"Sakineh sarà condannata all'impiccagione per omicidio con una sentenza che ha priorità su quella per l'adulterio" ha annunciato il procuratore iraniano Mohseni Ejai. "No, il processo per l'assassinio del marito è ancora in corso" ha precisato il ministro degli Esteri Mehman Perast.
"Lapidazione? Quella donna non è mai stata condannata" ha detto giorni fa a New York Ahmadinejad.
Il caos informativo dell'opaco regime iraniano continua , come l'estenuante braccio di ferro tra Occidente e Iran che ha come posta la vita della donna di Tabriz. Una cosa è certa , se la morte a colpi di pietre sembra ormai improbabile dopo la campagna internazionale che ha schierato governi , organismi internazionali, celebrità e migliaia di persone , quella per impiccagione in Iran è più possibile.
Il figlio di Sakineh , Sajjad , è apparso meno ottimista "Tra due settimane - ha detto - le autorità annunceranno ufficialmente la condanna a morte di mia madre". E ha rivolto nuovi appelli.
"La situazione è più seria che mai, i segnali che arrivano da Teheran sono solo in apparenza già visti: sono nuovi e non positivi" commenta Amiry-Moghaddam di Iran HUman Rights.
"Confermano che la lapidazione non è stata annullata , ma soprattutto che il regime vuole uccidere Sakineh impiccandola per omicidio , un'accusa inventata di recente , dopo che il processo per sola complicità nella morte del marito si era chiuso nel 2007 con una condanna a 10 anni".
Fatemi, portavoce dei due Comitati internazionali per l'abolizione delle lapidazioni e delle escuzioni , concorda e aggiunge un elemento "Quelle nuove dichiarazioni arrivate a Teheran sono sì un avvertimento al mondo perché non si immischi nelle faccende interne , ma indicano la spaccatura del regime. La magistratura, legata alla Guida Suprema, sbugiarda Ahmadinejad che all'Onu aveva negato la sentenza di lapidazione e si è appena visto censurare dalla maggioranza del Parlamento. Nonostante le fratture interne , comunque, ogni nuova frase del regime su Sakineh sta lastricandone il cammino verso il patibolo".
"Il regime aspetta solo che l'Occidente si stanchi - dice Amiry-Moghaddam - non mi stupirei se uccidessero Sakineh tra Natale e Capodanno , quando Occidente pensa ad altro".
Fatemi ricorda che la lotta per salvare la donna di Tabriz è importante per lei , ma pure per le decine di condannati che attendono la morte in Iran. O per chi sta subendo pene ingiuste . Come Hossein Derakhshan , condannato a 19 anni, per aver cooperato con regimi ostili alla Repubblica islamica.