La forma di danza che diede origine a ciò che oggi chiamiamo balletto nasce sul finire del 1600, quando la prima donna sale su un palco a danzare (1681) e si evolve notevolmente nel 1700.
A quel tempo i ballerini, uomini o donne che fossero, indossavano maschere, parrucche, scarpe col tacco e vesti poco pratiche e del tutto inadatte alla libertà di movimento.
Le donne in particolare erano vincolate da bustini con stecche, corpetti, gonne lunghe e sopragonne sorrette da pesanti paniers. Gli uomini erano appena poco più liberi, inguainati in redingotes dalla vita stretta, appesantite di passamanerie e ricami, con falde ai fianchi irrobustite da stecche di balena.
Le due migliori ballerine francesi dell'epoca, Marie Camargo e Marie Salle, rivali, iniziarono a semplificare il vestiario. La prima scelse scarpe senza tacco, accorciò le gonne e abbandonò le maschere, la seconda fece indossare al suo compagno di danza tuniche greche al posto delle ingombrantissime vesti.Alla fine del secolo il balletto si evolve ulteriormente e, di fatto, il tutù è una semplificazione estrema del normale abito dell'inizio del 1800, di cui mantiene in parte la foggia: corpetto aderente con vita alla linea naturale o con vita a "V", ampio scollo con spalle scoperte, seno in evidenza, ampia gonna arricciata, vaporosa e a più strati, che arriva alla caviglia o poco sopra, estremamente romatica. Questa foggia resta, pur semplificata dato il passare degli anni e il cambiamento di gusti e abitudini, nel tutù romatico.
Verso la fine del 1700, nella Russia patria del balletto classico, si inizia a danzare sulle punte, ma sarà solo nel 1832 che Maria Taglioni ballerà tutta la Sylphide sulle punte delle sue scarpette. Queste si modificano e non sono più rinforzate da ricami, ma da solide punte in gesso permettendo alla ballerina di interpretare al meglio le molte creature eteree, crepuscolari e infelici care all'animo romantico.
E' chiaro che il cambiamento comporta un ruolo di massima importanza per il movimento delle gambe: il tutù continua a semplificarsi e quello bianco e vaporoso, disegnato dal costumista Eugène Lamy per Marie fa scuola e si ritrova nella Giselle danzata da Carlotta Grisi nel 1841.
A tutt'oggi il tutù romantico è quasi d'obbligo per quel balletto e viene spesso identificato con l'opera della Giselle. Da quell'originario costume bianco ed etereo nascerà il termine di ballet blanc o balletto bianco, che indica tipicamente il balletto romantico ottocentesco.