L’ultimissimo dipinto di Madalena Macedo ,"Vento di libertà", lascia, è proprio il caso di dire, l’osservatore attento letteralmente catturato dal vortice di un mare azzurrissimo, che quasi brutalmente l’abbraccia coinvolgendolo, e lo conduce con sé nelle profonde vie degli abissi dell’animo.
Un mare dunque, che è luogo metafisico ma, al contempo, cammino autentico, passo dopo passo , perché anche incontro reale di genti e terre nuove.
Uomini, donne, vecchi, bambini.
Umanità ,insomma, nel lontano o nel vicino non importa, lì dove spazio e tempo, intersecandosi o sovrapponendosi si confondono in una dimensione altra, che sa quasi di mistero.
Sostanza viva, carne e sangue, che si materializza poi inaspettata attraverso il gioco imprevedibile e imprevisto dei colori.
Figure impercettibili e comunque misteriosamente presenti anche nell’azzurro cangiante dei flutti.
I quadri della Macedo si connotano, infatti, per chi fosse neofita rispetto alla sua “arte”, sempre per questa doppia cifra.
Può cambiare il tema ma il motivo di fondo resta il medesimo.
E non potrebbe che essere così .
Accanto ad una tecnica del colore e del tratto abbastanza consumati, ma sempre e comunque in continua ricerca del ” nuovo” e dell’originale, convivono, infatti, nel canone dell’artista portoghese due inscindibili dimensioni.
E mi riferisco ad una spiritualità molto essenziale, come emana spontanea dalla personalità dell’artista, sfrondata da orpelli superflui, volta essenzialmente al Vero e al Bello, in unione tuttavia(e questo è straordinario”) con l’accoglienza dell’altro, del diverso, del non noto, proprio per quella sete inesauribile di conoscenza, che di Madalena è il suo “Io” più profondo e più schietto.E quindi il più autentico.
Dipinti, e in questo caso anche e soprattutto il nostro“Vento di libertà”, che sono costantemente, in successione , preghiera e silenzio.
Paragrafi sospesi di un romanzo di vita, vissuta tra luci e ombre, come per tutti e per ciascuno e poi, allo stesso tempo , anche“movimento”.
L’andare.
Sì proprio l’andare per terre altre come facevano gli antichi viandanti di una volta.
E la libertà, verso cui la violenza del vento sospinge, non può che essere se non quel “qualcosa” di simile a quanto già provato dell’adultero Odisseo, che avverte il richiamo di Nausica in ogni grido di gabbiano ma supera l’ossessione.
E questo superamento è la sua vittoria.
Cioé la libertà vera... ritrovata.
A cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana)