L’orrore di Kurtz

Da Marcofre

L’orrore di Kurtz, che incontriamo in “Cuore di tenebra” di Joseph Conrad: che orrore è? È forse quello dell’uomo che si affaccia all’epoca moderna, e ne intravede già gli sviluppi? O c’è dell’altro?

Come sempre, un bravo autore non comunica soltanto, ma riesce anche a mostrare che dietro le apparenze del reale si muove ben altro. 

Se tutto fosse comprensibile, non ci sarebbe bisogno di letteratura, musica, pittura, scultura…

E forse l’orrore che si svela all’improvviso a Kurtz prima di morire, talmente grande che saranno proprio quelle le sue ultime parole, è indice di una consapevolezza nuova.

Conrad ambienta le sue storie in ambienti “esotici”. Utilizza una lingua non sua, anche se la padroneggia alla grande (era polacco). Se c’è almeno un aspetto che colpisce il lettore attento, è proprio la sua attenzione alla natura. Non è uno sfondo, uno scenario dove l’illuminato uomo bianco entra come protagonista indiscusso per celebrare la sua civiltà. O meglio: all’inizio la pensa così.

È stato definito autore per ragazzi perché (forse), si intuiva nella sua narrativa qualcosa di minaccioso. E per rendere innocue certe minacce, è bene sminuirle: autore per ragazzi, appunto.

Si sente dire spesso che l’uomo dovrebbe tornare a vivere in armonia con la natura. Non è possibile. Se l’uomo avesse desiderato davvero vivere in armonia, non sarebbe mai sceso dall’albero. Ma è sceso, per manipolare e distruggere; e così sarà fino alla fine, nonostante i corsi di educazione a… quello che volete voi.

Forse è da qui che nasce l’orrore di Kurtz (e Conrad): la rivelazione che non c’è armonia, l’uomo è in guerra.


Prima la storia, poi il lettore


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