Ludovic ancora non riesce a credere alla propria fortuna: decine di vecchie pellicole, alcune risalenti all’epoca del muto, comprate per una manciata di euro. Emozionato, si precipita nella sua saletta di proiezione e fa partire una bobina senza etichetta: e se fosse il capolavoro perduto di un grande regista? Invece sullo schermo compaiono una macchia nerastra e, in alto a destra, un cerchio bianco. Poi inizia il film. Dopo alcuni istanti, Ludovic si alza, fa qualche passo, inciampa, cade a terra. Non ci vede più. È diventato cieco. Nel cuore della notte, Lucie Henebelle riceve la telefonata di un uomo che non sente da anni: è il suo ex fidanzato Ludovic che, disperato, ha chiamato un numero a caso della rubrica. Lucie si precipita da lui per accompagnarlo in ospedale poi, assecondando il suo istinto di poliziotta, decide d’indagare sull’accaduto e, per prima cosa, fa analizzare il film «maledetto» a un esperto, scoprendo che è pieno di violentissime immagini subliminali. Dopo pochi giorni, però, l’uomo viene barbaramente ucciso: l’assassino gli ha tagliato le mani, cavato gli occhi e messo in bocca il biglietto da visita di Lucie... Nel frattempo, nel Nord della Francia, il commissario Franck Sharko è alle prese con una serie di orribili delitti: in un cantiere, sono stati ritrovati ben cinque cadaveri, con le mani tagliate e senza occhi. Un modus operandi che, secondo l’Interpol, è identico a quello di alcuni omicidi avvenuti al Cairo sedici anni prima. Ma è anche identico a quello del caso di cui si sta occupando Lucie...
"L'appartamento di uno schizofrenico tende a essere poco ordinato. Il disordine interiore - la frattura mentale, il trambusto della personalità - si manifesta spesso con un disordine esteriore, tanto che alcuni di loro sono costretti a pagare una donna delle pulizie. Al contrario, l'appartamento di un analista comportamentale richiede un certo rigore, deve essere lo specchio di una mente rettilinea, abituata a ordinare con precisione tanto le scarpe sui ripiani quanto le informazioni dentro appositi raccoglitori. Così, l'appartamento di Sharko navigava tra due acque distinte. Se i mucchi di tazze di caffè si accumulavano nel lavello, e i vestiti da stirare in un angolo del bagno, le varie stanze, molto pulite, davano invece l'impressione che in quella casa ci vivesse una famiglia serena. Molte fotografie incorniciate, una pianta rigogliosa, la camera di una bambina coi suoi peluche e con la tappezzeria gialla percorsa da file di delfini azzurri.Sul pavimento della stanza della bambina, una magnifica rete ferroviaria spiegava i suoi binari e le sue antiche locomotive lungo terreni e ambienti diversi, in gommapiuma, in sughero, in resina, a seconda del paesaggio. Ridare vita a quel mondo in miniatura, che un tempo aveva richiesto centinaia - migliaia - di ore di montaggio, di verniciatura, d'incollaggio, era la prima cosa che Sharko aveva fatto al suo ritorno da Rouen, due ore prima. Le locomotive soffiavano gioiosamente nell'aria e liberavano il loro buon odore di vapore, mescolato a quello del profumo di sua moglie Suzanne, che metteva nel serbatoio. Eugénie, sempre uguale, se ne stava seduta là in mezzo, sorridente. In quei precisi istanti, il poliziotto era felice di sentirsela accanto.Quando la bambina si decise ad andarsene, Sharko si alzò e tirò giù dalla cima di un armadio una valigia polverosa."Franck Thilliez, nato ad Annecy nel 1973, vive nel Pas-de-Calais, nell’estremo Nord-est della Francia, ma viaggia spesso alle Antille e in Guyana. Dopo La stanza dei morti (Nord, 2007), il thriller che è stato al centro di un clamoroso caso editoriale grazie al passaparola dei lettori, Thilliez ha confermato la sua maestria con Foresta nera (Nord, 2008), imponendosi all'attenzione del pubblico e della critica, che lo definito «un talento indiscutibile» (Le Figaro Littéraire).
Le parole dell'autore sul romanzo:"Mentre scrivevo il mio romanzo precedente Fractures, facevo delle ricerche sulla storia della psichiatria e sono capitato su un fatto sociale che è accaduto negli anni '40 in Canada. L'ho trovato talmente doloroso e incredibile che mi sono detto: un giorno ci scriverò una storia. In parallelo a questo fatto, ho condotto delle ricerche sul cervello e l'impatto delle immagini sullo spirito umano. Questo romanzo è dunque un miscuglio di scienza, di fatti sociali e di intrighi polizieschi che condurrà il lettore all'origine della violenza. E' da notare che la maggior parte delle informazioni fornite nel mio romanzo sono veritiere, ciò che rende la storia ancora più emozionante e quando ci si dice: " Tutto ciò è successo davvero". "
Le mie recensioni
“L’osservatore” di Franck Thilliez, edito dalla Nord nel 2011, è un romanzo semplicemente strabiliante. Non ci sono altre parole per descriverlo sufficientemente bene, perché questo thriller esce fuori da ogni schema, da ogni stereotipo del genere e da tutto ciò che il lettore, anche quello appassionato, ha letto finora. “L’osservatore” ha un’anima nera, inquietante e sibillina, che incatena il lettore alla trama, al susseguirsi di vicende folli eppure credibili, inquietanti proprio perché chi legge sa benissimo che rientrano nell’ambito del possibile. Non c’è nulla di soprannaturale, infatti, nell’ultima opera di Thilliez. Per quanto agghiaccianti, per quanto inconcepibili, le tematiche trattate e i crimini che sconvolgono una Francia distratta e frivola, troppo concentrata sulla superficie delle cose per accorgersi di ciò che accade in profondità, sono pur sempre possibili, reali, materialmente realizzabili. E se anche il lettore a tratti può avere l’impressione che Thilliez sconfini nelle fantascienza, subito dopo non può non rendersi conto che spesso la fantascienza è diventata realtà – basti pensare alla moderna tecnologia, a internet e a tutte le scoperte che un tempo sarebbero sembrate magie – e che ciò può accadere anche con il controllo delle menti, spinte ad agire secondo una volontà che non appartiene più al soggetto, ma a qualcuno che radiocomanda gli uomini dall’alto, come fossero burattini... (continua a leggere la recensione su SoloLibri)
"Ho iniziato a leggere L’osservatore, del francese Franck Thilliez, pubblicato in Italia dalla Nord, e non sono più riuscita a staccarmene. Da lettrice compulsiva di noir e thriller, posso tranquillamente affermare che fino ad ora non avevo mai letto niente del genere. Un caso editoriale acclamato dalla critica mondiale che finalmente è davvero tale, un romanzo scritto decisamente bene che lascia il lettore senza fiato, provocando un brivido dietro l’altro, tormentandolo con l’inquietudine di chi sa che tutto ciò che è scritto nel libro potrebbe accadere: di più, forse sta già accadendo nelle nostre società ossessionate e iper-tecnologiche. Thilliez scava in un male atavico, generatosi all’alba del mondo poiché insito nella natura umana, e affermatosi nei secoli, giungendo intatto fino a noi tramite una pellicola degli anni Cinquanta che Ludovic, collezionista appassionato di film di spionaggio, compra dalla collezione privata di anziano cineasta morto da pochi. La visione del film – una serie d’immagini sgradevoli ma banali, apparentemente incomprensibili – gli provoca una grave forma di cecità isterica, impossibile da spiegare per gli psichiatri che lo hanno in cura. Toccherà al commissario Franck Sharko e al tenente Lucie Henebelle farsi carico di un’indagine che sembra farsi sempre più complessa e che li porterà dapprima in Egitto, nella caotica e multiforme metropoli del Cairo, sulle tracce di un feroce assassino colpevole di aver ucciso a sangue freddo tre ragazze, asportandone successivamente il cervello, poi in Canada, a Montreal, la città in cui tutto ha avuto inizio decine di anni prima, subito dopo il secondo conflitto mondiale. Sono questi gli anni, infatti, in cui lo strano film è stato registrato.Un film che in realtà nasconde ben altro, poiché dietro le immagini chiaramente visibili, quelle cioè che il nostro occhio riesce a percepire, ce ne sono altre ben più agghiaccianti che sfuggono all’occhio, ma non alla mente di chi guarda; si tratta di immagini subliminali, un film nel film, scene che nascondono altre scene, altra cieca violenza e altri orrori. Al di là dell’inquietudine e della tensione che Thilliez riesce abilmente a creare e a tenere viva per tutta la durata del romanzo, “L’osservatore” merita appieno le ottime recensioni ricevute in tutta Europa poiché offre al lettore numerosi spunti di riflessione su un futuro che non è così lontano come si potrebbe pensare... (continua a leggere la recensione su La bottega di Hamlin)
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