“L’ora del tè” di Alexander McCall Smith

Creato il 16 maggio 2011 da Sulromanzo

“L’ora del tè” di Alexander McCall Smith, traduzione di Stefania Bertola.

Il Signor Molofololo è un uomo importante, un ragioniere che avrebbe voluto diventare calciatore ma che, non avendo potuto realizzare il suo sogno, finì per acquistare una squadra intera. E non una qualunque, i Falchi del Kalahari, quella che per anni non ha perso una partita. Ora, però, la squadra ha iniziato a perderle tutte, una dopo l’altra, ed il Signor Molofololo non se ne capacita. Si è infatti convinto che questo non sia un caso sfortunato ma frutto della cattiveria umana. Quindi, decide di rivolgersi alla più famosa detective del Botswana, quella della quale tutti gli hanno parlato con ammirazione, Mma Ramotswe, proprietaria della Ladies’ Detective Agency N.1.

Mma Ramotswe lo riceve alle undici di una mattina particolare: ha infatti percorso a piedi il tragitto casa-ufficio (circa quaranta minuti). Per salute, dice, perché, come le ha fatto notare la sua segretaria Grace Makutsi il giorno prima, “ci siamo impigriti” (p. 9). Un lettore che abbia però avuto modo di conoscere la detective attraverso i precedenti romanzi (questo è il nono della serie, tutti pubblicati da Guanda), ha fin da subito il sospetto che la ragione sia anche legata al vecchio furgoncino bianco che la donna guidava già la prima volta che arrivò a Zebra Drive e che suo marito, JLB Matekoni, esperto meccanico e proprietario della Speedy Motors di Tlokweng Road, vorrebbe sostituire.

Sarà davvero possibile, per lei, lasciar andare un vecchio ‘amico’?

I romanzi di Alexander McCall Smith parlano di buoni sentimenti, e di valori che la gente (del Botswana) sembra aver dimenticato a causa della frenesia della vita moderna. E Mma Ramotswe, come tutti i personaggi di questi romanzi, sembra riportarci indietro, ad ideali spesso trascurati. Eppure, tutto avviene in maniera spontanea e semplice. L’autore infatti non si perde mai in dissertazioni filosofiche. Preferisce, invece, che siano i personaggi a confrontarsi su un qualunque aspetto della vita moderna che si traduce nella quotidianità di luoghi lontani e al contempo a noi così vicini.

È questo, io credo, il motivo per il quale le avventure di questa detective di “corporatura tradizional”’ (p 7) sono un ottimo rimedio contro il malumore. È piacevole leggere questi romanzi perché sono ben scritti e perché Mma Ramotswe finisce col diventare una persona reale, una come tante, che, con buon senso ed arguzia, risolve problemi di vita quotidiana. In questo romanzo, per esempio, si trova a consolare l’amica e collega Mma Makutsi, che, fidanzata con Phuti Radiphuti, proprietario del mobilificio Double Comfort, si trova a dover affrontare una rivale in amore, Violet Sephotho. Quest’ultima, infatti, si fa assumere dal Signor Radiphuti e cerca fin da subito di attirare la sua attenzione – il primo giorno di lavoro vende ben quattro letti! – nella speranza di riuscire a conquistarlo. Violet e Grace hanno frequentato insieme la scuola per segretarie e la Signorina Makutsi non ha un buon ricordo della rivale perché otteneva voti alti per motivi diversi da effettive capacità o studio assiduo. Inoltre, come ci ricorda il narratore in ogni romanzo, Mma Makutsi ha ottenuto un punteggio altissimo – novantasette - alla scuola per segretarie ed ha tantissime qualità, ma il doversi confrontare con una persona esteticamente bella la mette a disagio, proprio come era accaduto in un precedente romanzo nel quale la segretaria aveva aiutato Mma Ramotswe a svolgere un’indagine tra le partecipanti ad un importante concorso di bellezza.

Riuscirà Violet a rubare il fidanzato di Grace?


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