L'Ordine della Penna (Black Friars #2) di Virginia De Winter

Creato il 02 gennaio 2015 da Anncleire @anncleire

 

«Vuoi una scelta?». Le sussurrò quella domanda sulle labbra prima di spingerle con forza con le proprie. Allentò quella tensione squisita soltanto quando la sentì scuotere il capo in segno di diniego, allora rise, piano, facendole scorrere una mano tra i capelli.

«Non sarebbe stato giusto concedertela», le rispose.

La sua voce soffice le solleticò la pelle arrossata del collo. «Io non ne ho mai avuta alcuna, dal momento in cui ti ho tenuta tra le braccia la prima volta».

“L’Ordine della Penna” è il secondo volume della saga fantasy “Black Friars” della straordinaria Virginia De Winter, che ho consumato negli ultimi giorni del 2014 e ho finito proprio ieri sera. Sono assolutamente sconvolta dalla bravura della scrittrice, sia per la coerenza di trama, sia per la caratterizzazione dei personaggi, sia per la magnificenza del worldbuilding. Da appartenente al Team Axel mi sono mancate più parti dedicate a lui, ma lo splendore di questa saga non fa che aumentare di intensità.

Altieres, l’antica dinastia regnante nel Vecchio Continente, si è estinta dopo la violenta morte di tutti i suoi eredi e a portare il nome dell’antica casata sono rimasti solo i vampiri Blackmore, creature immortali a cui regnare non è permesso. Ma qualcosa ora è cambiato: Sophia Blackmore, unica erede della dinastia, creduta morta da anni, è stata ritrovata, e la Vecchia Capitale non sarà più la stessa. Gli oscuri segreti degli Altieres stanno tornando a calare ombre sulla città e spettri senza volto si aggirano per le strade terrorizzando cittadini e studenti. Mentre Sophia sta invece imparando a conoscere la sua nuova vita e cosa significhi essere una Blackmore, Eloise Weiss, coraggiosa eroina protagonista dei due romanzi precedenti, deve affrontare forze che nemmeno i suoi poteri possono governare. I morti non possono infatti riposare in pace, disturbati nel loro eterno sonno da forze oscure e implacabili, forse collegate al ritorno dell’erede di Altieres e alle sconvolgenti verità che i vampiri Black-more nascondono da secoli e ora sono sfuggite al loro controllo. 

Mentre si legge Virginia De Winter si brama, continuamente, incessantemente, irrimediabilmente. Si legge, velocemente, come un flusso inarrestabile che non si riesce a fermare. Ci si chiede “Come? Dove? Perché?” e non si smette mai di desiderare di sapere tutto, ma allo stesso tempo di non finire mai le pagine scritte. Sono arrivata alla fine incredula, non pensavo minimamente che non mi fosse rimasta neanche una pagina da leggere. In un gioco impressionante di colpi di scena e rivelazioni improvvise, la saga della De Winter è come una seta di San Leucio, riccamente ricamata, piena di ghirigori… ma nonostante tutto non è mai stucchevole, non si ha mai la sensazione di avere troppo. Incredibilmente lineare, con uno stile descrittivo pieno e armonico, ancora una volta è un centro assoluto.

La multifocalizzazione, tanto cara alla scrittrice, ci concede l’opportunità di studiare i passi di ogni gruppo di personaggi, senza perdere di unità. Allora abbiamo la nostra Eloise, trascinata irrimediabilmente dalla sua natura e dai suoi sentimenti, che sembrano concedere un po’ di pace al mio preferito, Axel. Eloise, anzi Lady Eloise Weiss è il punto di riferimento del gruppo, perché nelle sue mani tiene il Principe Vandemberg, che nonostante i suoi segreti è di una lealtà luminosa e forte, un leader di eccezionali capacità motivazionali, nonché un vero cavaliere di altri tempi. Terrore dei non morti, è generoso e passionale, e non si lascia scappare nessuna occasione. Testarda e impulsiva Eloise gli tiene testa, ma allo stesso momento non riesce ad esserne immune. Il loro rapporto è croce e delizia, ma sono tutti concordi nell’affermare che sono fatti l’uno per l’altra. La riappacificazione, ancora incerta, è definitiva, e la loro unione più forte. A loro sostegno, inevitabilmente Ashton Blackmore, il mio secondo, un vampiro antichissimo, che continua a credere nei sentimenti, nonostante il tempo e le sue esperienze. Dai poteri fortissimi, uno dei baluardi che tiene ancora insieme la tregua, Ashton è quanto di più straordinario ci sia. Bryce Vandemberg esce nuovamente vincente, con la sua passione per la flora, il suo impeccabile buon gusto, la sua fissazione per i riti funebri e la morte, è lo spirito che tiene unito il gruppo, insieme alla generosità di Ross Granville, la spericolatezza di Morgan, la sbadataggine di Garreth e il genio di Stephan, un personaggio che emerge in maniera sempre più forte dalle pagine. Il gruppo coeso e meraviglioso, offre molti spunti di ironia e forza e di certo non si può negare quanto sia assolutamente inarrivabile.

Dall’altro lato abbiamo Sophia, l’ultima discendente vivente dei Blackmore, che deve fare i conti con il suo nuovo status. La “Principessa Trovatella”, una ragazzina inesperta dei costumi e delle tradizioni del suo popolo e la sua irrequietezza impulsiva e pericolosa. Incapace di sottostare alle regole imposte da chi la vuole proteggere, non esita a gettarsi nel mezzo della mischia, anche quando ne va della sua stessa vita. Ripicca e dolore la spingono ad agire, salvo poi incastrata nella sua stessa ragnatela. Allo stesso tempo incuriositi e infastiditi, lo stuolo di cugini e parenti Sinclair la acclamano e circondano, per mostrarle la bellezza di Altieres, lo stato di cui è la degna erede. A discapito di tutto si erge, di fronte a lei, ammaliante antagonista, Gabriel Stuart. Fino a questo momento le sue entrate in scena non sono state molto lusinghiere, ma Gabriel nasconde il fuoco sacro del guerriero, l’arroganza di un principe disposto a tutto, e la protezione dell’Ordine della Croce. Gabriel dimostrerà sul campo il suo valore e naturalmente cambiare idea su di lui sarà interessante e inaspettato.

Molte le domande che trovano risposta, tantissime quelle su cui non si riesce ancora a vedere la luce, in un impressionante intreccio di trame e situazioni, apparentemente senza nessuno scopo, in sostanza fondamentali per la comprensione. Ogni tassello è un punto fermo, e gli sconvolgimenti all’ordine del giorno di ogni capitolo. La serie è pensata per stupire il lettore e lo fa a meraviglia.

La parte fantasy è sempre meglio descritta e caratterizzata e si resta sempre con la sensazione di incredulità.

L’ambientazione è ancora una volta e sempre quella della Vecchia Capitale, con il fiume, il Presidio, la cittadella, il Borgo di Altieres, con le bellissime ambientazione novembrine degli Alterienses, il palazzo della famiglia reggente di Aldenor, il Coppellius e tutto il Borgo che nasconde segreti e clamori, per rivelazioni sconvolgenti. Tutto è curatissimo, con le tradizioni, le armi e i vestiti, i fregi e i dipinti. Le pergamene e i libri, e i misteri che i nostri protagonisti vengono lentamente a scoprire.

Il particolare da non dimenticare? Un cofanetto…

La De Winter non soffre minimamente della “sindrome da secondo volume” e anzi acquista una nuova sicurezza, che assicura la grandiosità del suo progetto narrativo e continua ad affascinare il suo lettore. Una saga senza tempo, con giochi di potere e di passione, che si scontrano con spade e baci appassionati, per un’esperienza narrativa unica. Il mio unico appunto riguarda le poche scene con protagonista Axel… ma sono vistosamente di parte. Immergetevi nelle ombre della Cattedrale di Black Friars… non ve ne pentirete!

Buona lettura guys!

 


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