L’omosessualità tra menzogna e realtà

Creato il 13 dicembre 2011 da Cultura Salentina

di Cosimo Giannuzzi

© Pasquale Urso: Acquaforte

“… demonizzando l’omosessualità demonizza nel
contempo la natura perché l’omosessualità è sua figlia”
(dalla lettera di addio di Alfredo Ormando, scrittore cattolico gay
morto suicida in piazza S. Pietro in segno di protesta contro
l’atteggiamento della Chiesa Cattolica nei confronti dei gay)

Fino a qualche anno fa gran parte delle teorie scientifiche ricercavano le cause dell’orientamento e del comportamento omosessuale. Storicamente, infatti, l’opinione prevalente attribuiva a questa espressione sessuale una condizione di deviazione rispetto al comportamento ed orientamento eterosessuale, legittimato dalla sua connessione con la procreazione ed il legame monogamico. Oggi, in seguito alla decisione da parte dell’Organizzazione Mondiale della Sanità di Considerare l’omosessualità come una variante del comportamento sessuale umano, la ricerca delle cause non riguarda più l’omosessualità, semmai tutte le tendenze sessuali. Tuttavia, permangono, anche se marginalmente, delle resistenze che fanno riferimento a ideologie, credenze religiose, fattori psicologici individuali e collettivi. Su queste resistenze ad accogliere l’idea che le Scienze Sociali hanno espresso, sull’esistenza nella società di definizioni sociali di ciò che è conforme e di ciò che è deviante, è utile porsi delle domande perché da esse traggono alimento e giustificazione le violenze, i soprusi, le angherie, le discriminazioni, le emarginazioni, i delitti che interessano coloro che non vivono in modo nascosto forme di relazioni sessuali quali l’omosessualità, la bisessualità, il lesbismo e in transgenderismo.

L’argomento principale invocato per osteggiare, vietando e punendo, alcune tendenze e comportamenti sessuali, è racchiuso nella nozione di contro-natura. Ci sono coloro – per esempio, in alcuni Stati dell’America – che non vanno al di là di certe posizioni sessuali altrimenti rischiano di cadere in ciò che per loro è contro-natura, così come per la Chiesa Cattolica sono ritenuti tali i metodi contraccettivi meccanici o chimici per impedire il concepimento. Ma è soprattutto nei riguardi dell’omosessualità che questa nozione trova la sua piena legittimazione. La diffusione dell’omosessualità nel mondo animale dovrebbe dissuadere dal servirsi di questa nozione anche perché non si tratta di eccezioni ma di una vera e propria iscrizione nel registro della natura di moltissime specie animali. Gli etologi hanno fino ad oggi osservato pratiche omosessuali in circa 1500 specie e per 500 di esse sono state anche documentate. Non si tratta, osservano gli studiosi, soltanto di atti sessuali ma di veri e propri legami, conseguenti a corteggiamento, anche stabili e caratterizzati in alcune specie di fedeltà, fra individui dello stesso sesso, legami che possono anche durare tutta la vita.

La maggior parte degli Stati attinge dalle religioni la convinzione che l’omosessualità sia un comportamento sessuale contro-natura. L’elenco dei paesi che hanno questo tipo di avversione verso gli omosessuali è quantitativamente notevole. Ci limitiamo a citarne solo alcuni. Ad esempio l’Iran, il Kuwait, lo Yemen, l’Arabia Saudita, il Sudan, la Cecenia ritengono illegale l’omosessualità e la puniscono con la morte; altri, come lo Sri Lanka, l’Egitto, il Pakistan, l’Oman, gli Emirati Arabi, la puniscono con l’arresto, altri come l’India, la Guyana, l’Uganda comminano agli omosessuali l’ergastolo. La richiesta del Parlamento Europeo agli Stati membri di legiferare in materia di discriminazione dell’omosessualità trova ancora l’Italia titubante. La nostra Costituzione all’art. 2

 “riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali, ove si svolge la sua personalità e richiede l’adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale». Inoltre al comma I dell’art. 3 così recita: «Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali”.

Questa concezione del rapporto sociale vuol significare che nel nostro ordinamento la discriminazione in base alla sessualità non è ammessa per nessun motivo. Ciononostante il nostro ordinamento giuridico è ancora silente riguardo le pratiche discriminatorie riguardanti l’orientamento sessuale e l’identità in genere. La legge 205 del 1993, nota come Legge Mancino, ha introdotto il reato d’odio che punisce ogni tipo di discriminazione ma non quella riguardante i cittadini vittime dell’omofobia.

Ci sembra ragionevole l’obiezione che viene sollevata verso la tesi della contrapposizione alla natura da parte di questa forma sessuale, ritenendo invece l’uomo non soltanto natura per cui il suo comportamento non può essere accostato a quello animale perché le sue azioni sono il risultato della ragione e della consapevolezza di sé.

La direzione che l’uomo dà alla sessualità nel corso della vita è principalmente l’insieme dei meccanismi biologici, genetici, ambientali e culturali. Una delle componenti della sessualità umana è appunto l’orientamento  sessuale. Ci si serve di questa espressione per indicare la direzione dell’attrazione sessuale. omosessuale è l’attrazione per una persona dello stesso genere, eterosessuale per persone del genere opposto, bisessuale l’attrazione per una persona di entrambi i generi. Diverso dall’orientamento sessuale è il comportamento sessuale: quest’ultimo varia da individuo a individuo in relazione al contesto socio-culturale in cui ognuno di noi vive e dal quale è influenzato ed è connesso alle diverse strategie adottate nelle diverse realtà geografiche per quanto riguarda la seduzione ed il compimento degli atti sessuali. Altra componente della sessualità è l’identità sessuale o di genere (cioè percepirsi maschio o femmina) la quale non viene determinata dall’orientamento sessuale. Un uomo ha di solito un’identità maschile sia che abbia un orientamento verso l’altro sesso, sia che l’abbia verso il proprio o per entrambi i sessi. L’orientamento sessuale non è scelto, ma ogni persona ha un suo modo di percepire il rapporto affettivo e sessuale sin dalla primissima adolescenza. E’ comunque di poco conto conoscere la genesi di questo orientamento sessuale, se cioè è il prodotto di ragioni psicologiche o genetiche o di altro tipo, così come è poco rilevante individuare le cause che portano l’eterosessualità a divenire nella maggior parte degli individui prevalente rispetto ad altre varianti della sessualità. L’omosessualità al pari dell’eterosessualità non è una scelta ma è il riconoscimento di una tendenza sessuale, o erotica, o affettiva.

La Chiesa Cattolica si mostra comprensiva verso la tendenza sessuale (l’invito ai fedeli è di accogliere l’omosessuale con rispetto, compassione, delicatezza), in quanto la manifestazione non sottintende responsabilità personale ma è causata da fattori genetici, ormonali, psicologici e, nonostante l’Organizzazione Mondiale della Sanità abbia depennato l’omosessualità dalle malattie mentali, persiste un arbitrario responso diagnostico di costituzione patologica incurabile, mentre il comportamento sessuale, poiché implica una volontà da parte dell’individuo, è censurabile, è un peccato perché cattivo dal punto di vista morale. Esso, infatti, comporta un atto sessuale fra persone dello stesso sesso, atto ritenuto intrinsecamente disordinato cioè contrario alla legge naturale. Pertanto la castità rappresenta la via d’uscita, il superamento di questa condizione. L’astensione sessuale è per il pensiero cattolico una virtù morale al quale tutti i credenti sono invitati a tendere  ma nel caso dell’omosessuale la prescrizione è perentoria, diviene un obbligo che non lascia alcuno spazio ad una libera scelta quale è quella del celibato per i religiosi..  L’astensione sessuale assume, dunque, nel pensiero cattolico un posto di rilievo. E’ una virtù morale a cui è chiamata tutta la comunità dei credenti. Nella catechesi è il ruolo all’interno della coppia (fidanzato e coniuge) o all’interno dell’ordine religioso (sacerdote e suora) o all’interno di un tipo di comportamento sessuale (gay, lesbica, trans gender, bisessuale) a stabilire il tipo di castità che l’individuo è chiamato a praticare. I fidanzati sono chiamati, per esempio, all’astinenza sessuale fino al matrimonio, i coniugi sono chiamati alla moderazione dell’atto sessuale a meno che non è finalizzato alla riproduzione, i preti e le suore sono chiamati al celibato ovvero all’astensione perpetua dalla sessualità. A quest’ultima visione della castità sono anche chiamate le persone omosessuali. Non può allora che destare meraviglia il fatto che solo per l’omosessuale la prescrizione si faccia perentoria, divenga un obbligo e non lasci alcuno spazio ad una libera scelta quale è quella del celibato per i religiosi. Questa richiesta di castità è perciò comprensibile se rivolta ai religiosi (regola, insieme a quella di povertà e obbedienza, che sacerdoti e frati accettano nel momento in cui diventano guide spirituali per i fedeli), ma è per lo meno discutibile se imposta ai fedeli o mostrata come l’unica legittima a chi fedele non è. Tanto accanimento trova forse una spiegazione nel reclutamento di accoliti nell’ambito di chi è tendenzialmente omosessuale. Infatti, sono moltissimi i religiosi o le persone di fede che vivono nascostamente e con grandi sensi di colpa questa condizione. Ci sono però, All’interno della Chiesa Cattolica, numerosi gruppi di gay cattolici (quali in particolare il COCI, Coordinamento Omosessuali Credenti Italiani che collega i vari gruppi presenti in tutta l’Italia), comunità di base, centri ecumenici e personalità ecclesiastiche, tutti legati alle teologie della liberazione, si pongono in modo critico ed opposto al fondamentalismo delle gerarchie ecclesiastiche. Queste realtà spirituali guardano all’omosessualità come dono di Dio e si appellano all’autentico insegnamento di Gesù Cristo e dei Vangeli di tolleranza e di accettazione.

Al pensiero religioso si oppone il pensiero scientifico nella sua valutazione dell’identità sessuale. La scienza ritiene, infatti, che essa sia il risultato di una serie di fattori biologici e culturali, le cui infinite combinazioni portano a ritenere ogni individuo diverso dall’altro nel modo di essere e di vivere la sua sessualità. Non esiste, quindi, un definito comportamento sessuale ma molteplici forme di vivere la sessualità, come tra il bianco e il nero vi sono infinite sfumature di colore. Omosessualità, eterosessualità, bisessualità ecc. sono esiti alternativi e naturali dello sviluppo psico-sessuale umano, come asserisce la psicologia moderna la quale rifiuta quelle terapie dirette a modificare l’orientamento sessuale in quanto eticamente inammissibili giacché compromettono l’equilibrio psicologico della persona. E’ semmai la loro negazione e l’interiorizzazione dell’atteggiamento negativo da parte della collettività quali la discriminazione, il pregiudizio, la violenza a far nascere la patologia. Vale allora la considerazione dello psicoanalista Fritz Morgenthaler (1975) che la pratica terapeutica ha fatto pervenire alla deduzione che

non esistono né eter-sessualità, né omo-sessualità, né bi-sessualità, ma solo la sessualità che attraverso le varie linee di sviluppo trova, per ciascun individuo, la sua specifica forma di espressione

 

 In definitiva ogni forma sessuale ha un suo itinerario ed una storia che è l’itinerario e la storia originale di ogni individuo.  Ed allora la permanenza dell’ostilità contro chi è ritenuto diverso nelle forme “lievi” (verbali), sia in quelle più pesanti (discriminazione), fino a quelle gravi (aggressione), trova alimento nell’ignoranza di ogni razionale argomento. Questa ostilità poggia su una carenza di elementi conoscitivi ed è molto spesso generata dalla paura o dal dubbio della propria identità (insicurezza). Ecco allora che i patti di solidarietà trovano in sede legislativa e in alcuni settori della realtà sociale tanti ostacoli quando si riferiscono a persone dello stesso sesso. Non è chiaro il danno, da più parti prospettato, che l’introduzione di regole civili, di diritti per le coppie di fatto, arrecherebbe alla famiglia. E’ semmai un ampliamento dei principi di solidarietà umana nella nostra legislazione. Chi si oppone lo fa con gli stessi argomenti che furono usati trent’anni fa da coloro che si opponevano all’introduzione del divorzio e che poi furono i primi a beneficiarne.


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