Del libro di Aldo Cazzullo “Viva l’Italia” abbiamo già parlato in un post precedente (http://alboino.blogspot.com/2011/02/viva-litalia.html) dove si sottolineava l’importanza di sentirsi in un’unica nazione, italiani. Dello stesso libro non si può fare a meno di citare, seppur in maniera didascalica, quelle cose per cui ci sentiamo orgogliosi di essere italiani. E se come nell’incipit del libro Cazzullo descrive l’Italia come una mamma affettuosa seppur piena di acciacchi bisogna concordare che come si vive nel nostro Paese non si vive da nessun’altra parte giacché come spesso si sente dire al di fuori dei nostri confini “l’Italia è il Paese più belle del mondo”. Ciò però non deve essere inteso solo come un mero complimento, ma deve comportare altresì responsabilità che da tempo abbiamo dimenticato. A cominciare dalla difesa del territorio e del patrimonio in esso contenuto che le generazioni precedenti alla nostra hanno costruito e difeso spesso anche con la vita.
Si sa oggi Garibaldi, al di là della retorica, non va più di moda; l’uomo che conquistò un regno e che al tramonto della sua esperienza sull’isola di Caprera anziché portarsi l’oro dei Borboni o qualche Caravaggio di valore (come d’uopo ai giorni nostri) preferì un sacco di fave e uno scatolone di merluzzo secco. I volontari della Grande Guerra sono ormai dimenticati da tempo, eppure lettere come questa dovrebbero essere ben impresse nella memoria di tutti e soprattutto dei giovani: “Forse tu non potrai capire come non essendo io costretto sia andato a morire sui campi di battaglia, ma credilo mi riesce le mille volte più dolce il morire in faccia al mio Paese natale, per la mia Patria. Addio mia mamma amata, addio mia sorella cara, addio padre mio. Se muoio, muoio coi vostri nomi amatissimi sulle labbra, davanti al nostro Carso selvaggio”. Non parliamo, poi, dei partigiani e la Resistenza che è vista come cosa di sinistra e che invece deve appartenere a tutta la popolazione italiana. “Domani mi fucilano, ma ce la faremo a costruire un Paese migliore”; non possiamo tradire tutti questi uomini che hanno dato la vita per offrirci il paese in cui viviamo. Nel livellamento del tutto che oggi viviamo, abbiamo parificato la Resistenza con i ragazzi di Salò e ci siamo dimenticati che per 20 mesi ebbero il coltello dalla parte del manico e lo usarono.
Ma l’Italia, soprattutto quell’Italia che ci fa essere fieri dell’appartenenza è l’Italia delle lettere, della musica, dell’arte insomma l’Italia della bellezza che tutti ci invidiano. Provate ad entrare con piglio diverso nello scrigno dell’orgoglio francese: il Louvre e camminare per quasi un chilometro sul piano nobile del museo dove sono esposti centinaia di quadri di commovente bellezza tutti creati da italiani. Il meraviglioso Cristo di Lorenzo Lotto che difende l’adultera, le Nozze di Cana in cui Veronese ritrae se stesso e i suoi rivali Tiziano e Tintoretto, Cimabue e Giotto e ancora Paolo Uccello con la Battaglia di San Romano e i palafrenieri all’assalto. Lom statuario Gesù del Mantegna e quello piangente del cognato Bellini, le lacrime di sangue del Cristo di Antonello da Messina con una corda al collo come un animale, la deposizione di Rosso Fiorentino con dei colori irreali e l’immenso quadro del Caravaggio in cui dipinse la donna annegata nel Tevere trasformandola nella Madonna morente. E fatevi un giro alla National Gallery di Londra e ammirate il primo episodio della Battaglia di San Romano valorizzato da una intera parete tutta sua e poi passate ad ammirare l’Atteone di Tiziano trasformato in cervo per aver visto Diana e le sue ancelle nude un quadro da cui Cézanne prese l’ispirazione per le sue Bagnanti e ancora la Deposizione incompiuta di Michelangelo e il Battesimo di Gesù di Piero della Francesca: forse, come alcuni asseriscono, il quadro più bello che sia mai stato dipinto; un quadro talmente straordinario che il direttore della National Gallery lo comprò per se nel 1861 ma dopo due giorni di tormenti decise che fosse troppo bello per rimanere in una casa e dovesse stare nel suo museo, fino a quando nel 2009 l’arcivescovo di Canterbury disse che il Battesimo era troppo bello e sacro per rimanere in un museo e avrebbe dovuto stare in una cattedrale, possibilmente la sua. E al Prado di Madrid commuoversi davanti a El Entierro, la tela in cui Giuseppe di Arimatea, le Marie e gli apostoli seppelliscono il Cristo, un quadro meraviglioso che Tiziano dipinse con le mani, modellando il corpo di Gesù come fosse già decomposto. Un’opera di drammaticità tale che Carlo V quando lasciò il governo dell’Impero su cui non tramontava mai il sole per ritirarsi in un convento, lo portò con sé, e morì guardandola.
Ecco sentirsi italiani, sentirsi uniti e appartenenti ad un unico territorio significa anche questo e soprattutto significa guardare con più attenzione al patrimonio che ci circonda e non lasciare che gli stranieri si appropriano di quello che è il sangue della nostra Nazione.