L’ottimismo è il profumo della vita!

Da Quipsicologia @Quipsicologia

Coltivare l’ottimismo

Coltivare l’ottimismo, a volte, è difficile nella nostra quotidianità. Specialmente se la nostra quotidianità è piena di problemi che si accumulano giorno dopo giorno, con orizzonti sempre meno raggiungibili. Se poi ci guardiamo attorno, scorgiamo il nostro paese alle prese con corruzione, malaffare, crisi economica, politici inefficienti, disoccupazione, inquinamento e molto altro ancora; in questo modo è facile cadere nel pessimismo cosmico. Le cose non migliorano se ci fermiamo a sentire le storie della gente. Ognuno ha la sua croce da portare. Viviamo in un epoca carica di sofferenze.

Eppure, nonostante tutto, esistono delle persone che riescono a coltivare il lato positivo della vita a prescindere dalle difficoltà che incontrano. Naturalmente non stiamo parlando di quelli affetti dalla sindrome di Pollyanna, che inneggiano incoscientemente entusiasti alla felicità in ogni dove. Parliamo delle persone affette da un sano ottimismo.

Cos’è l’ottimismo

L’ottimismo lo possiamo pensare come un’energia interiore che una volta attivata contagia e colora il nostro modo di vedere la vita e di vivere i rapporti con le altre persone. Essere ottimisti non significa ignorare che esistano dei problemi, far finta che tutto andrà bene e che il pianeta è un paradiso senza eguali. No. Essere ottimisti significa riconoscere l’esistenza dei problemi e adoperarsi per trovare una soluzione, convinti che la si troverà. L’ottimismo è un atteggiamento realista e al tempo stesso possibilista. L’ottimista non si scoraggia alle prime avversità della vita, ma cerca un modo per superarle, di dare un senso, un significato sia alle avversità che alle sconfitte. Ed è proprio partendo dalle sconfitte che si può ripartire. Perché un insuccesso diviene bagaglio di esperienza, ricchezza, energia per una nuova ripartenza. Ecco perché l’atteggiamento ottimista è garanzia di successo in tutti i campi.

“Gianni, l’ottimismo è il profumo della vita!”

Recitava così qualche anno fa il poeta Tonino Guerra in un famoso spot. Il patron di quel famoso marchio era Oscar Farinetti, che una volta lasciatoselo alle spalle si è immerso nell’avventura Eataly avendo un grandissimo successo. Lui potrebbe essere considerato un buon esempio di ottimista e per esserlo basterebbe seguire le sue regole d’oro:

  1. Guardare sempre dove gli altri sono migliori di me e cercare di imparare 
  2. Guardare dove si sbaglia per non ripetere più gli stessi errori
  3. Cercare di comportarmi bene (come mi ha insegnato mio padre)
  4. Lamentarmi per 5 minuti e per i restanti 55 pensare a come risolvere i problemi

Le persone ottimiste vivono una sorta di ottimismo inquieto, condito da realismo e aspettative sane, inserite in una visione dinamica e progettuale della vita, una visione al tempo stesso lucida e consapevole circa gli ostacoli da superare. Il vero ottimista è conscio di vivere in un mondo imperfetto, non ha l’attesa che prima o poi le cose finiscano sempre con il sistemarsi. L’ottimismo si basa sulla fiducia che nutriamo in noi stessi, sulla nostra capacità di percepire gli aspetti positivi degli avvenimenti. Ad esempio Thomas Edison per creare la prima lampadina ad incandescenza fece più di 10.000 esperimenti prima di riuscirci. E quando gli chiedevano dei suoi esperimenti falliti, lui rispondeva: “Non ho fallito, ho trovato 10.000 modi che non funzionavano”.

Le sconfitte anziché abbatterci e metterci fuori dai giochi e dalla partita con la vita, ci avvicinano alla meta. Un ottimista, quindi, è colui che crea opportunità dalle sue difficoltà.


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