L’orientalismo di Laura Francesconi

Creato il 07 gennaio 2013 da Istanbulavrupa

Ho appena ricevuto una segnalazione: un episodio di manifesto orientalismo. Vi starete ovviamente chiedendo: chi è Laura Francesconi? Ecco, anche stavolta non lo so neanche io!

Apprendo però che “è nata e cresciuta negli anni ‘80, ascoltando i Beatles e Fabrizio de Andrè. La sua casa è sempre stata piena di album fotografici da sfogliare, polaroid, pellicole, camere oscure e macchine fotografiche. La sua passione per la fotografia, è quindi ben presto spiegata. Ha la fortuna di lavorare e di vivere nell’isola in cui è nata, la Sardegna, dove si occupo [sic] di marketing e pubblicità.

E’ stata a Istanbul, non so se occasionalmente: e pensa di aver capito già tutto! A modo suo, però: guardate infatti le sue foto!

C’è chi le ha fatto notare: “in questa selezione di immagini sono presenti solo donne velate, certamente parte del contesto cittadino, però non credo che rappresentino la totalità delle donne di Istanbul. Mi permetto di darti questo consiglio perchè la mia paura è che a un occhio poco attento e poco informato (come a volte è quello del turista pieno di pregiudizi) arrivi un’informazione parziale su quella che per me è la città più bella del mondo e che ritengo molto moderna e non distante dal life style occidentale.

Che poi, la stessa Francesconi scrive: “Per cogliere ancora di più la sua vera anima, vi consiglio di allontanarvi dalle zone turistiche per andare alla scoperta della “vera Istanbul”, quella in cui le persone si affollano sui marciapiedi e i bambini, affascinati dalla fotocamera, chiedono di essere fotografati.” Mah, dalle mie parti la gente è vero che si affolla sui marciapiedi: ma più che altro per fare shopping, o per dare la caccia a uno dei tanti ristoranti o caffé aperti su Bağdat Caddesi; i bambini, però, vi assicuro che non chiedono assolutamente di essere fotografati da chicchessia: e perché mai dovrebbero farlo? Ma non è che la nostra amica intende con “vera” la Istanbul dei quartieri degradati, abitati da immigrati anatolici in condizioni sociali ed economiche disagiate? E perché mai i quartieri moderni abitati dalla borghesia non dovrebbero essere “veri”?

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