Cari lettori, qualche giorno fa su alcuni giornali on-line sono apparsi diversi articoli che più o meno avevano questi toni: “Fuori i libri scolastici cartacei dentro quelli digitali, dall’anno scolastico 2014/2015 i libri cartacei saranno sostituiti nelle scuole dai libri digitali”.
Beh, cari lettori, come ormai sappiamo in Italia la realtà supera le fantasie peggiori e come al solito cominciamo a ridere per non piangere. Vi avverto subito, partiamo un po’ da lontano e il post potrebbe essere lungo ma, spero, non troppo noioso.
Per capire come e perché il Ministero della Pubblica Istruzione abbia deciso di varare questo decreto dobbiamo fare un paio di passi indietro e partire dall’Europa.
Il 10 maggio 2010 è stata presentata dalla Comunità Europea un'agenda digitale con lo scopo di sviluppare un mercato unico digitale per condurre l’Europa verso una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva che si inserisce in un programma strategico politico denominato Europa 2020.
Quelli che seguono sono i punti che ci interessano maggiormente: ― l'iniziativa Youth on the move, per migliorare soprattutto l'efficienza dei sistemi d'istruzione, l'apprendimento non formale e informale, la mobilità degli studenti e dei ricercatori, ma anche l'ingresso dei giovani nel mercato del lavoro; ― l'Agenda europea del digitale, per favorire la creazione di un mercato unico del digitale, caratterizzato da un elevato livello di sicurezza e da un quadro giuridico chiaro. Inoltre Internet ad alta e altissima velocità deve essere accessibile a tutta la popolazione. (Fonti: Agenda Digitale Europea e Europa 2020)
In questo contesto è stato varato il 26 marzo 2013 il decreto Profumo in attuazione della Legge n° 221 del 17 dicembre 2012 . Abbiamo dato una scorsa sia alla Legge che al Decreto Ministeriale e possiamo dirvi con tutta certezza che effettivamente dall’anno scolastico 2014/2015, si passerà dai tradizionali libri di studio cartacei a quelli digitali (o al massimo misti – ossia a libri che abbiano parti in cartaceo e parti in digitale), a partire dalle classi prime e quarte della scuola primaria, le prime della classe secondaria di primo grado ed infine dalla prima e terza classe secondaria di secondo grado.
Quali sono le implicazioni reali di tutto ciò?
Il Ministero dell’Istruzione afferma che il passaggio al digitale porterà ad una riduzione dei costi per l’acquisto dei libri del 30%, con prezzi bloccati per i prossimi anni. Ma sarà vero? Siamo in Italia e di certo se nel primo biennio questo potrebbe accadere sappiamo già che, nel momento in cui i prezzi verranno sbloccati, ci sarà un aumento vertiginoso di essi. Senza contare il costo dei devices delle applicazioni multimediali che sono comunque altrettanto cari.
Il Ministero afferma che il passaggio al digitale migliorerà lo stato di salute delle schiene
Ma sì, muoviamo l’economia dei grandi marchi tecnologici a scapito della salute dei nostri figli! (fra qualche anno le scuole saranno sponsorizzate e succursale dei diversi Sony, Samsung etc… perché lo Stato non saprà più garantire i fondi necessari per l’istruzione). Sottolineo, noi non siamo contro il digitale e la multimedialità, sarebbe avere una visione ristretta del futuro, ma crediamo che il digitale e le sue potenzialità debbano essere usate in modo intelligente, non lanciate nella mischia senza una reale consapevolezza delle implicazioni che avranno sulla scuola, sull’istruzione dei nostri figli e delle generazioni future. Sostituire il cartaceo con il digitale non appare oggi la soluzione, la tecnologia non deve essere il fine ultimo dell’evoluzione culturale di un paese, ma il mezzo per ampliare i propri orizzonti, la propria cultura e aprire le porte a innovazioni che dovrebbero migliorare la qualità della nostra vita, non peggiorarla.
L’inserimento forzato del digitale appare in questo momento più deleterio che non un elemento primario di un vero scatto qualitativo nell’istruzione dei nostri figli. La multimedialità deve essere presente nell’istruzione scolastica ma non in questi termini fumosi.
La Legge n° 221 sottolinea più volte la necessità di creare delle sovrastrutture su tutto il territorio italiano in grado di supportare la maggiore connettività richiesta dall’agenda digitale europea peccato che, sebbene siano stati stimati dei tempi e dei costi, la realtà è che stiamo parlando dello stato italiano, che non ha mai saputo essere fedele agli impegni presi.
Saranno in grado realmente di dotare tutte le scuole di wireless e banda larga entro settembre 2014?Daranno ai professori gli strumenti necessari per scegliere i testi digitali entro maggio 2014 termine ultimo per l’adozione dei nuovi testi scolastici?
Ma soprattutto siamo certi che questa “alfabetizzazione tecnologica non diventi un’analfabetizzazione culturale generalizzata?”
È di questi giorni un annuncio fatto da parte dell’Aie (Associazione italiana editori) che
“L’Associazione italiana editori (AIE), la Federazione della Filiera della Carta e della Grafica, l’Associazione Librai Italiani (ALI), l’Associazione Nazionale Agenti Rappresentanti e Promotori Editoriali (ANARPE), componenti tutti della filiera del libro, mentre ribadiscono la volontà, già ampiamente dimostrata, di favorire l’innovazione tecnologica nell’ambito scolastico, riaffermano congiuntamente la loro totale contrarietà al decreto ministeriale dedicato alle scelte dei libri scolastici, firmato nei giorni scorsi dall’uscente ministro dell’istruzione, Francesco Profumo. Il decreto, secondo i componenti della filiera, oltre a non tenere conto delle indicazioni del Parlamento, volte ad assicurare equilibrio, misura e gradualità, e a non limitare l’autonomia delle scuole e il principio costituzionale della libertà di insegnamento, non considera in alcun modo l’insufficienza infrastrutturale delle scuole (banda larga, Wi-Fi, dotazioni tecnologiche,… ). Riversano sulle imprese e sulle famiglie l’onere per l’innovazione scolastica prevedendo, addirittura, che queste ultime versino alle scuole quanto eventualmente risparmiato o lo destinino per l’acquisto di tablet o pc. La filiera del libro e della carta, al contrario, riafferma il valore pedagogico e la centralità del libro a stampa, che dovrebbe quindi rimanere irrinunciabile. A oggi infatti non è dimostrato da nessuna parte che l’impatto sempre più pervasivo degli strumenti elettronici sui ragazzi non sia nocivo per la salute, senza contare che la memorizzazione e la comprensione sono meno sollecitati dai supporti elettronici.”
Ciò che lascia perplessi noi della Redazione è la mancanza di un vero programma strategico per integrare le innovazioni tecnologiche all’interno della scuola.
Ciò che noi vediamo è la solita Italietta che si disinteressa del cittadino . E voi cosa ne pensate cari lettori?