L’omosessuale Matthew Todd: «il mondo gay è un inferno di infelicità»

Creato il 12 aprile 2012 da Uccronline

Solitamente quando si è preoccupati e ci si ostina a voler comparire in un certo modo, significa che in realtà molto probabilmente si è coscienti di essere l’esatto opposto.  Un esempio è il comportamento della lobby omosessuale, che persiste nel voler comparire in perenne festeggiamento, circondata da colori accesi, bandiere arcobaleno, manifestazioni carnevalesche, travestimenti e così via. Pochi giorni fa riportavamo la domanda di Simon Fanshawe, importante scrittore omosessuale e intellettuale inglese: «Ma perché per essere gay bisogna essere infantili e comportarsi da adolescenti?», il quale sottolineava come non sia l’omofobia la cosa più deleteria per gli omosessuali, ma lo “stile di vita gay”: ossessione per il sesso, droghe, infantilismo, narcisismo, promiscuità, relazioni instabili ecc.

Nel 2010 anche Matthew Todd, drammaturgo e redattore della rivista gay inglese “Attitude”, ha voluto sfidare il grande tabù della lobby omosessuale. Ha definito “il problema dei problemi” il preoccupante aumento dei tassi di malattie mentali e problemi di dipendenza tra gli uomini gay. «C’è questo luogo comune», ha accusato, «che passiamo tanto tempo a fare festa, ma in realtà noi lo sappiamo bene e le ricerche ora lo dimostrano: c’è un inferno di gay infelici, un alto numero di depressi, ansiosi e con istinti suicidi, che abusano di droghe e alcol e che soffrono di dipendenza sessuale, tassi molto più elevati di comportamento auto-distruttivi». La ricerca, spiega il giornalista, «dimostra che gli uomini gay hanno più del doppio delle probabilità di tentare il suicidio e secondo la ricerca del ‘London University College Hospital’ ci sono tassi significativamente più alti di malattie mentali tra gli uomini gay rispetto ai loro coetanei». Eppure gli omosessuali sono sulla difensiva, accusano di omofobia chiunque faccia notare il valore di questi dati, sopratutto in merito alla possibilità di adottare dei bambini.

Dopo diversi anni di terapia, Todd sta cominciando a fare i conti con i suoi comportamenti compulsivi: «La vita gay è incredibilmente sessualizzata. I ragazzi entrano in questo mondo sessualizzato dove c’è un sacco di alcol e un sacco di droga, non c’è nulla di sano, dolce o rilassato». Un altro aspetto toccato dal giornalista è la mancanza di modelli positivi nel mondo omosessuale: la maggior parte ha problemi di pedofilia, o dipendenze da droga e alcool, come: Michael Barrymore, George Michael, Lindsay Lohan, Boy George, Alexander McQueen ecc. Vere e proprie celebrità, sulle quali è impossibile avanzare la teoria della discriminazione omofobica come giustificazione.

Nel suo libro “The Velvet Rage: Overcoming the Pain of Growing Up Gay in a Straight Man’s World”, lo psicologo Alan Downs ha esaminato il dolore che permea la vita degli uomini gay e le scelte distruttive che vengono da fatte: «Sì, abbiamo più partner sessuali in una vita di altri gruppi di persone», scrive. «Allo stesso tempo, abbiamo anche tra i più alti tassi di depressione e suicidio, per non parlare di malattie sessualmente trasmissibili. Come gruppo, tendiamo ad essere emotivamente più espressivi degli altri uomini, ma i nostri rapporti sono molto più brevi, in media, rispetto a quelli degli uomini normali. Abbiamo un reddito maggiore, case più costose, le auto più alla moda, più vestiti e mobili di qualsiasi altro gruppo. Ma siamo veramente più felici?»


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