L'Istrice è uno degli animali più presenti a Pierino, e ne popolano la notte appena la stagione inizia a farsi un po' più calda.
Si dice che l'animale abbia uno sviluppatissimo senso dell’olfatto, ma difetta nell'udito e soprattutto nella vista. Data la sua mole, e la presenza degli aculei che ne ricoprono dorso e coda, è molto goffo nei movimenti.
Nonostante le sue abitudini crepuscolari e notturne, mi è abbastanza frequente incontrarlo lungo la strada che sale a casa, sul cui ciglio spesso scava e rufola, mischiando i suoi danni a quelli dei cinghiali.
Fino ad oggi, in tutti questi anni, non ero mai riuscito a fotografarlo. Perché subito si mette a correre pazzamente, da un lato all'altro della strada, infastidito dalla luce dei fari, impaurito dal rumore del motore.
Si tratta di un roditore, il più grosso d'europa, dopo il castoro. Generalmente fa vita solitaria, ma qui a Pierino il più delle volte lo incontro a coppie.
La sua alimentazione varia, ma è essenzialmente vegetariana. Cibandosi di frutta, radici, cereali, tuberi e pannocchie di granturco.
Un tempo si credeva che fosse in grado di lanciare i suoi aculei a breve distanza per colpire ciò che lo atterriva. In realtà, quando questo animale si sente minacciato, si irrigidisce e gli aculei si ergono sul dorso a formare una sorta di “corazza” protettiva.
Essi sono debolmente inseriti nella pelle e, una volta infilzatisi in un altro corpo, possono staccarsi facilmente. Raramente le ferite inferte dagli aculei provocano la morte istantanea dell’animale colpito.
Gli aculei della coda sono diversi dai precedenti, poiché sono corti e cavi, hanno la forma di un calice e vengono chiamati “aculei della sonagliera”. L’istrice li fa vibrare, così da produrre un caratteristico suono, simile ad un tintinnìo, che, unitamente a soffi e grugniti, serve a spaventare chiunque gli si avvicini.