Tutto giocato sulla psicologia dei personaggi, sull'emotività di questi e ovviamente sulle indagini del nostro protagonista, la narrazione del film riprende molto il modus operandi del thriller nordico che, a differenza di quello adrenalinico statunitense, si prende molto tempo concedendosi tante pause andando a indugiare parecchio sull'ambiente. Nonostante queste “pause” la matassa resta comunque intricata e si fa seguire con curioso interesse, andando a colpire nei punti giusti e con le giuste tempistiche. Da questo punto di vista solo sul twist finale avrei delle riserve poiché mi è sembrato che sia stato scatenato un po' forzatamente per creare la scenetta, alla ultimo minuto, tutta action e pathos.
La regia de L'Ipnotista è affidata a Lasse Hallström (Buon compleanno Mr. Grape, Chocolat e Il pescatore di sogni), uno che non ha certamente bisogno di presentazioni, il quale se la cava discretamente con un genere, quello del thriller, a cui non è certamente abituato. Hallström mantiene la pellicola all'interno del filone crime svedese, con ampie vedute di paesaggio cittadino, una fotografia fredda e algida e un distacco quasi emotivo della macchina da presa, la cui presenza si riesce a percepire come a voler rimarcare il suo status di spettatrice della vicenda.
Un discreto thriller, ben confezionato, con una buona struttura degli eventi e con bravi attori.
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