Di primo acchito, aveva un qualcosa di omerico il pathos con il quale l'allenatore della Juventus, Antonio Conte, nella conferenza stampa di ieri pomeriggio, si è scagliato contro i giudici ed il sistema della giustizia sportiva, dopo la conferma in appello della sua squalifica per i fatti legati al calcio-scommesse (va detto, peraltro, che resta ancora un grado di giudizio).
Era tutto un balenare di occhiate di fuoco, un frastuono di armi e corazze, un richiamo alle virtù dell'eroe invincibile che soltanto i faziosi Dei (del pallone) possono sconfiggere, tra l'altro utilizzando metodi sleali.
Non sappiamo se un tesserato possa impunemente dire ciò che ha detto ieri Antonio Conte ma ci auguriamo di si: troppo bella è stata la rappresentazione plastica dell'ira dell'eroe per rovinarla con sanzioni ulteriori magari previste da qualche parte nel codice di disciplina sportiva.
E nemmeno entriamo nel merito della vicenda, non avendo letto e studiato le carte processuali.
Però ci chiediamo: dov'erano l'ira e l'indignazione di Antonio Conte quando, d'intesa con il procuratore federale Palazzi, egli tentò di chiudere il procedimento a suo carico patteggiando una condanna a tre mesi di squalifica?
Posta questa domanda, ecco che, forse, il pathos omerico svanisce un poco, il beau geste dell'eroe senza macchia e senza paura tende a passare in secondo piano, gli Dei (del pallone) cominciano ad apparire meno faziosi e dispettosi.
Dell'ira funesta, allora, non restano che le nefaste conseguenze: quella di Achille causò infiniti lutti agli Achei, quella di Antonio Conte (sostenuta, non si sa bene perchè, dalla dirigenza bianconera) porterà nuovi ed ulteriori veleni nel Campionato di Serie A che va ad iniziare. Rischiamo così di avere, per il secondo anno consecutivo, un Campionato sul quale aleggerà il dubbio di essere falsato, vuoi per ipotetiche vendette e/o ripicche, vuoi per fantomatiche compensazioni.
Non un bel servizio reso al nostro mondo del pallone. Ci azzardiamo a pensare (noi che mai siamo stati juventini e mai lo saremo) che tutto ciò non sarebbe piaciuto a Gianni Agnelli.
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