L’Italia delle contraddizioni, che per salvare quattro parassiti, rischia di portarci tutti verso il baratro economico

Creato il 20 agosto 2011 da Iljester

Sarebbero due misure straordinarie e straordinariamente efficaci: l’abolizione totale e completa delle Province, gli enti più inutili che esistano, e un taglio definitivo alla casta politica, con una drastica riduzione del numero dei parlamentari. Ne sarebbero sufficienti appena un centinaio tra Camera e Senato. Eppure, a quanto pare, due misure fuori portata per la casta, che tanto si riempie la bocca di misure di sacrificio, a patto che riguardino sempre gli altri e non se stessa.
Guardiamo le province. Persino la Lega ci si mette di traverso alla loro abolizione. Il partito di Bossi non intende cedere potere, così eccolo che si oppone all’abolizione di questo ente inutile e costoso, scoprendo le carte dell’impostura politica: la lagna degli sprechi vanno bene per sbraitare contro il sud, ma quando riguardano il nord sono uno strumento di tutela dei suoi interessi.
Due pesi e due misure, dunque. Se la cosiddetta «Padania» non avesse interesse al mantenimento delle Province, oggi Bossi per la loro abolizione ne farebbe una crociata dove arruolerebbe direttamente Alberto Da Giussano. E invece, eccolo lì, il partito anticasta per eccellenza che tutela la casta provinciale, pur di non perdere assetti di potere nel territorio, giustificando questa decisione sull’idea (balzana) che anche se si abolissero le province, gli sprechi non sarebbero eliminati perché i dipendenti verrebbero comunque riassorbiti. Una giustificazione ridicola, semplicemente perché i costi di una provincia non riguardano solo gli stipendi dei dipendenti, il cui impatto verrebbe comunque attenuato con le politiche dei prepensionamenti.
Passando al taglio dei parlamentari, beh… anche davanti a questa proposta la politica pare faccia le orecchie da mercante: chiede sacrifici al popolo, a patto che non si tocchino i suoi stramaledetti privilegi. E qui la questione è decisamente bipartisan, e tanto per essere chiari, non fa distinzioni tra nordisti e sudisti. Non si trova uno politico, uno che se ne dica uno, che convintamente faccia una proposta di legge che metta il Re a nudo. Tutti parlano e straparlano dell’opportunità di ridurre il numero dei parlamentari, ma poi al momento di quagliare, Dio voglia che non si presenti mai uno straccio di DDL che potrebbe rivelare che poi alla fine nessuno vuole questa misura.
L’Italia delle contraddizioni e delle ridicolaggini, che per salvare due parassiti e quattro privilegi, rischia di portare tutti verso il baratro del disastro economico. Fai il sacrificio tu, che a me vien da ridere, pare dicano dalle stanze dei bottoni. Ed eccoli dunque lì a fare il gioco delle parti: a destra si propone il pareggio di bilancio in Costituzione (delizia dei risparmiatori e croce degli spendaccioni), e a sinistra si controrilancia con la riduzione del numero dei Parlamentari. Entrambi gli schieramenti fondamentalmente non vogliono né l’uno e nell’altro, e la disussione è solo a beneficio dell’elettore che legge i giornali e segue la Tv.
Intanto la nave affonda, e l’impressione è che i nostri politicanti siano come due vecchie comari che mentre il natante si inabissa nel mare, portandosi dietro centinaia di vite, discutono se sia meglio salvare il quadro di Rembrandt o di Picasso. Una discussione cinica, davanti a una tragedia immensa che rivela la pochezza, la povertà e la infinita incapacità del nostro sistema politico di far fronte a una crisi che richiede misure drastiche, definitive e che non guardano all’interesse particolare della casta ma a quello del sistema Italia. È un po’ come se nella prospettiva dell’estrema indigenza, un padre e una madre, piuttosto che dare l’ultimo boccone di cibo al loro figlio indebolito dalla fame, lo riservino egoisticamente per se stessi. La nostra politica non è migliore di questi genitori degeneri!

di Martino © 2011 Il Jester 


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