L’Iran come Isis: falciare i nemici con le auto va bene, se finalizzato alla “resistenza”…

Creato il 29 ottobre 2014 da Nopasdaran @No_Pasdaran

In questi giorni si è, purtroppo, parlato molto di quanto accaduto in Canada. Qui, per due volte dei lupi solitari soggiogati dall’estremismo religioso, hanno colpito presso Montreal e Ottawa. Il primo attentato, compiuto in una frazione di Montreal presso Saint-Jean-sur-Richelieu, è avvenuto il 21 ottobre scorso e ha lasciato sul terreno due militari, investiti dall’auto guidata dal convertito Martin Couture Rouleau (uno dei militari è morto). Secondo i sospetti dell’intelligence canadese, Rouleau avrebbe deciso di usare la sua auto per colpire il “nemico”, ispirandosi alle parole del portavoce dell’Isis, al Adnani: al Adnani, in un discorso audio rilasciato a settembre, ha invitato i seguaci dell’organizzazione terrorista sunnita, a colpire il nemico in qualsiasi modo, rimarcando ai potenziali jihadisti nel mondo che se non riescono a trovare una bomba o un proiettile “usate le vostre macchine per attaccarli”. In inglese precisamente al Adnani ha affermato “Smash his head with a rock, or slaughter him with a knife, or run him over with your car, or throw him down from a high place, or choke him, or poison him“.

Ora, cosa c’entra questo con l’Iran? Apparentemente nulla, ma in realtà tantissimo. Come saprete, il 22 ottobre scorso, un terrorista palestinese si è scagliato con la sua auto contro dei civili a Gerusalemme (due morti, tra cui una bimba di tre mesi). Non è dato sapere se, anche questo attentato, sia stato ispirato dall’Isis, quello che sappiamo, però, è che è stato pienamente giustificato dai rappresentanti della Repubblica Islamica dell’Iran. In una intervista rilasciata per Mashregh News, infatti, Mohammad-Ali Samadi – supposto esperto di questione palesinese e molto vicino alla Guida Suprema Khamenei e alla Fondazione dei Martiri – ha giustificato il terribile attentato affermando chec’era un tempo in cui la resistenza usava il martirio (ovvero i kamikaze, NdA), come strumento di difesa, poi elevata alle operazioni con i missili…ma ogni azione che distrugge la normale vita del nemico può essere inserita nel concetto di resistenza. Colpire qualcuno con la macchina….tutti gli attacchi organizzati o non organizzati, possono essere inseriti nel concetto di resistenza. L’obiettvo è quello di rendere la Palestina insicura per i sionisti“. Alla domanda sulla differenza tra le operazioni di martirio e le azioni suicide, Ali Samadi ha risposto: “il martirio è una operazione chiara e trasparente che ha obiettivi militari. La seconda considizione avviene quando attaccare una postazione militare non è possibile. Oggi, tutte e due le condizioni sono presenti in Palestina, perchè gli israeliani sono da considerare come militari“. Moammad Ali-Samadi è la stessa persona che, nel 2004, organizzò il reclutamento di kamikaze da inviare in Israele e in Iraq, attraverso l’Esercito dei Martiri, organizzazione radicale sponsorizzata anche da Sardar Salatati, già capo delle operazione per i Pasdaran.

Ascoltate le parole di al Adnani e quelle di Ali Samadi, due domande ci sorgono spontanee: 1′ qual’è la differenza ideologica? Considerando la risposta a questa prima domanda come “non esiste differenza”, ci chiediamo quindi: 2- come è possibile pensare di sconfiggere Isis alleandosi con un regime che, religiosamente e materialmente, propugna le stesse nefandezze dei terroristi al servizio di al Baghdadi?

Attentato in Canada, Montreal, 21 ottobre 2014

Attentato a Gerusalemme, 22 ottobre 2014



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