Mi è capitato spesso, nei miei post, di trattare l’argomento delicato della bellezza femminile, anzi per essere precisa, dello standard
Fina a quando non ho ascoltato una sconcertante conversazione tra uomini.
Era prima dell’estate ed ero a fare quattro passi con alcuni amici. Tutti facevamo progetti per le vacanze, quando l’argomento è caduto sulla fatidica prova costume. Questo punto dolente ha mandato un po’ in crisi i ragazzi, che stavano prendendo coscienza di quanto erano lontani dalla forma fisica desiderata. Al che è partito un brain storming sulle azioni da intraprendere per arrivare all’obiettivo: dieta, corse serali nel parco, partite a calcetto ad oltranza, piscina, palestra e così via. Mentre ascoltavo, mi rendevo conto che il condizionamento aveva colpito anche loro. Perché lo scopo non era di “essere in forma” per una questione di benessere, ma per il semplice bisogno di piacersi e piacere. Esattamente come per le donne. Probabilmente il processo, seppure meno accentuato è lo stesso. Le pubblicità utilizzano spesso modelli super palestrati, per promuovere prodotti vari, dai profumi all’abbigliamento. Le donne hanno iniziato a sottoporre gli uomini allo stesso giudizio con cui loro vengono giudicate, anche se in maniera meno feroce. Perciò gli uomini hanno imparato a giudicarsi come fanno le donne. Mentre prima andavano bene esattamente com’erano, adesso si sottopongono a trattamenti per “modificarsi” come l’altro sesso. I peli sul petto non sono fashion e bisogna depilarsi, le sopracciglia folte devono essere assottigliate per far risaltare lo sguardo, i capelli bianchi vanno tinti per scalare qualche anno sull’età dimostrata, la barba va rasata in un certo modo per dare l’aria del bello e maledetto, le mani devono essere curate perché sono subito notate, le occhiaie vanno coperte perché danno l’aria da sfigato. Poi ci sono i pettorali da mostrare con la camicia aperta, le spalle larghe da modellare in palestra. La quantità di vestiti posseduta diventa quasi quanto quella femminile. Lo stesso vale per gli accessori. Un vero business!
Ovviamente questo è solo l’inizio: la strada imboccata mi sembra sia la stessa che le donne stanno precorrendo da sempre e che non porta a un arricchimento, neanche esteriore, ma solo ad un impoverimento dell’autostima, che diventa sempre più legata al giudizio esterno; ad una rincorsa continua verso standard di bellezza sempre meno raggiungibili ma che richiedono un continuo esborso per restare al passo; ad un impoverimento culturale in quanto l’attenzione viene continuamente spostata su argomenti più estetici e consumistici.
Ma è proprio questo che vogliamo quando parliamo di parità: prendere il peggio di entrambi i generi e propinarceli vicendevolmente, raggiungendo lo standard peggiore dal punto di vista di crescita personale, benessere e evoluzione?
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