“L’isola di Arcangelo” di Luisa Mattia, Beisler

Da Federicapizzi @LibriMarmellata

Se dimentichiamo per un attimo l’assalto estivo dei turisti e proviamo ad immaginarle nella loro dimensione autentica, molte delle isole dei nostri mari ci appariranno come terre splendide e selvagge, affascinanti come solo gli scampoli di terraferma, modellati alla guisa di piccoli ecosistemi autosufficienti, possono essere.

Spesso infatti, nelle isole con un’estensione territoriale per forza di cose limitata, la natura dà il suo meglio regalando panorami marini, boschivi e perfino montuosi mozzafiato. Là dove le ripidità si risolvono da un lato in acque cristalline e dall’altro si addentrano in macchie fitte colorate di tutte le tonalità dei verdi, l’occhio si sente appagato e l’anima restituita ad un livello di selvatichezza normalmente dimenticato.

Questa sensazione di bellezza e profondo contatto con la natura si respira appieno tra le pagine de “L’isola di Arcangelo”, l’ultimo romanzo di Luisa Mattia, prolifica e premiata scrittrice per bambini e ragazzi già Premio Andersen nel 2008.
Inserito nella collana di narrativa Il serpente a sonagli della casa editrice Beisler, si tratta di un romanzo breve di grande delicatezza, allietato da un prosa accurata, lieve ma impeccabile, nel quale, a contendersi il ruolo da protagonista con i due ragazzi di cui si narra l’incontro e lo sboccio dei sentimenti, c’è lei, l’isola d’Elba, regina dell’arcipelago toscano e preziosa perla del patrimonio naturale italiano.

E’ qui infatti che vive Gelo – Arcangelo alla nascita – che ha quattordici anni e dai suoi coetanei, in paese, è soprannominato Il Matto. Non a causa di rotelle davvero fuori posto ma perché è egli stesso, nel pieno uso di tutte le sue facoltà, ad aver scelto per sé un posto differente da quello di tutti gli altri: il bosco, assieme alla terra, al cielo e al mare della sua isola.

Arcangelo fa da sé. Non va a scuola, vive quasi sempre in un caprile risistemato con tavole e sacco a pelo.
Conosce le montuosità e la foresta come le sue tasche, non ha bisogno di scarpe, né di amici. Solo necessita di un foglio e di una matita, perché Gelo è un asso del disegno e tutto ciò che vede, e che ama, chiama la sua mano a fissarlo su carta.
Tra scorribande e disegni, il ragazzo passa i suo pomeriggi. Al mattino invece aiuta il padre nella vigna, ché Gelo sa anche svolgere i suoi compiti e i suoi doveri. E’ maturo e sensibile, solo è selvatico.

All’Elba arriva anche Kate, tredici anni e sempre in viaggio, al seguito di due genitori, biologa marina lei e fotografo lui, nomadi per mestiere e anche per vocazione.
Kate è giunta però ad un’età tale da soffrire un po’ la vita raminga: in Norvegia, l’ultimo paese nel quale ha vissuto per un paio d’anni, ha lasciato il primo amore d’adolescenza e una quotidianità che le dava sicurezza.
Approdare ad un luogo nuovo – un’isola per giunta! – non è facile. Per quanto la ragazza sia in sintonia con padre e madre, le ruvidezze dei suoi anni si manifestano in scarsa voglia di adattarsi, in piccole ma dolorose nostalgie e in una punta di avversione per una terra imposta, seppure così assolata e verdeggiante, bagnata da un mare intensamente azzurro e trasparente, dai riflessi color dello smeraldo.
Ad acuire il malessere anche l’incontro poco piacevole con Mathias, figlio di un collega della mamma, spavaldo e arrogante e ben deciso a conquistare l’attenzione di Kate con avances troppo dirette e poco delicate.

Ma ci vuole ben altro per solleticare l’interesse e la curiosità della ragazza. Richiami antichi di creature fiere e maestose, come il Re, il grande e vecchio muflone solitario abitante del bosco, che si mostra prima direttamente a Gelo, colpendolo profondamente, e la cui fama arriva poi anche Kate.
L’animale esercita sui due giovani una forte suggestione, come se dai suoi occhi fermi e intensi fluisse l’amore per la terra e per l’isola, il senso di comunione tra animali e uomini che dovrebbe essere alla base del rispetto reciproco.

“Non vale la pena tracciare confini, né distinguere uomini e animali. Perché tutti viviamo sotto la stessa luna e dentro la stessa aria”, afferma Arcangelo. Ed è questo il segreto che, tra la resa lieve di un moto d’innamoramento e uno sguardo introspettivo alle difficoltà dell’adolescenza, pare volerci raccontare l’autrice: la cura per la natura passa attraverso l’empatia e la vicinanza, consiste nel non sentirsi superiori ma prossimi, senza violare, depredare, in nome di un senso di superiorità. Fosse anche semplicemente per seminare un orto là dove prima c’era un bosco.

Un’isola, ancor più perché piccola, è un ecosistema delicato e gli uomini paiono a volte dimenticarlo. Come i paesani che, convinti che il Re aggredisca e rovini le coltivazioni, iniziano una caccia tesa a catturarlo ed ucciderlo.
Prospettiva inaccettabile per Gelo e Kate che si muoveranno, decisi a trovare la bestia per metterla in salvo. Ma il precipitare degli eventi prenderà una piega inaspettata e critica la cui svolta finirà per mostrare che compassione e intelligenza non sono, forse, virtù della nostra sola specie.

Un romanzo luminoso e armonioso che si beve d’un fiato. Seppure breve, personaggi e vicende sono ben tratteggiati. Le pennellate che caratterizzano stati d’animo e peculiarità dei personaggi risultano equilibrate ed efficaci. Tutto è ben dosato, lieve, come il racconto, appena accennato ma emozionante, del sentimento amoroso nascente tra i due protagonisti.

Belle e suggestive anche le descrizioni della natura. I paesaggi narrati risultano vivi e accesi e al lettore pare di percepirne davvero luci e colori, incanto ed atmosfere.

Originale, infine, e ricca di fascino l’invenzione del personaggio di Gelo. Indipendente, ruvido ma con un’anima artistica, capace di sintonia profonda con gli elementi naturali, selvaggio ma allo stesso tempo maturo, il ragazzo colpisce come esempio di libertà e autodeterminazione in un’età, come quella adolescenziale, dove sovente l’adeguamento al branco è vissuto come una forma di sicurezza.
Arcangelo invece è diverso. In grado di scrollarsi di dosso gli insulti e le etichette, di vivere anche la solitudine come uno spazio libero e prezioso, di seguire i sui talenti e, infine, anche di non tirarsi indietro di fronte a sentimenti e scelte.

(età consigliata: da 11 anni)

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