Sì, insomma, credo di essermi spiegato, vero, lettore? Lettore? Anche se... da dove arriva, ora, quest'idea dello scrivere? Non posso scrivere. Non so neppure se l'ho mai imparato, o meglio, non me lo ricordo. Qualcuno mi ha mai visto scrivere ... per favore? Beh, non che sia una prova decisiva: potrebbero avermi visto fingere di scrivere, così, giusto per darmi un tono. Oppure il testimone che si presenta potrebbe essere un mitomane che vuole attirare l'attenzione su di sé strumentalizzando questo delicato argomento e creandosi una vasta popolarità alle mie spalle. D'altra parte, se non sto scrivendo, e tu non stai leggendo, forse mi stai ascoltando. Ci sarebbe da dire, in questo caso, che io non sto proprio parlando. Forse stai leggendo un libro che parla di me? Forse è così. Oppure sto riscrivendo malamente un certo libro che mi era tanto piaciuto. Che poi, lettore, toglimi una curiosità: se uno scrive, ma non lo legge nessuno è uno scrittore comunque o è soltanto uno che scrive? Uno un pò strano... scrive, ma non lo legge nessuno... sta sempre in disparte, gli altri pensano che sia un pò picchiatello, beh, d'altra parte è normale, non è così che funziona anche con la parola declamata? Uno è un oratore, se c'è un bel pò di gente che l'ascolta, uno che dialoga, se conversa con qualcuno. Un matto, se parla da solo. Da solo!... c'è sempre un suo sé stesso medesimo in ascolto, peraltro. Sì, insomma, mi sembra proprio che uno che parli da solo lo faccia spesso per convincere tutti i suoi sé, all'unanimità, riguardo ad un certo argomento, ecco, forse il soliloquiatore è l'unico che ha qualche possibilità di ritrovare un equilibrio con le proprie medesime idee. Ma non ne sono -ne siamo- del tutto sicuro(i). Questo perché lo sto dicendo? Ah, sì. No. Non mi ricordo. Sì, sì, era per dire che ognuno è qualcosa in relazione a ciò che sono gli altri per lui. Per non parlare di ciò che si è in relazione con sé stessi, ma, non preoccupatevi, davvero non ne parleremo. O forse sì, ma anche in questo caso, ve lo farei sapere prima, o forse sono così interessato a farvi leggere (ascoltare) quella parte, che potrei anche proporvela a tradimento per sentire cosa ne pensate là fuori, chissà. Questo era sempre per riferirmi all'amicizia. Fra me e gli altri tre, beninteso. Voi, non so neppure chi siate. E' pur sempre l'inizio della storia, il motivo per cui ho deciso di comunicare con voi, sempre che ne valga la pena. Ma va anteposto un antefatto. E come non anteporlo? Beh io e gli altri tre siamo una Famiglia fin da quando eravamo piccoli, molto piccoli, e a quei tempi non s'aveva la vostra tecnologia, la medicina era quella che era... lo dico per informarvi del fatto che Imix, uno dei quattro - forse il primo - restò orfano moltomolto giovane, anzi, giovanissimo, avrà avuto dieciundici anni al massimo - al giorno d'oggi, si sa, la gente non muore più - e così le famiglie di noi altri tre lo adottammo a turno, sì, a turno, quattro mesi alla volta, e così capitò ad ognuno di noi tre di avere per un terzo dell'anno quel pezzo di Famiglia che ci eravamo scelti all'interno di quella che ci era capitata. E lui fu il bambino più felice del mondo perché stava tutto l'anno con una parte della Famiglia che si era scelto, mentre quella a noi toccata, lui non riusciva a detestarla quanto noi, forse perché non ne aveva il tempo. Forse se avessimo tutti e tre girato le famiglie dei nostri genitori a rotazione, avremmo finito per amare tutti i genitori, compresi i nostri e forse avremmo pure potuto sceglierne qualcuno di nostro gradimento e farci scegliere. Ecco. Se c'è poi un ante-antefatto da ante-anteporre nella mia - nostra - storia, non saprei, bisognerebbe forse risalire al momento della nostra nascita, ma di allora ricordo solo una cosa: mi impegnai tanto per uscire e finii per entrare. Che mondo. Che roba.
Sì, insomma, credo di essermi spiegato, vero, lettore? Lettore? Anche se... da dove arriva, ora, quest'idea dello scrivere? Non posso scrivere. Non so neppure se l'ho mai imparato, o meglio, non me lo ricordo. Qualcuno mi ha mai visto scrivere ... per favore? Beh, non che sia una prova decisiva: potrebbero avermi visto fingere di scrivere, così, giusto per darmi un tono. Oppure il testimone che si presenta potrebbe essere un mitomane che vuole attirare l'attenzione su di sé strumentalizzando questo delicato argomento e creandosi una vasta popolarità alle mie spalle. D'altra parte, se non sto scrivendo, e tu non stai leggendo, forse mi stai ascoltando. Ci sarebbe da dire, in questo caso, che io non sto proprio parlando. Forse stai leggendo un libro che parla di me? Forse è così. Oppure sto riscrivendo malamente un certo libro che mi era tanto piaciuto. Che poi, lettore, toglimi una curiosità: se uno scrive, ma non lo legge nessuno è uno scrittore comunque o è soltanto uno che scrive? Uno un pò strano... scrive, ma non lo legge nessuno... sta sempre in disparte, gli altri pensano che sia un pò picchiatello, beh, d'altra parte è normale, non è così che funziona anche con la parola declamata? Uno è un oratore, se c'è un bel pò di gente che l'ascolta, uno che dialoga, se conversa con qualcuno. Un matto, se parla da solo. Da solo!... c'è sempre un suo sé stesso medesimo in ascolto, peraltro. Sì, insomma, mi sembra proprio che uno che parli da solo lo faccia spesso per convincere tutti i suoi sé, all'unanimità, riguardo ad un certo argomento, ecco, forse il soliloquiatore è l'unico che ha qualche possibilità di ritrovare un equilibrio con le proprie medesime idee. Ma non ne sono -ne siamo- del tutto sicuro(i). Questo perché lo sto dicendo? Ah, sì. No. Non mi ricordo. Sì, sì, era per dire che ognuno è qualcosa in relazione a ciò che sono gli altri per lui. Per non parlare di ciò che si è in relazione con sé stessi, ma, non preoccupatevi, davvero non ne parleremo. O forse sì, ma anche in questo caso, ve lo farei sapere prima, o forse sono così interessato a farvi leggere (ascoltare) quella parte, che potrei anche proporvela a tradimento per sentire cosa ne pensate là fuori, chissà. Questo era sempre per riferirmi all'amicizia. Fra me e gli altri tre, beninteso. Voi, non so neppure chi siate. E' pur sempre l'inizio della storia, il motivo per cui ho deciso di comunicare con voi, sempre che ne valga la pena. Ma va anteposto un antefatto. E come non anteporlo? Beh io e gli altri tre siamo una Famiglia fin da quando eravamo piccoli, molto piccoli, e a quei tempi non s'aveva la vostra tecnologia, la medicina era quella che era... lo dico per informarvi del fatto che Imix, uno dei quattro - forse il primo - restò orfano moltomolto giovane, anzi, giovanissimo, avrà avuto dieciundici anni al massimo - al giorno d'oggi, si sa, la gente non muore più - e così le famiglie di noi altri tre lo adottammo a turno, sì, a turno, quattro mesi alla volta, e così capitò ad ognuno di noi tre di avere per un terzo dell'anno quel pezzo di Famiglia che ci eravamo scelti all'interno di quella che ci era capitata. E lui fu il bambino più felice del mondo perché stava tutto l'anno con una parte della Famiglia che si era scelto, mentre quella a noi toccata, lui non riusciva a detestarla quanto noi, forse perché non ne aveva il tempo. Forse se avessimo tutti e tre girato le famiglie dei nostri genitori a rotazione, avremmo finito per amare tutti i genitori, compresi i nostri e forse avremmo pure potuto sceglierne qualcuno di nostro gradimento e farci scegliere. Ecco. Se c'è poi un ante-antefatto da ante-anteporre nella mia - nostra - storia, non saprei, bisognerebbe forse risalire al momento della nostra nascita, ma di allora ricordo solo una cosa: mi impegnai tanto per uscire e finii per entrare. Che mondo. Che roba.