L’Oceano Pacifico è “rotto”. Le radiazioni di Fukushima si estendono

Creato il 17 gennaio 2014 da Webnewsman @lenews1
Pubblicato da Paolo Somà

L’Oceano Pacifico è “rotto”. Le radiazioni di Fukushima si estendono


E’ ironico, dolorosamente ironico, che l’etimo della parola Fukushima sia “isola fortunata”.
Di fortuna ce ne sarebbe bisogno in gran quantità, considerato che la situazione dell’impianto della Tepco a Fukushima sta peggiorando.

In rete soprattutto ed in particolare sui siti e blog indipendenti – perché i quotidiani cartacei e quelli on line allineati tendono a minimizzare – se ne leggono di tutti i colori e naturalmente, tra i fautori della normalizzazione o di chi si ostina a non voler vedere la gravità degli eventi, si vanno sprecando aggettivi quali “drammatizzazione”, “pessimismo cronico”, “allarmismo” sino all’abusato “complottismo”: termine quest’ultimo che oggigiorno – appena ti scosti anche di un millimetro dalla versione ufficiale – sai che ti pioverà addosso inevitabilmente manco fosse fallout radioattivo.

Ma tant’è, la “salute” della centrale nucleare di Fukushima (o di ciò che ne resta), monitorata da decine di agenzie governative segna rosso e dello stesso colore è l’allarme sulla propagazione delle radiazioni attraverso l’Oceano Pacifico in direzione delle coste del continente americano.
Una situazione “apocalittica” come si legge in molti titoli sul Web?

Ormai è confermato come le autorità abbiano sistematicamente mentito, ai giapponesi e al mondo intero: Fukushima era una struttura a rischio ed andava chiusa molto prima del disastro nucleare del marzo 2011. Da quel giorno, la condizione del sito è sempre stata fuori controllo e la centrale non ha mai smesso di rilasciare radiazioni letali. Tokyo ha dovuto ammettere che, da mesi, si sta inquinando il mare con sversamenti continui di acqua radioattiva, utilizzata per tentare di raffreddare l’impianto.
Inoltre nessuno è in grado di affermare con certezza in che stato siano i reattori collassati: si teme addirittura una imminente “liquefazione” del suolo. L’operazione più pericolosa è iniziata a novembre con la rimozione di 400 tonnellate di combustibile nucleare. Si tratta di contenere radiazioni equivalenti a 14.000 volte la bomba atomica di Hiroshima. Bonificare Fukushima richiederà 11 miliardi di dollari e 40 anni di tempo. Ottimistica stima, senza dubbio.

La traduzione effettuata dal sito “Megachip” del lungo reportage del “Washington’s Blog” suona alquanto drammatica: «Gli scienziati non hanno idea del vero stato dei nuclei dei reattori, le radiazioni potrebbero investire la Corea, la Cina e la costa occidentale del Nord America. Gli stessi tecnici incapaci, che hanno prima nascosto l’allarme e poi sbagliato tutte le procedure di emergenza, ora stanno probabilmente per causare un problema molto più grande. La più grande minaccia a breve termine per l’umanità proviene dai bacini del combustibile di Fukushima: se uno dei bacini crollasse o si incendiasse, questo potrebbe avere gravi effetti negativi non solo sul Giappone, ma sul resto del mondo.
Se anche solo una delle piscine di stoccaggio dovesse crollare
– avvertono gli esperti in materia di allerta nucleare Arnie Gundersen e il medico Helen Caldicott – non resterebbe che evacuare l’emisfero nord della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore».

Avete letto bene: «evacuare l’emisfero nord della Terra e spostarsi tutti a sud dell’equatore». Ma l’equatore non è un muro di cemento, un’invalicabile diga che impedisce il mescolamento delle acque e dei venti, pertanto si, la situazione potrebbe divenire “apocalittica”.

Già ora, comunque, indipendentemente da che cosa succederà durante lo spostamento delle barre d’uranio (non ci sono molti aggiornamenti in materia proprio da novembre, il che suona un poco strano e sinistro), i devastanti effetti delle radiazioni sono palesemente visibili, come ha raccontato il marinaio Ivan Macfadyen, che ha replicato recentemente la traversata del Pacifico effettuata dieci anni fa.

«L’oceano Pacifico è morto (Macfadyen usa il termine “rotto”), è svuotato di ogni vita. Allora fra l’Australia e il Giappone bastava buttare la lenza per procurarsi pranzo e cena succulenti. Stavolta in tutto due sole prede. Dal Giappone alla California, poi, l’oceano è diventato un deserto assoluto formato da acqua e rottami. Nessun animale. Non un solo richiamo di uccelli marini…. nulla di vivo per oltre 3.000 miglia nautiche…. la parte più allucinante del viaggio è stata quella dal Giappone alla California, costantemente accompagnata dalla gran quantità di rottami trascinati in mare dallo tsunami del 2011, quello che ha innescato la crisi di Fukushima. Nelle acque del Giappone il Funnel Web ha perso il suo colore giallo brillante e uno dei pochissimi esseri viventi incontrati dal Giappone alla California era una balena che sembrava in fin di vita per un grosso tumore sul capo».

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Giornalista, insegnante, webwriter

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