E così mi sono ritrovato stordito da un susseguirsi di privilegi di cui non avevo mai sentito la mancanza: banco preferenziale al check-in, premier lane alla dogana in uscita, la sala d'attesa di lusso, i priority seat al gate, la precedenza all'imbarco, il divano volante, l'ampia scelta di riviste patinate, le hostess che si fermano a fare conversazione (non mi avete mai cagato quando stavo stipato tra gli altri passeggeri-sardine lì dietro, siete a caccia di un marito ricco? Continuate pure a cercare...), l'aperitivo dopo il decollo, la frutta secca selezionata (meno del 30% di arachidi!!! Non è fantastico?), la tovaglia di broccato, le posate in tungsteno, i bicchieri di cristallo, il vicino che sorride, ringrazia e annuisce come uno studente di Eton e di nuovo la premier lane alla dogana in entrata. Se mi avessero sgamato a camminarmi le poche centinaia di metri che separano la stazione della navetta dall'alberghetto, con il borsone e la chitarra a tracolla, mi avrebbero bandito dal circolo del lusso a vita.
Oh intendiamoci, sono comodità eh, dettagli che indubbiamente ti cambiano il viaggio. Anzi, che non ti fanno proprio sentire in viaggio. Ma io devo comunque parlarne male: sono capricci che non fanno per me a cui però si fa presto ad abituarsi. Quando mi imbatto in qualcosa che luccica un po' troppo...preferisco adottare la diffidenza dei pezzenti.
Foto di caribb (CC)