“l’occhio cinefilo”: recensione di “ANIME NERE” di Francesco Munzi
Dal 18 settembre 2014 al cinema;
Terzo lungometraggio per l regista e sceneggiatore Francesco Munzi dopo “SAIMIR” e “IL RESTO DELLA NOTTE”. “ANIME NERE” è tratto dal romanzo omonimo del 2008 di Gioacchino Criaco ed è appena stato presentato alla 71° edizione del festival del cinema di Venezia ottenendo una buona accoglienza di critica; è la storia di leo(Giuseppe Fumo) un ventenne nato e cresciuto in un paesino dell’Aspromonte in Calabria in una famiglia malavitosa; Leo ha tre modelli di riferimento che gli girano intorno: il padre Luciano (Fabrizio Ferracane) che fa e vorrebbe fare solo il contadino e allontanarsi dalla ‘ndrangheta; suo fratello Luigi (Marco Leonardi) malavitoso vero che esercita su leo una grande fascinazione; e l’altro fratello Rocco (Peppino Mazzotta) che si è trasferito a Milano con la moglie Valeria (Barbora Bobulova) e che fa l’imprenditore con i soldi sporchi però della ‘ndrangheta. Il padre Luciano fa di tutto per insegnare a Leo un modello di vita, uno stile di vita diverso da quello di cui è circondato, ma Leo rimane lo stesso coinvolto nel conflitto tra clan rivali fino a dover poi prendere una decisione definitiva e drammatica. Un film che ha una forte connotazione di “realismo” come è di successo in questo momento; parlato in calabrese che ne accentua la veridicità e la pesantezza dell’argomento vive di una atmosfera cupa, oscura, nera ed è una terribile discesa all’inferno di tutti i protagonisti abbandonati al destino che hanno scelto ed in primis Leo combattuto tra il bene e il male è un personaggio attualissimo come se ne vedono nei telegiornali a cui si assiste. La regia di Munzi non concede nulla allo “Show”, all’esibizionismo dell’ambiente malavitoso ma è assolutamente rigorosa nella sua crudele descrizione del male, del marcio delle “ANIME NERE” del titolo; un film “FREDDO”, “SOSPESO” in un tempo non tempo do
DANIELA MEROLA