L’Italia mormorò: non passa lo straniero!

Creato il 06 aprile 2011 da Abattoir

Degli italiani si danno tante definizioni. Luoghi comuni per lo più. Gli italiani cantano mentre svolgono le faccende quotidiane, mangiano pasta in quantità, sono ottimi amanti, sono incapaci di conversare tenendo un tono di voce entro i limiti del sopportabile per l’orecchio,  gesticolano più di un sordomuto in una competizione di spelling. All’italiano puoi fare di tutto: rubargli la pensione, scrivergli “Buon Natale” con la chiave sulla fiancata dell’auto appena uscita dal concessionario, ma non puoi permetterti di toccare la sua mamma.
Tuttavia, agli occhi degli stessi autoctoni, l’Italia è abitata da gente accogliente, empaticamente vicina alle altrui disgrazie, pronta ad accogliere nel suo grembo chi ne ha bisogno. Gli italiani sono brava gente. Ne è la prova la reazione dei cattolicissimi cittadini all’arrivo di migliaia di nordafricani con i celeberrimi ‘barconi della morte’.
Per chi non lo sapesse, negli ultimi mesi i popoli nordafricani si sono resi conto che per circa trent’anni, anno più anno meno, hanno vissuto sotto delle dittature. Allora hanno giustamente pensato di ribellarsi per abbatterle. E poi, dopo morti, feriti, bombe e dromedari in tenuta di combattimento, dopo tanta fatica, fuggono via. D’altra parte noi abbiamo vinto il premio come ‘M&M’ (Migliori Migranti) ai primi del Novecento, e ora tocca a loro. La storia si ripete inesorabilmente. E l’uomo non cambia mai.
Fino a qualche giorno fa, nell’isola di Lampedusa gli abitanti erano in netta minoranza rispetto a coloro che sono sbarcati. Nonostante una situazione ai limiti della sopportazione, che il governo non è stato capace di gestire nel giusto modo, i lampedusani si sono dimostrati tolleranti, accoglienti e solidali con quella marea di disperati.
Nettamente differente è stata la reazione di Veneto, Lombardia e altre regioni del nord che, al grido di guerra “Immigrati föra da i ball” hanno cominciato i loro sproloqui di razzismo e intolleranza.
Senza andare a inzupparci i jeans nelle nordiche terre italiane, paludose e nebbiose, per carpire la vera indole dell’italiano ospitale e devoto a tutto ciò che trova scritto sotto le date del calendario e a ciò che appare nelle macchie di muffa, possiamo dare una sbirciatina ad un paesello in provincia di Palermo: Torretta. In seguito ad una notizia inesatta propinata dal Giornale di Sicilia che annoverava tra i siti tendopolizzabili per gli sfollati di Lampedusa un terreno confiscato alla mafia nel territorio del paese, la popolazione si è sollevata unanime contro quello che veniva considerato un vero e proprio stupro. Il prete in primis aveva addirittura cominciato a farsi cucire delle pettorine con una grossa croce rossa stampata sopra per prepararsi ad una crociata. Tra l’altro il terreno in questione, secondo voci poi smentite, si trovava nei pressi dell’abitazione del Sancho Panza del Signore. L’ indignazione di chi ogni domenica ingurgita il corpo di Cristo, delle vecchie che passano la giornata a lucidare un’orribile statua di Padre Pio e del Comune intero si è manifestata in tutto il suo livore. Per fortuna la rivolta popolare è stata scongiurata, poiché la tendopoli sorgerà nell’ex base Nato di Isola delle Femmine, AL CONFINE con il territorio di Torretta.

Caduta dunque la consueta maschera di ipocrisia che l’italiano si porta sempre dietro per innalzarsi al di sopra degli altri popoli, in quanto depositario privilegiato di moralità e tolleranza, ciò che rimane è desolante. La diversità, la prospettiva che lo straniero venga a prendersi ciò che a noi, cittadini italiani, spetta di diritto, la sensazione di essere invasi da un’orda senza forma, senza volti, alimentata dall’informazione generale, rappresentano il maggior incubo del cittadino medio. Checché se ne dica.

Come disse qualcuno:” I terroni non so, ma noi italiani non siamo razzisti”.


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