L’Italia non è un paese normale

Creato il 26 marzo 2013 da Pivo

Che l’Italia non fosse un paese normale forse già lo sapevamo. Siamo gli unici ad aver pareggiato due guerre mondiali, ad aver esportato la malavita organizzata in tutto il mondo pur negandone l’esistenza, abbiamo definito eroi dei malavitosi, facciamo diventare famosi chi commette un reato e siamo quelli dagli slogan “va tutto di merda ma zitto che ora inizia la partita” e “Armiamoci e partite”. Però, forse, questa volta abbiamo esagerato, siamo riusciti a pareggiare, e non solo a parole ma anche con i numeri,  le elezioni politiche più importanti degli ultimi anni.
Noi non siamo un paese normale, perché nei paesi normali non succede che un Professore si ricicli in una lista dal forte odore rosso crociato, con una politica made in Europe, promettendo l’abolizione di tasse appena introdotte e strizzando l’occhiolino alla parte di popolazione che maggiormente si è colpito durante il governo. Per fortuna agli italiani quel fare da secchioncello snob non va giù e quindi abbiamo assistito ad un centro che fagocita se stesso col solo Casini a mettersi in salvato, grazie ad un posto nella lista “Scelta per Monti” in Molise.
Noi non siamo un paese normale, perché nei paesi normali non succede che un Dandy millanti due lauree ed un master diventando così un giornalista talmente affermato da creare un partito. Ma soprattutto non accade di venire incensati, dopo essere stati presi con le mani nella marmellata, per aver fatto quello che era normale fare. E soprattutto in un paese normale non si mente sulla partecipazione ad un vecchio concorso canoro per bambini, così, giusto per sparare una minchiata.
Noi non siamo un paese normale, perché nei paesi normali non succede che un P.M. decida di lanciarsi in politica a pochi giorni dalle elezioni costituendo l’unico vero movimento di sinistra ma candidandoci al suo interno personaggi di dubbia appartenenza politica, come un altro ex magistrato politicamente morto a causa degli scandali (dico questo da sostenitore di Ingroia, da elettore che avrebbe volentieri abbracciato il suo progetto).
Noi non siamo un paese normale, perché nei paesi normali un partito che governando ha portato lo Stato alla rovina, che si e ci ha reso ridicoli di fronte al mondo, che ha trasformato la res pubblica in res privata e che ha ammorbato il sistema Italia come un virus, non può, per l’ennesima volta, catturare il consenso di quasi il 30% degli italiani. In un paese normale non bastano due sparate degne di un giornale di quart’ordine (lo spread non esiste, vi restituisco l’imu, ecc…) a cancellare il bunga bunga, le tangenti, le condanne che fioccano come la neve a Natale e gli anni di scandali e di mala gestio. In un paese normale non vince chi la spara più grossa, chi dice tutto ed il contrario di tutto fino ad arrivare a negare se stessi.
Noi non siamo un paese normale, perché nei paesi normali se ti è già capitato una volta, con “la Gioiosa Macchina da Guerra”, non cadi di nuovo nello stesso errore. Senza contare che in un paese normale nessuno direbbe “se ci fosse stato Renzi”, perché con il senno di poi sono tutti bravi, e soprattutto “dove cazzo eri tu quando Renzi ha perso le primarie?”. Per non parlare del fatto che in un paese normale il rinnovamento lo fai prima delle elezioni e non dopo averlo preso bellamente in quel posto, perché vincere le primarie non vuol dire vincere le elezioni e la campagna elettorale si fa calcando la mano su alcuni argomenti che fanno presa sulla gente e non ci si mette a smacchiare ghepardi. In fine, mi spiace dirlo, ma in un paese normale un segretario di partito che perde una partita già vinta deve lasciare spazio.
Noi non siamo un paese normale, perché nei paesi normali un comico ed un vaneggiatore non creerebbero mai un partito autoritario ed autocratico mascherato da movimento diventando, così, la prima forza politica in Italia. Nei paesi normali non si vince con un programma fatto di slogan, con dei volti nuovi (n.d.r. non sempre gli aggettivi nuovo e giovane equivalgono a bravo e capace) sapientemente burattinati da un leader che parla di democrazia liquida ma che mette al bando chiunque osi solo pensare di contraddirlo. Nei paesi normali non si elegge un gruppo di parlamentari assolutamente impreparati, abituati solo a dire “NO” ma non in grado di costruire una politica seria, non si sostiene di dover governare senza avere i numeri per farlo, ma soprattutto non s’individua come nemesi assoluta un costo (quello della politica) che pesa in modo infinitesimale sulla vera causa della crisi, il nostro immenso debito pubblico.
Ma siccome, come detto, noi non siamo un paese normale ci troviamo di fronte ad una situazione di stallo perché, a quanto pare, i grillini non voteranno la fiducia a nessun governo che non sia il loro. Non solo, ci troviamo di fronte ad un movimento che ha sempre gridato all’inciucio ed al mercato delle poltrone, ma ora pretende cariche, tra cui quella del questore e della vigilanza Rai (strana richiesta per chi considera la tv uno strumento di comunicazione morto), che adotta come portavoce dei blogger che indicono conferenze stampe a cui non si possono fare domande e che invece di pensare a portare a termine i loro punti programmatici preferiscono andare a nuove elezioni facendoci spendere altri soldi (bel modo di ridurre le spese).
La situazione è critica, ma esistono alcune possibili vie d’uscita, e non sto parlando del governo delle grandi intese; possibilità che piazzerebbe una bella croce di legno sul centro sinistra italiano. Io credo che sia possibile formare un governo c.d. “All Stars”, con Bersani disposto a fare un passo indietro e puntando su alcune riforme forti come la legge elettorale, la legge anti-corruzione, ecc… e magari, con un po’ di fortuna, su una riforma costituzionale che spezzi l’insulso ed obsoleto  bicameralismo perfetto. Fatto ciò, dritti a nuove elezioni e Grillo faccia un po’ quello che vuole assumendosi, però, la responsabilità delle sue scelte. Quello che molti non hanno ancora capito è che la linea politica attualmente tracciata da Grillo è finalizzata al mantenimento del peso politico acquisito. Infatti, l'unica ancora di salvezza per l’insetto urlante è il c.d. governissimo (PD-PDL), in quanto solo così dimostrerebbe di aver sempre avuto ragione ed acquisirebbe un egemonia elettorale quasi totalitaria. Mentre se si tornasse a votare perderebbe i consensi di coloro che gli attribuiscono la responsabilità dell’instabilità politica, ed invece se si proseguisse la legislazione, il PD, non farebbe altro che accogliere quelle istanze che muovono dalla pancia del grillismo erodendo tutto il potere elettorale del m5s.  Ecco quindi, cosa sta dietro al “No” ad ogni governo.
Però una cosa deve essere chiara... il PD non deve mettere in atto prove di lecchinaggio politico, vedi quella parte del gruppo politico che improvvisamente è diventata "NO TAV", ma deve sfidare il m5s su argomenti e concetti concreti (un po' come fatto per l'elezione dei due presidenti), perché altrimenti si cadrebbe nel ridicolo rafforzando l'impatto dei grillini.
In chiusura è necessario fare un piccolo accenno alle accuse di “occupazione delle istituzioni” da parte della sinistra, sollevate dal PDL. Ebbene, mi spiace dirlo ma è sempre stato così, chi vince si porta a casa la presidenza della Camera e quella del Senato (vedi Fini e Schifani), quindi di che cosa stiamo parlando????
Vorrei chiudere questo post citando Sgarbi, personaggio che non ammiro per nulla ma che ha detto una grande verità riferendosi alla democrazia via internet.
“se a parlare tra loro ci sono due capre, le decisioni che prenderanno saranno sempre delle stronzate anche se prese attraverso la rete”

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