Di quelle che forse leggereste in inverno, una sera in cui non sapete che fare... tutta la notte è rimasta a farmi compagnia.
E' la storia di due giovani folletti.
Folletto Ci, lei e folletto Esse, lui.
Erano giovani, giovanissimi, folletti di campagna. Girellavano tutto il giorno per le strade del borgo, parlando dei massimi sistemi, ponendosi le più alte domande sulla vita come, si sa, fanno gli innamorati che ancora non sanno di esserlo. Piano piano il loro vagabondare si andava allungando, lontano dagli altri folletti che se ne stavano a prendere fresco sotto il portico, in quella tarda, frizzante primavera.
Sempre più lontano, per stare un poco più soli, fino a quando, una notte di giugno, davanti a una finestra spalancata, finalmente le parole divennero d'amore.
I folletti erano felici, gli occhi lucenti, il mondo un gatto accoccolato ai loro piedi.
I due decidono di correr dietro ai loro sogni, e da bravi folletti di campagna se ne vanno in città, a cercar riscatto e fortuna. La passione diventa lavoro, le speranze prendono forma. La vita è più dura da soli, la casa è piccola, il letto di fortuna sul pavimento.
Però è la loro prima casa, il mondo è ancora un gatto accoccolato, anche se talvolta tira fuori le unghie.
Passarono gli anni e la vita scorreva via, tra alti e bassi, tra zuffe e risate. Lei però ogni giorno era sempre più irrequieta. Cera un sogno che si stava trasformando in bisogno.
Sempre più le chiedeva attenzione, premendo nelle pareti della sua testa. Piano piano il resto sbiadiva sempre un po' di più nei suoi colori. Tutto era come prima eppure non aveva più lo stesso sapore.
A tentoni, cercando disperatamente le parole chiese a folletto Esse che mai ne pensasse di un folletto piccolino, di quelli che piangono e agitano i braccini e scalciano... "oh si, son bellissimi" dice lui "ma non ora, non adesso, abbiamo da fare, dobbiamo andare!"
Ma ormai è troppo tardi, le si era voltata, un giorno, un poco troppo velocemente cercando di catturare un'ombra con la coda dell'occhio, un ombra lucente.
"Io non posso aspettare, io l'ho visto! Aveva i tuoi occhi e la mia bocca"
Seguirono mesi lunghi, quasi dodici. Il mondo non aveva più la forma di un gatto e non era più accoccolato da nessuna parte.
Poi una sera, senza dirsi nulla, ci provarono.
Per un po' tutto sembrava tornato come prima, colori e sapori.
Come in ogni racconto che si rispetti però, il cattivo stava in agguato.
Su folletto Ci "pendeva una maledizione" disse la maga di turno, "... un potente incantesimo. Se vuoi vedere la tua ombra lucente dovrai cercare a lungo."
Lei lo sapeva che qualcosa era inceppato, sentiva il vuoto dove sarebbe dovuto essere pieno.
Stregoni su stregoni in quegli anni si appassionarono al suo caso. Fino a che uno di loro se ne venne fuori con un intruglio, "da prendere prima dell'autunno."
La prima volta che lo vede, dopo il dolore, lo riconosce subito. La sua ombra lucente, finalmente lì con loro.
Ma sta sempre attenta a non voltarsi troppo velocemente. Ha visto un' ombra lucente l'altro giorno con la coda dell'occhio e sa che non la deve vedere in faccia, perché se no è la fine.
L'incantesimo è ancora lì e lei non se la sente di ricominciare il viaggio da capo.
E allora fa lunghe passeggiate in riva al fiume, nel posto che si raggiunge dalla porta del suo armadio.
La potete vedere ogni tanto seduta sulla pietra, con il folletto piccolo che raccoglie sassolini con cui si riempie le tasche. E un'ombra lucente seduta dietro di lei.
Siate buoni, così era più facile da raccontare...