Elementi di Orientalismo sono presenti in termini visivi e di testo in Forbidden Fruit. La musica per se stessa non contiene riferimenti espliciti al Giappone, sebbene sia presente una cantante nipponica.. Questo lavoro, scritto per il Kronos Quartet, più la cantante Ohta Hiromi e il turntablist Christian Marclay, si basa su una stretta interazione tra gli archi del quartetto e i giradischi di Marclay. Ci sono dodici temi e quattro set di dodici variazioni per un totale di sessanta sezioni concentrate nello spazio claustrofobico di poco più di dieci minuti creando un lavoro molto compatto e denso. Zorn indica che alcune piccole parti possono comportare improvvisazione controllata, ma dall'ascolto è impossibile capire la differenza tra queste parti e quelle più rigorosamente annotate.Anche se la musica giapponese non viene citata, appare immediatamente chiaro grazie al titolo, ai commenti contenuti nel cd e all’artwork, che questo pezzo ha a che vedere col Giappone: difficile resistere alla tentazione di collegare il titolo all’allusione alle giovani e precoci ragazze giapponesi, al mito della Lolita asiatica sessualmente irraggiungibile. Credo che questa interpretazione, oltre a essere un po’ affrettata, non tenga conto assolutamente delle note del cd. Forbidden Fruit è accompagnato da una descrizione di una intera pagina e da una foto tratta dal film Kurutta Kajitsu (Frutta Pazza) che mostra una giovane donna giapponese che siede con la sua schiena rivolta alla macchina fotografica mentre due giovani uomini giapponesi la fissano bramosamente. Il film parla di due fratelli che visitano una spiaggia per qualche oscuro e decadente scopo dove incontrano una donna che diviene l'oggetto della loro concupiscenza adolescenziale. Quindi non si tratta del trito cliché dell’uomo anziano che concupisce la giovane, ma una meditazione sul desiderio adolescenziale. È interessante notare che in Eros plus Massacre, David Desser scrive che le idee contenute Crazed Fruit’s furono una spinta per la rivoluzione sessuale guidata dal regista iconoclasta giapponese, Nagisa Oshima, rappresentando una pietra miliare nella riemersione della sessualità aperta nel Giappone moderno. Ma se Forbidden Fruit è un lavoro raffinato, serio, lussureggiante e bello esteticamente, Torture Garden è l’esatto contrario: provocativo, abrasivo, intenso e volubile ma anche umoristico e free form. Il disco consiste di 42 vignette (o brani/canzoni) che arrivano a circa venticinque minuti di lunghezza complessiva: il più lungo, “Osaka Bondage”, un minuto e quattordici secondi e il più corto, “Hammerhead”, otto secondi netti! Un adesivo sull'album descriveva la musica come “combining free jazz, bebop, R&B, country, funk, rockabilly, surf, metal, hardcore, grindcore—and usually in the same song!” Tutto vero!L'amore di Zorn per la velocità e la musica di Carl Stalling è qui ampiamente documentata, specialmente nel brano “Speedfreaks”. A scanso di equivoci la musica dei Naked City, un quintetto composto da sassofono, basso, batteria, chitarra, e tastiere con ospite il cantante dei Boredoms Yamatsuka Eye, non è fatta di improvvisazioni ma da musica completamente annotata.Come per Forbidden Fruit, gli aspetti orientalisti sono più legati alle componenti visuali e testuali e meno alle caratteristiche musicali. Occorre visionare ancora un volta l’intero pacchetto (musica, testi, packaging) per poter assumere distintamente alcuni sapori giapponesi. Le foto che illustrano la copertina del disco sono prese direttamente da alcuni film del genere kinbaku (bondage giapponese). L'interno contiene un'illustrazione manga che dipinge un giovane nell’uniforme degli studenti giapponesi che strappa via la pelle dalla faccia di una giovane studentessa leccadole il bulbo oculare esposto. Semplicemente raccapricciante e anche disgustosa. L'intensità delle immagini si unisce a titoli come fiammiferi di immagini come “Jazz Snot Eat Shit”, “The Ways of Pain”, “Osaka Bondage”, e “Victims of Torture”. E sebbene non tutti i brani rimandino direttamente all’oriente, i temi ricorrenti sembrano essere sempre il dolore, tortura, la degradazione e la morte, citando direttamente anche nel titolo il libro di Mirabeau “Torture Garden” con la differenza che questo era ambientato in Cina, mentre Zorn ha trasferito queste tematiche nel Giappone odierno. La controversia e le critiche che l’artwork di Torture Garden hanno suscitato negli Stati Uniti (compresa la rottura contrattuale con la casa discografica Nonesuch Records) probabilmente si sarebbero anche rapidamente esaurite se non fosse stato per il saggio intitolato “Postcolonialism on the Make: The Music of John Mellencamp, David Bowie and John Zorn” scritto da Ellie Hisama.In questo saggio Hisama esamina gli elementi orientalisti di Forbidden Fruit (la fotografia, il titolo, ed il testo) e giunge alla conclusione che Zorn è un “Asiophile extraordinaire.”, dove per “asiofilo” non si tende a indicare “chi ama la cultura asiatica” ma piuttosto un termine negativo con implicazioni “predatrici” simile a quelle di “pedofilo”. Hisama sostiene che “Zorn habitually performs works that are predicated upon [a] troubling gender stereotype about Asian women.”, e che Forbidden Fruit e il disco New Traditions in East Asian Bar Bands sono esempi di una inquietante ossessione sessuale verso donne asiatiche da parte di Zorn stesso (“indicate a disturbing obsession with Asian women’s sexual impact upon him.”).Lo scandalo mediatico promosso dalla comunità americana asiatica a proposito di Torture Garden fece letteralmente sparire dalla distribuzione questo disco per anni, a tal punto di dover essere stampato solo in Giappone dalla Toy’s Factory e acquistabile a quotazioni vertiginose o ai concerti dello stesso Zorn. Non solo. Furono pubblicati articoli feroci su giornali e periodici AsianWeek, Asian New Yorker, e il Los Angeles Times e Zorn si vide annullare diversi concerti importanti.non è mica finita qui .. a presto per la seconda partehttp://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni
L’Orientalismo in John Zorn: Forbidden Fruit, Torture Garden, Ganryu Island, Filmworks VII e New Traditions in East Asian Bar Bands Prima Parte (4)
Creato il 20 aprile 2012 da Empedocle70Elementi di Orientalismo sono presenti in termini visivi e di testo in Forbidden Fruit. La musica per se stessa non contiene riferimenti espliciti al Giappone, sebbene sia presente una cantante nipponica.. Questo lavoro, scritto per il Kronos Quartet, più la cantante Ohta Hiromi e il turntablist Christian Marclay, si basa su una stretta interazione tra gli archi del quartetto e i giradischi di Marclay. Ci sono dodici temi e quattro set di dodici variazioni per un totale di sessanta sezioni concentrate nello spazio claustrofobico di poco più di dieci minuti creando un lavoro molto compatto e denso. Zorn indica che alcune piccole parti possono comportare improvvisazione controllata, ma dall'ascolto è impossibile capire la differenza tra queste parti e quelle più rigorosamente annotate.Anche se la musica giapponese non viene citata, appare immediatamente chiaro grazie al titolo, ai commenti contenuti nel cd e all’artwork, che questo pezzo ha a che vedere col Giappone: difficile resistere alla tentazione di collegare il titolo all’allusione alle giovani e precoci ragazze giapponesi, al mito della Lolita asiatica sessualmente irraggiungibile. Credo che questa interpretazione, oltre a essere un po’ affrettata, non tenga conto assolutamente delle note del cd. Forbidden Fruit è accompagnato da una descrizione di una intera pagina e da una foto tratta dal film Kurutta Kajitsu (Frutta Pazza) che mostra una giovane donna giapponese che siede con la sua schiena rivolta alla macchina fotografica mentre due giovani uomini giapponesi la fissano bramosamente. Il film parla di due fratelli che visitano una spiaggia per qualche oscuro e decadente scopo dove incontrano una donna che diviene l'oggetto della loro concupiscenza adolescenziale. Quindi non si tratta del trito cliché dell’uomo anziano che concupisce la giovane, ma una meditazione sul desiderio adolescenziale. È interessante notare che in Eros plus Massacre, David Desser scrive che le idee contenute Crazed Fruit’s furono una spinta per la rivoluzione sessuale guidata dal regista iconoclasta giapponese, Nagisa Oshima, rappresentando una pietra miliare nella riemersione della sessualità aperta nel Giappone moderno. Ma se Forbidden Fruit è un lavoro raffinato, serio, lussureggiante e bello esteticamente, Torture Garden è l’esatto contrario: provocativo, abrasivo, intenso e volubile ma anche umoristico e free form. Il disco consiste di 42 vignette (o brani/canzoni) che arrivano a circa venticinque minuti di lunghezza complessiva: il più lungo, “Osaka Bondage”, un minuto e quattordici secondi e il più corto, “Hammerhead”, otto secondi netti! Un adesivo sull'album descriveva la musica come “combining free jazz, bebop, R&B, country, funk, rockabilly, surf, metal, hardcore, grindcore—and usually in the same song!” Tutto vero!L'amore di Zorn per la velocità e la musica di Carl Stalling è qui ampiamente documentata, specialmente nel brano “Speedfreaks”. A scanso di equivoci la musica dei Naked City, un quintetto composto da sassofono, basso, batteria, chitarra, e tastiere con ospite il cantante dei Boredoms Yamatsuka Eye, non è fatta di improvvisazioni ma da musica completamente annotata.Come per Forbidden Fruit, gli aspetti orientalisti sono più legati alle componenti visuali e testuali e meno alle caratteristiche musicali. Occorre visionare ancora un volta l’intero pacchetto (musica, testi, packaging) per poter assumere distintamente alcuni sapori giapponesi. Le foto che illustrano la copertina del disco sono prese direttamente da alcuni film del genere kinbaku (bondage giapponese). L'interno contiene un'illustrazione manga che dipinge un giovane nell’uniforme degli studenti giapponesi che strappa via la pelle dalla faccia di una giovane studentessa leccadole il bulbo oculare esposto. Semplicemente raccapricciante e anche disgustosa. L'intensità delle immagini si unisce a titoli come fiammiferi di immagini come “Jazz Snot Eat Shit”, “The Ways of Pain”, “Osaka Bondage”, e “Victims of Torture”. E sebbene non tutti i brani rimandino direttamente all’oriente, i temi ricorrenti sembrano essere sempre il dolore, tortura, la degradazione e la morte, citando direttamente anche nel titolo il libro di Mirabeau “Torture Garden” con la differenza che questo era ambientato in Cina, mentre Zorn ha trasferito queste tematiche nel Giappone odierno. La controversia e le critiche che l’artwork di Torture Garden hanno suscitato negli Stati Uniti (compresa la rottura contrattuale con la casa discografica Nonesuch Records) probabilmente si sarebbero anche rapidamente esaurite se non fosse stato per il saggio intitolato “Postcolonialism on the Make: The Music of John Mellencamp, David Bowie and John Zorn” scritto da Ellie Hisama.In questo saggio Hisama esamina gli elementi orientalisti di Forbidden Fruit (la fotografia, il titolo, ed il testo) e giunge alla conclusione che Zorn è un “Asiophile extraordinaire.”, dove per “asiofilo” non si tende a indicare “chi ama la cultura asiatica” ma piuttosto un termine negativo con implicazioni “predatrici” simile a quelle di “pedofilo”. Hisama sostiene che “Zorn habitually performs works that are predicated upon [a] troubling gender stereotype about Asian women.”, e che Forbidden Fruit e il disco New Traditions in East Asian Bar Bands sono esempi di una inquietante ossessione sessuale verso donne asiatiche da parte di Zorn stesso (“indicate a disturbing obsession with Asian women’s sexual impact upon him.”).Lo scandalo mediatico promosso dalla comunità americana asiatica a proposito di Torture Garden fece letteralmente sparire dalla distribuzione questo disco per anni, a tal punto di dover essere stampato solo in Giappone dalla Toy’s Factory e acquistabile a quotazioni vertiginose o ai concerti dello stesso Zorn. Non solo. Furono pubblicati articoli feroci su giornali e periodici AsianWeek, Asian New Yorker, e il Los Angeles Times e Zorn si vide annullare diversi concerti importanti.non è mica finita qui .. a presto per la seconda partehttp://feeds.feedburner.com/ChitarraEDintorni
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