioco tutto se stesso, pur di auto-determinarsi. In questo caso, se solo se ne presenterà l’occasione, l’invidioso farà qualsiasi cosa in suo potere, QUALSIASI COSA, pur di minarne la sicurezza e la stima personale. Se è vero che desidera cada l’esempio eccellente, il campione già all’apice, cosa potrà mai augurare a qualcuno che, per giunta partendo dal suo stesso livello iniziale, sia disposto a percorrere tutte le tappe formative necessarie, pur di raggiungere il proprio traguardo? Ve lo dico io: odio. Nient’altro che odio PURO, non diluito, mascherato naturalmente dietro sorrisi affabili a 36 denti…