Un esperimento che già feci negli anni Ottanta, quando giravo con le corriere e andavo in posti minuscoli, sconosciuti, dove non va mai nessuno.
Un'Italia dell'altrove, ripresa dai margini, dai confini. Raccontata in modo quanto più possibile semplice, elementare. Rasoterra.
Ma ammesso e non concesso che io sia ancora in grado di accollarmi un compito del genere, capisco sempre meno per chi poi si scrivono quelle eventuali pagine.
Gli editori, sa, si lamentano perché i miei libri non vendono abbastanza. Vorrebbero da me un romanzo ben strutturato, ordinato e pulito, mentre al contrario a me piace sparpagliare le parole, accettare il loro disordine creativo.
Mi piace partire da una certa vaghezza, o da barbagli di luce, dal sentito dire, per poi concentrami e ascoltare le più diverse voci: interne ed esterne. E recuperare così l'idea della letteratura come pensiero anonimo e collettivo.
Ma gli editori non vogliono queste cose, per loro sono all'antica. Loro vogliono l'ebook! Si, buonanotte!
(Gianni Celati, da un'intervista a Franco Marcoaldi su Repubblica)