Dopo aver letto l’articolo di Aristocle su Gay.tv, ho deciso di dare una mia personalissima risposta ai “dubbi” di questo ragazzo.
Caro Aristocle,
alla tua domanda: “Sì può essere orgogliosi di ciò che si è per natura?”, io ti rispondo con un’altra domanda: “Conosci la storia del movimento GLBT?”.
Vedo che sei molto giovane e, forse per ignoranza (e bada che non sto usando questo termine in senso dispregiativo), forse per ingenuità, mi sembra che tu non abbia compreso il senso della lotta e dell’orgoglio omosessuale.
C’è da mettere in chiaro subito una cosa. Se pensi che le uniche differenze fra un omosessuale e un eterosessuale siano le preferenze affettive e sentimentali allora hai ragione. Del resto il paragone che hai fatto, quello degli occhi azzurri che, se mi permetti, ci sta come il cavolo a merenda con la situazione GLBT, farebbe pensare che la pensi proprio in questo modo.
Le persone omosessuali non sono diverse dalle persone eterosessuali fisicamente. Dovrebbero esserlo culturalmente. Dico “dovrebbero” perché, in realtà, mi rendo conto che non è così.
Occorre decidere quali sono le priorità e in quale modo vivere. Conosco omosessuali che, proprio come gli amici eterosessuali, si disinteressano completamente di ogni problematica GLBT, sociale, politica. Ci sono persone il cui unico scopo nella vita è comprare le mutande D&G, andare in discoteca il sabato sera, arraffare un po’ di sesso, fare lampade, andare in saune ecc…
Non c’è nulla di male in questo, non tutti siamo obbligati a “lottare”.
Si stia molto attenti però, poi, a sostenere “teorie” che ruotano intorno alle lotte degli altri.
Tu sostieni che il gay pride non ha senso.
E ancora ti chiedo: “La conosci la storia del gay pride?”
Perché, vedi, ho l’impressione che tu non ti renda conto della fortuna che hai avuto a nascere in una società come la nostra, certamente estremamente ipocrita e bigotta, ma che, almeno in apparenza, permette libertà anche alle persone GLBT. Libertà ottenute grazie alle lotte di altre persone, persone che ci hanno preceduto, libertà ottenute grazie alle persone trans, alle lesbiche, ai gay. Persone che hanno perso moltissimo in nome della lotta.
Il gay pride ha sempre senso.
Ha senso soprattutto se lo guardiamo in un contesto più ampio.
Ti posso dire quello che per me non ha senso.
Non ha senso andare a un gay pride solo perché c’è Lady Gaga. Ci si dovrebbe andare anche per lei o nonostante lei (dipende dai punti di vista) non solo per lei. Così come non ha senso che la piattaforma politica sia stata totalmente assente. Non ha senso che i mass media, non abbiano fatto altro che parlare della star al gay pride e non del gay pride. Non ha senso che nessuna personalità italiana, della musica, del cinema, della politica sia salita sul palco a dire qualcosa. Certo le personalità c’erano, soprattutto alla testa del corteo, per fortuna. Ma avrei voluto vedere, oltre Lady Gaga, altre decine di personaggi, italiani e non, sfilare su quel palco.
Anche io ho incontrato qualche amico l’altra sera, persone che non sono andate al pride perché “non serve a niente e poi l’immagine dei gay che viene data è fuorviante”, perché alla sfilata ci sono le trans, le drag queen, ecc…
Sembra che anche per una parte del mondo gay, quella parte quasi esclusivamente maschile che si permette di pensare che “certe” persone non hanno diritto a sfilare come vogliono per i propri diritti, le drag queen vadano bene solo a fare gli spettacoli nelle discoteche.
Non ne posso più di sentire gente che dice: “è un modo per ghettizzarsi”. Che cosa dovremmo fare per non ghettizzarci? Sposare la filosofia del maschio eterosessuale, riempire le nostre teste di machismo, fallocrazia e testosterone?
No, caro Aristocle, io sono orgoglioso di essere gay. Lo sono perché lo devo a chi mi ha preceduto, a chi ha lottato perché oggi, io e te, si possa stare a discutere sulla sensatezza o meno di un pride.
E il pride serve.
Serve sempre e comunque.
Serve a far discutere, serve a smuovere le coscienze, serve a ricordare che ci sono persone meno fortunate che vengono lapidate, impiccate, stuprate, torturate, incarcerate a causa del proprio orientamento sessuale e sentimentale.
Occorre capire che l’uguaglianza e la diversità non sono per forza concetti che si respingono.
Su una cosa posso concordare: ormai non ci sono più diversità fra eterosessuali e omosessuali.
Nemmeno nella mediocrità.
Marino Buzzi