L'odio. Una storia d'amore, di Emanuele Pontuoro (Fermento). Intervento di Nunzio Festa

Creato il 21 maggio 2011 da Stefanodonno

Il romanzo d'esordio di Emanuele Pontuoro “L'odio” ricorda un poco “La fiaba” di Pinketts. Perché, in questo caso, l'autore decide di rileggere “Cappuccetto Rosso”, niente poco di meno. Una nuova fiaba, in sostanza, cullata da una lingua bilanciata al raggiungimento dei fini, che è persino noir. Tutto è il contrario di tutto, in pillolette. Dove, per fare un esempio microscopico, la passione fra due adolescenti si trasforma in tutt'altro. Il protagonista di questa “storia d'amore” molto ma molto particolare è il giovane Stefano. Che da una stanzetta scovata nella Magliana che fu della Banda, si mette a frequentare di nuovo la Roma che aveva dovuto lasciare per forza di cose. A margine d'una fregatura adolescenziale. Per mezzo d'una gigante e ingombrante assai bugia riservatagli dalla ragazzina per la quale languiva. E Stefano quasi impazzisce, per questa storiella. Perché troverà la colpevole in un'altra donna: innocente. Eppure Stefano è convinto si tratti di colei che lo mise sottoterra. Dunque in giovane conquista, poco a poco, fiducia e cuore della giovane Monica. L'innocente. Perché nel frattempo, se Monica è sempre più innocente allo stesso tempo Stefano ha inventato una realtà parallela che scambia con quella che il mondo gli sta mettendo sotto gli occhi. La ragazza cade, braccata per un po', nella rete. Che l'adulatore è bravo a corteggiarla. Fino all'irreparabile. Purtroppo, da adesso in poi, la trama è troppo scontata per essere riportata. Ma senza dubbio l'originalità di Pontuoro è nel mettere insieme una favoletta ovviamente alla cronaca, e soprattuto sperimentando un percorso che non si vergogna a soffi di mostrare solletichi di romanticismo e grazia. Nonostante la fiaba noir. Il destino dei nostri giorni, d'altronde, dimostra che è possibile succeda l'impossibile. Cioè che i sogni normali possano essere cestinati per sempre dal male che assassinii d'un attimo si permettono senza saperlo.

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