Che succede quando il corso degli eventi prende il sopravvento sul buonsenso? Come può un innocuo progetto scolastico trasformarsi nell’embrione di un nazismo 2.0 con tanto di ideologia, simbolismo e proselitismo?
E’ presto detto: a causa della variabile umana.
Nel film del 2008 intitolato L’Onda, il regista tedesco Dennis Gansel vuole esplorare il mondo della gioventù tedesca di fine decennio e confrontarlo con il pesante fardello che il nazionalsocialismo ha lasciato in eredità proprio ai più giovani. Senso della storia nazionale, responsabilità umane e senso di colpa si fondono in una trama piuttosto semplice ma molto impattante in cui i colpi di scena sono pochi ma buoni e l’ideologia, proprio come diceva il filosofo francese Sartre, nasce come libertà e diventa oppressione una volta che viene assimilata.
Un insegnante di un liceo tedesco, Rainer Wenger, frustrato dalla poca considerazione professionale tributatagli dai colleghi e dalla compagna, anch’ella insegnante, durante la settimana a tema propone ai suoi studenti un progetto basato sull’autocrazia. Dovranno creare una vera e propria ideologia autocratica con tanto di leader, simbologia e gestualità per approfondire la loro conoscenza sulle tematiche inerenti alla dittatura e al dispotismo. Nonostante l’iniziale scetticismo, con il passare dei giorni i ragazzi cominciano a prenderci gusto, a sentirsi gruppo, parte di un insieme influente che garantisce loro rispetto e potere. Da qui a farsi prendere la mano il passo è molto breve.
Il film dimostra come sia possibile creare un vero e proprio sconvolgimento sociale basato sull’odio nei confronti del diverso e sull’esclusività (sociale, razziale e culturale) dell’appartenenza ad una casta privilegiata che si pone su di un piano superiore rispetto al resto della società. In un contesto del genere le individualità sono inglobate nel collettivo e le peculiarità, sia positive che negative, servono da spinta per raggiungere l’obiettivo. L’oppressione del libero pensiero è una logica conseguenza di questo e la violenza non tarda ad arrivare quando non si fa neanche lo sforzo di capire un tipo di pensiero diverso. Un’idea differente e non per questo necessariamente sbagliata.
L’Onda segue lo stesso plot narrativo di The Experiment del regista Oliber Hirshbiegel ispirato dai risultati dell’esperimento carcerario di Stanford e racconta di una progressiva perdita del senso comune del rispetto dell’altro quando sono i fattori esterni a incidere sulla singola personalità e quando il potere, nella sua incessante opera di cambiamento, finisce per annebbiare la mente dell’individuo causando una visione della realtà distorta e fin troppo spesso dispotica.
Fa paura, e tanta, vedere come dei semplici studenti si trasformano in neonazisti in poche ore.