“L’occhio del vento” di Piero Bigongiari: rimembranze e sentimenti profondi per ciò che era e non sarà più

Creato il 23 aprile 2015 da Alessiamocci

“Incredibile come sulla roccia assolata attecchiscano certe piante dai colori più teneramente bruciati (una tenerezza per ostinazione), incredibile come il cuore trovi consolazione e pascolo sullo stesso deserto dove un giorno fu abbandonato, in quelle stesse cose tra cui la sua caduta l’aveva precipitato.”

Libretto di pregiata fattura, edito in sole duemila copie singolarmente numerate, da Via del Vento Edizioni (Testi inediti e rari del Novecento), dicembre 2014, “L’occhio del vento”, a cura di Paolo Fabrizio Iacuzzi, è una raccolta di memorie dello scrittore, teorico del linguaggio e della letteratura, traduttore e più in generale intellettuale Piero Bigongiari.

Nato in provincia di Pisa nel 1914 (un anno fa ne è stato celebrato il centenario) ha avuto la fortuna di avere poco lontano una città come Firenze, protagonista come poche altre della vita culturale italiana e non solo.

I più grandi letterati sono passati per il capoluogo toscano fin dall’antichità e lo stesso Piero Bigongiari è qui che insegnò e visse e godette di quei privilegi legati alla scena culturale della quale si rese protagonista a pieno merito.

Nonostante ciò mai dimenticò le altre città che lo ospitarono, Pistoia prima di tutte. Un amore viscerale per la città che accolse i suoi passi, le sue speranze, le amicizie e gli amore. Una patria dell’anima che sempre ricorderà con parole di nostalgica felicità, consapevole di far parte ormai di un passato non ripetibile.

Pistoia è per me questa fitta, ch’io non so, non oso, nemmeno ripercorrere a ritroso, sul filo delle occasioni. Perché, per me, ogni volta, ritrovarmi a Pistoia è essere altro, un irriconoscibile altro che ritrova gli infiniti Pieri che hanno creduto che la vita fosse qualcosa che non si allontana mai da se stessa; e ora, ritrovandoli, questi fantasmi, gli dicono, magari con movenze dissimulate di allegrai, che la vita non è mai compiuta in se stessa, e anzi solo dove essa è più indefinibile e imprendibile, lì forse ha lasciato i suoi lacerti più dolenti, quasi tracce di fortuna (in quel momento non c’è altro da lasciare lì) a segnare il passo della felicità: che non si può mai percorrere due volte.

Protagonista è quella Via del Vento (che non casualmente ci riporta alla casa editrice di questo volumetto), oggi Via Ventura Vitoni, che lo vide crescere e che fu palco primo e mai trascurato del suo immaginario.

Si tratta di testi scritti da Bigongiari in seguito al secondo conflitto mondiale a causa del quale restò privo di persone importanti e che riempì la sua mente con la disumanità e il vuoto propri delle guerre. Fu per questa ragione che il desiderio di scrivere si fece ancora più forte, unitamente al desiderio di rintracciare quegli aspetti della giovinezza che potevano portargli sollievo e di ricostruire le fila della propria esistenza.

Insomma, una testimonianza inedita considerevole di un personaggio che si pone ai vertici del campo letterario ed intellettuale italiano, un viaggio a ritroso nel tempo che aiuta a comprendere meglio le vicende del passato.

Written by Rebecca Mais

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