C'è un'Italia che muore e continua a suicidarsi, refrattaria alla giustizia dispensata da Mr. Legacoop/Mps ed alla libertà offerta dal salapuzio di Arcore. Perfino i media mainstream che su ordine di Mario Monti da un anno avevano eliminato dai propri palinsesti la mezza dozzina di suicidi giornalieri causati dalla disperazione economica, sembrano non essere più in grado di occultare il fenomeno.
Quando come nella tragedia accaduta oggi a Perugia all'interno della sede della Regione Umbria...
Il disgraziato rovinato dall'Italia giusta, decide nella sua follia di portare con sè anche altri malcapitati, per forza di cose la notizia tracima e neppure il diktat di Mario Monti riesce a mantenerla sottotraccia. Così come sta accadendo sempre più spesso, quando la persona rovinata e gettata in mezzo ad una strada, nel momento di togliersi la vita porta con sé il coniuge, i fratelli, le sorelle, i parenti.
Nonostante la portata del fenomeno sembri non essere stata colta dal mondo del giornalismo italiano (con l'eccezione di chi redige i necrologi locali), impegnato a dissertare intorno agli equilibri degli schieramenti politici, al toto elezioni del Papa, alla salute della regina d'Inghilterra e alle partite di Champions League, il paese è simile ad una pentola a pressione, con la valvola che non funziona più. Nè la politica sembra intenzionata a trovare in extremis un qualche rimedio, essendosi già impegnata con i propri padroni ad alzare ulteriormente la fiamma, così come ordinato dalla BCE e da Bruxelles.
L'Italia muore di troppa giustizia sbagliata, di troppe famiglie che non ce la fanno più, di troppi drammi economici trasformatisi in tragedie esistenziali, di troppe grida d'aiuto lasciate obliare nel frastuono dell'indifferenza, da chi preferisce parlare di spread, di tatticismi politici, di reazioni dei mercati, di grafici di borsa e di prestigio europeo. Muore e trascina con sé i suoi figli ogni giorno, muore ogni giorno di più, anche se restiamo voltati dall'altra parte e fingiamo di non accorgercene.
Marco Cedolin
Fonte: IL CORROSIVO di marco cedolin