La Scozia da casa Berto
Francesco Berto, filosofoAberdeen, Scozia
Sono un filosofo.
Da dove sei partitoIn giro dico "Venezia" per far presto, ma sono nato a Mestre (vai a spiegare la differenza a uno scozzese o a un australiano… Ma dalle mie parti sono sensibili anche a distinguere fra nati a Cannaregio e nati a Dorsoduro). Mi sono laureato e ho fatto il PhD a Ca'Foscari con una tesi sulla dialettica hegeliana che è diventata un grosso librone (Che cos'è la dialettica hegeliana? Un'interpretazione analitica del metodo). Poi un paio d'anni di post-doc a Padova. Poi me ne sono andato.
Dove sei?
Ora sono in Scozia, ma potrei presto trasferirmi. Sempre all'estero. Feci domanda in Scozia perché sapevo che Crispin Wright, uno dei massimi filosofi viventi, aveva appena fondato ad Aberdeen il suo nuovo centro di ricerca, il Northern Institute of Philosophy, dove attualmente lavoro. Prima, sono stato in vari altri posti: un anno in USA all'Institute for Advanced Study della University of Notre Dame (IN), due anni a Parigi fra Sorbona e École Normale Sup., con in mezzo una capatina a Vienna e un po' di corsi fatti a Ca'Foscari e al San Raffaele, a Milano.In Scozia piove, il cibo locale non è buono, e Aberdeen è una città carissima perché è infestata da oil people, la gente che lavora per le multinazionali che sono qui per il petrolio del mare del Nord. Ma è anche una terra bellissima, piena di gente fiera e priva di malizia. Fra le nazioni dove ho lavorato, è di gran lunga la mia preferita.
Cosa fai
Mi occupo soprattutto di logica e metafisica. Faccio corsi e seminari, scrivo paper e libri, giro per conferenze. La solita vita dello studioso.
Perché sei partito
Perché in Italia ero disoccupato, per via dei baroni: trovavo solo concorsi accademici truccati, e non riuscivo a ramazzare neanche una borsetta di studio. Ho scritto anche un paio di libri semi-divulgativi al tempo, tipo questo (Logica da zero a Gödel) e questo (Tutti pazzi per Gödel! La guida completa al teorema di incompletezza), per fare due soldini coi diritti d'autore. (Ha funzionato).
Non me ne sono andato volentieri, ed è anche stata una faticaccia. Nel mio campo la competizione internazionale è durissima: per ogni posto, anche temporaneo, ormai fanno domanda cento, anche duecento persone. E molti sono veramente bravi, hanno pubblicato in riviste top con acceptance rate vicino al 5%. Terminare un dottorato in Italia, come avevo fatto io, è piuttosto facile. Il contrappasso è che, siccome l'accademia italiana è poco stimata, è normale che nelle competizioni per avere un posto ti sopravanzi chiunque abbia un PhD da una buona università anglosassone. Competendo a questi livelli, ho incrociato una quantità di gente molto più smart di me, come si dice qui: più veloci, precisi, originali, migliori nell'avanzare obiezioni. Non riuscendo a competere in qualità, potevo solo sgobbare di più, e così ho fatto.
Alla fine è andata bene. In realtà dovermene andare è stata anche una fortuna. Quando uno è cresciuto nell'università italiana, dà per scontate un sacco di cose molto brutte: che è normale mettersi in coda per avere un posto, che le conoscenze contano più del lavoro, eccetera. Per capire quanto sono brutte, non c'è nulla come cominciare a vederle da fuori.
Come si vede l'Italia da casa tua?
Are you talking to me??? :-) In UK, si vede con tutti gli stereotipi del caso – la cucina italiana, la mafia (Aberdeen è stata celebrata da Saviano nel famoso libro Gomorra come un luogo di smistamento mafioso del nord Europa), eccetera. Per il resto, poco altro – quasi tutte le notizie nazionali che riempiono I (tele)giornali italici qui sono ignorate; a parte Berlusconi, naturalmente, che è sempre una macchietta. Ultimamente – intendo, dopo le ultime elezioni politiche – mi sembra abbiano rinunciato a capirci.
Come racconti l'Italia ai tuoi nuovi compatrioti?
Quasi un terzo dei miei compatrioti è… italiano! Il mio dipartimento è pieno di italici, di solito anche loro in fuga dal baronaggio accademico. Per il resto, sono in un ambiente molto internazionale, conosco più non-Scottish che Scottish people, direi. Quanto a quello che gli racconto: l'Italia è una fonte inesauribile di aneddoti surreali – sulla nostra società, la condizione dei giovani, la scuola, la corruzione, e così via. Mi piace far ridere tutti e, se così contribuisco a diffondere i sopra citati stereotipi, beh, non mi importa.
Vorresti tornare?
Yes – a condizioni decenti. Non per il lavoro, ma per stare vicino alla mia famiglia e a molte persone a cui voglio bene. Ci sono due tipi di emigranti: quelli che si ri-radicano e quelli che, non importa quanto bene gli vadano le cose sotto tutti gli aspetti fuori, hanno sempre una irrazionale e incomprensibile nostalgia del posto che chiamano casa. Io sono del secondo tipo.
Le altre puntate de L'Italia vista dalla Luna sono qui.