di LUCIA PALMERINI
Una scala semplice quanto dura, un pugno nello stomaco, una scala graduata, come un termometro, solo che invece della temperatura, risalendo troviamo puritana, vecchia maniera, perbene, civettuola, sfacciata, provocante, in cerca di…, prostituta e puttana.
Una foto che fa venire i brividi, che rappresenta il mondo in cui viviamo, una foto che va al di là di ciò che si può dire, che supera barriere e perbenismi come tutto ciò che è arte, una foto che ci da uno schiaffo. Uno schiaffo in primis a noi donne, che rinunciamo alla nostra personalità pur di apparire per quello che non siamo, uno schiaffo alla nostra insicurezza, all’incapacità di indossare ciò che ci piace senza pensare se sia giusto moralmente o meno, uno schiaffo forte di quelli che lasciano il segno, di quelli che non dimentichi, che farai fatica a scordare e che cercherai di nascondere cercando di essere come ti vorrebbero, quando facendo finta di niente volterai pagina, coprirai la foto, ma ovunque andrai sarà lì, stampata nei tuoi occhi a ricordarti che non si può far finta di niente.
Uno schiaffo che va affrontato, a cui va risposto, che no, non ci stiamo, non ci stiamo ad essere giudicate per la lunghezza della gonna, uno schiaffo che non vogliamo e non dobbiamo più ricevere.
Dipende da noi.
Dipende da noi, dall’incapacità di noi donne di fare squadra, di difendere le scelte dell’altra non perché giuste o sbagliate, ma perché libere. Nessun uomo condannerebbe un altro uomo che vende il suo corpo, o che si veste secondo uno stile poco comune, nessun uomo giudica cosa fa il vicino di casa, noi donne invece lo facciamo continuamente.
Capita che ce la prendiamo per una battuta infelice, maschilista e sessista rivolta nei nostri confronti da un uomo, ma nessuna donna ci difende, anzi è più facile che faccia spalluccia, o che rida di gusto.
Capita ancor più spesso che a fare quella stessa battuta sia proprio una donna.
E allora come lo chiamiamo, maschilismo al femminile? Donnaschilismo?
Chiamiamolo come vogliamo, ma ricordiamoci di prendercela solo con noi stesse. Dipende da noi.
Dobbiamo essere noi a difendere per prime la libertà di scegliere la lunghezza della gonna, o non andremo da nessuna parte.
“Le donne vengono misurate come si fa con l’acqua dentro i bricchi graduati da cucina, o da laboratorio di scienze. Solo che nessuno osa dirlo, perché è scortese”
Rosea Lake, studentessa di 18 al primo anno della Capilano University di Vancouver, autrice dello scatto fotografico Judgements
Judgements, di Rosea Lake