L'ipocondria è una brutta roba
Creato il 04 maggio 2015 da Marina Viola
@marinaviola
L’ho già rimandato due volte e ormai non ho più scuse: domani mattina esattamente alle undici e dieci ho l’incontro più traumatizzante dell’anno, e coié quello con la mia dottoressa.Chi legge il mio blog e chi ha letto i miei libri sa già tanto di me, ma forse non sa la cosa che davvero mi fa più tremare: i medici. Sono infatti la persona più ipocondriaca del mondo. E non aiuta vivere negli Stati Uniti dove se bevi più di tre bicchieri di vino muori per certo di cirrosi epatica, e se hai un neo un po’ grosso ti consigliano di fare il testamento che nella vita non si sa mai.È una questione, la mia, di categoria. L’idea che uno che ha studiato molto più di me mi tocchi le tette e mi dica: “e l’ultima mammografia quando l’ha fatta? Dovremmo prendere appuntamento presto!” ecco, uno così per me dovrebbe non incontrarmi mai, perché anche se lo dice sempre e a tutte, senza nessun altro doppio senso, io perdo più anni di uno che si fa l’ennesima pera. In parte è un fatto culturale. A differenza dell’Italia, qui i medici sono molto più allarmisti. Devo ammettere inoltre che il mio medico è sempre stato il dottor Jannacci, che anche se avevi una gamba in più diceva: “niente di cui preoccuparsi, si fa così e cosà” e le cose si risolvevano comunque, quasi per magia. A parte la volta che sono stata operata di appendicite, quando mi era venuto a trovare in ospedale che io mi stavo svegliando dall’anestesia. Aveva chiesto a mio padre chi mi avesse operato e saputa la risposta aveva risposto: “No! Quello è un macellaio!”. Ma credo che lo avesse detto per affetto, davvero.La dottoressa Canty, invece, no sa niente di me. Non ha la più pallida idea di chi io sia e da che famiglia io provenga. Non sa che la famigerata sera prima del nostro incontro, mentre lei se ne sta tranquilla a casa sua, con quel sant’uomo del marito (se è eterosessuale o se è sposata, non so), la sua paziente ipocondriaca pulisce la merda del suo diciottenne dal materasso. Cosa, tra l’altro, non facile: il materasso, non so se lo sapete, raccoglie i pezzettini di merda senza pregiudizi. Esattamente come Luca, che felice canta, pieno di merda, sotto la doccia. Funziona sempre così: arrivo agitata ed esausta e l’infermiera fa due cose sbagliate: mi misura la pressione, alta dalla sera prima, e dice: “hmmm altina...” e mi chiede se fumo, che in America è come chiedere: “A chi li fa prositituire i suoi figli?” Io per settimane mi praparo la palla, mi preparo il“no” sicuro da dare, ma poi arrivo lì e dico: “....beh, sì, ma poco...” cosa che mi fa ulteriormente alzare la pressione. Io non le so raccontare le palle, e infatti è il motivo per cui non potrò mai avere un amante, che se Dan mi dovesse chiedere: “Ma tu mi hai mai tradito?” io non potrei dire la palla. Sono, da quel punto di vista, la compagna più fedele al mondo. Poi l’infermiera mi chiede di spogliarmi e di mettermi il camice, lo stesso che si che si mettono quelli che hanno sei mesi di vita. Cosa che faccio, con un magone pazzesco, e con la solita rabbia di chi non sa negare quattro sigarette al giorno.Inizia l'attesa snervante. A volte dieci, quindici, venti minuti, aspetto la stronza, che prima o poi arriva, con quel suo modo di fare sano come un pesce. Mi saluta e poi guarda gli appunti dell’infermiera. Senza mezzi termini mi chiede come mai non ho smesso di fumare. Io dico che è roba da poco, cinque, sei al massimo. Lei, come ogni anno, mi dice che allora vorrà dire che non morirò di cancro, ma probabilmente di infarto (notizia che, a questo punto, mi riempie di gioia così almeno non soffro), ma poi continua: “ Allora vuole che i suoi figli cresceranno senza madre”. Mi viene sempre da rispondere che siccome sono una madre che, fumando da un cattivo esempio, forse è meglio morire prima. Ma la dottoressa non apprezzerebbe, lo so. Non ha senso dell’umorismo, la dottoressa Canty. Con lei non c’è un cazzo da ridere. Poi guarda l‘appunto della pressione e dice: “Alta, come sempre. Facciamo la visita, così si tranquillizza, e poi la misuriamo ancora”, alzando la pressione a livelli mortali.Poi mi visita. Tutto bene fino a quando mi palpa il seno sinistro, che da sempre ha più noduli di quello destro. E mi dice, ogni anno: “La mammografia? La rifacciamo presto, che non si sa mai...”. Ecco, questo è il preciso momento in cui, dando la sua botta mortale, mi dice: “si rivesta che riproviamo la pressione”. Sempre ai massimi livelli, data la tensione del probabile cancro alla mammella. Mi fa un’altra ramanzina sul fumo e sulla morte prematura di mio padre, mi prescrive una dose di medicine da cavallo e mi dice: “Ci vediamo l’anno prossimo”. Se sono ancora viva. le dico, toccandomi le palle immaginarie.Poi mi manda a fare l’esame del sangue. Che è, a questo punto, come mandarmi alla ghigliottina.
Ma domani la frego: prima di andare mi prendo uno Xanax, prescritto da lei un anno fa, e arrivo tranquillissima. Magari le dico anche che vado in bici senza casco, per vedere di nascosto l’effetto che fa (come direbbe il mio dottore simpatico).
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