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L’Ucraina e le forme di integrazione continentale: intervista al Ministro degli Esteri Konstantin Griščenko

Creato il 24 agosto 2012 da Geopoliticarivista @GeopoliticaR
L’Ucraina e le forme di integrazione continentale: intervista al Ministro degli Esteri Konstantin Griščenko

Lo scorso giugno l’Ucraina è stata al centro dell’attenzione internazionale. Da un lato ha ospitato un importante evento sportivo come i campionati europei di calcio. Dall’altro, è stata oggetto di dure critiche e prese di posizione da parte dei governi occidentali, a causa della condanna per abuso d’ufficio inflitta all’ex primo ministro Julija Timošenko. Ma l’Ucraina è di per sé un paese di grande importanza strategica, a prescindere da quel breve periodo sotto i riflettori, perché al confine tra l’Europa Centrale e l’Eurasia, e negli ultimi decenni oggetto di contesa tra Russia e USA. Dario Citati, direttore del Programma “Eurasia” dell’Istituto di Alti Studi in Geopolitica e Scienze Ausiliarie (IsAG), ha intervistato per noi Konstantin Griščenko, attuale ministro degli esteri ucraino, già ambasciatore a Washington, Bruxelles e Mosca. Si è discusso dei rapporti bilaterali italo-ucraini, delle opportunità di Kiev relativamente alla collaborazione con Unione Europea e Unione Eurasiatica, delle occasioni di sviluppo e di dialogo che possono derivare dall’affermazione del gruppo BRICS.

 
In Italia esiste ormai da diversi anni una consistente comunità ucraina, che supera abbondantemente le 100.000 unità. Sul territorio dell’Ucraina, anche in virtù di una politica locale che ha incentivato gli investimenti esteri, lavorano invece numerosi imprenditori italiani, attivi soprattutto nel settore dell’industria leggera. Alla luce anche di questi dati, come valuta il rapporto bilaterale tra Italia e Ucraina? Quali sono le prospettive di dialogo tra i nostri due Paesi?

Infatti: la comunità ucraina rientra nel novero delle cinque comunità straniere più numerose in Italia. I nostri connazionali nella Penisola sono molto attivi. Grazie alla loro presenza sono state create circa 40 organizzazioni ed una cospicua rete di comunità presso le chiese. In Italia viene pubblicato un quotidiano in lingua ucraina1 ed esistono molte scuole per i ragazzi presso gli enti religiosi. Per quanto riguarda i rapporti economici tra i due Paesi, vorrei sottolineare che nel corso degli ultimi anni Italia si è posta all’avanguardia tra i partners dell’Ucraina nel mondo. Nel giro d’affari tra l’Ucraina e i Paesi dell’Europa l’Italia si trova al terzo posto. Secondo i dati del 2011 il volume dello scambio commerciale bilaterale ha raggiunto i 5,5 miliardi di dollari statunitensi. L’Ucraina è una fonte di risorse naturali e materie prime per l’economia italiana (i prodotti per la metallurgia, la chimica, per l’industria di lavorazione di legno e per quella agricola). A sua volta l’Italia ci interessa come Paese in prima fila su scala mondiale nell’ambito della produzione di tecnologie in tutti i settori dell’economia. A parte quell’importante settore che è l’industria leggera, oggi l’Ucraina è interessata ad esportare in Italia la produzione delle aziende nazionali, ad avviare una produzione industriale ed una collaborazione tecnico-scientifica nel quadro di progetti italo-ucraini sul territorio dell’Ucraina, nonché ad attrarre moderne tecnologie ed esperienza imprenditoriale da utilizzare nel nostro Paese. In prospettiva per l’Ucraina è ancora necessario migliorare la capacità di far circolare le merci, trattenendo il saldo positivo e aumentando le esportazioni dei prodotti lavorati con alto valore aggiunto, il che richiede un ponderato programma volto alla modernizzazione e al miglioramento di competitività della produzione nazionale in generale. Oggi il mercato ucraino possiede un notevole potenziale e tutte le condizioni per proseguire una collaborazione reciprocamente vantaggiosa. I settori di riferimento in questo senso sono quelli energetico, bancario, aerospaziale, dell’ingegneria navale, il settore agrario e altri ancora.

Da un punto di vista geopolitico, la collocazione dell’Ucraina riveste un’importanza decisiva. Si tratta in primo luogo dello Stato più esteso d’Europa. Facente parte dal 2008 dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, Kiev auspica un avvicinamento all’Unione Europea ma al tempo stesso segue con grande attenzione anche lo sviluppo dell’Unione Doganale Eurasiatica fra Russia, Bielorussia e Kazakhstan. Secondo Lei, l’Ucraina può costituire un ponte di collegamento tra questi due poli e offrire così un valido contributo alla stabilità continentale?

Ha ragione: nel caso dell’Ucraina la geografia è un fattore di particolare rilievo. Non siamo soltanto il Paese più esteso territorialmente in Europa. Ci troviamo in una posizione centrale tra l’Occidente e l’Oriente e anche tra il Nord e il Sud del continente. Questa ubicazione di frontiera può comportare sia benefici sia svantaggi. Durante gli ultimi secoli questo fattore ha sembrato giocare un ruolo soprattutto negativo. Il territorio ucraino è stato sempre sempre un boccone ghiotto per i conquistatori. Solo 20 anni fa siamo riusciti a restaurare l’indipendenza dello Stato, persa nel XIII secolo, e tornare sulla mappa politica d’Europa. Per questa ragione ci troviamo oggi in una situazione paradossale, o se si vuole addirittura assurda: lo Stato più grande d’Europa rimane perlopiù “terra incognita” per milioni di Europei. Faccio un esempio chiaro e abbastanza recente: alla vigilia del Campionato europeo di calcio 2012, sulla stampa inglese si è dato avvio ad una campagna denigratoria contro l’Ucraina avente per scopo l’intimidazione dei tifosi che stavano per visitare il Paese. Tutta questa campagna è stata costruita in base ai pregiudizi negativi tuttora esistenti in Occidente rispetto all’Ucraina e a tutto lo spazio post-sovietico. Cionondimeno, le centinaia di migliaia di stranieri che hanno “rischiato” recandosi in Ucraina per assistere alla competizione sportiva si sono meravigliati nello scoprire un Paese diverso da quello che era stato loro descritto, con città moderne, un buon livello di servizi, un popolo amichevole e cordiale. Gli Europei di calcio hanno avuto un buon esito e gli autori delle campagne mediatiche antiucraine assumono adesso un aspetto perlomeno comico, tale da essere deriso dagli stessi turisti inglesi. Sembra che tutto sia finito bene: questo caso, però, in modo inatteso ha rivelato tutta la forza dei pregiudizi. Come si è visto, essi possono costituire un ostacolo reale e pericoloso nei rapporti tra i popoli e nel processo d’integrazione europea. Credo che i politici debbano trarne delle conclusioni e, magari, elaborare un programma di grande portata per far conoscere meglio l’Europa Orientale a quella Occidentale, per sostituire stereotipi ormai obsoleti con nuove visioni più aderenti alla realtà. Per adesso ad un lettore italiano posso dire una cosa che ritengo fondamentale: l’Ucraina è un Paese al cento per cento europeo. Ovviamente ha una sua identità nazionale, ma possiede a pieno titolo quegli elementi civili comuni a tutti gli europei, che uniscono gli Irlandesi e gli Slovacchi, i Finlandesi e gli Italiani. Gli Ucraini sono tipicamente europei per storia, cultura, mentalità e valori morali, che si imperniano sull’umanesimo europeo, sul cristianesimo, sugli ideali di libertà e democrazia. In quest’ottica il nostro scopo strategico è ottenere l’adesione all’Unione Europea. Non si tratta soltanto di una scelta politica, bensì di una decisione che coinvolge tutta la civiltà ucraina. È una scelta condivisa non solo dalle istituzioni e da tutte le forze politiche, ma anche dell’assoluta maggioranza della società ucraina. Questa primavera abbiamo ratificato un documento storico per l’Ucraina – l’Accordo di Associazione con l’UE – che implica inoltre la creazione di una zona di libero scambio. Se è vero che oggi tutto viene determinato dall’economia, allora l’integrazione del mercato ucraino in quello europeo è la garanzia della nostra integrazione politica nei tempi a venire. Al tempo stesso seguiamo con attenzione e valutiamo, sulla base dei nostri interessi nazionali, le iniziative afferenti alla realizzazione dei progetti economici di integrazione in ambito CSI. Siamo sempre pronti a considerare la possibilità di partecipare a tali progetti, ma ad alcune condizioni: a) la loro convenienza economica dal punto di vista dello sviluppo del commercio e degli investimenti; b) il supporto ai produttori nazionali; c) la creazione di nuovi posti di lavoro e l’interscambio delle tecnologie d’avanguardia. In particolare, per quanto riguarda la collaborazione fra l’Ucraina e i Paesi dell’Unione Doganale, Kiev ha prestato attenzione più volte alla necessità di studiare dei formati di collaborazione che siano vantaggiosi per tutti, come ad esempio la creazione di una vasta Zona di libero scambio tra l’Ucraina e l’Unione Doganale secondo la formula “3+1”. Tale ZLS comporterebbe la liberalizzazione dello scambio di merci e servizi, nonché l’unificazione degli standards e delle norme tecniche con i parametri dell’Unione Europea. La creazione di tale ZLS non è in contrasto con l’auspicio di costruire una ZLS anche con l’UE sulla base dell’Accordo di Associazione menzionato in precedenza. La ZLS con l’Europa verrebbe infatti incontro anche agli interessi della Russia, che si prefigge come scopo l’avvicinamento alla legislazione regolatoria dell’UE nel quadro dei “quattro spazi comuni”. In tal modo il suddetto formato di collaborazione potrebbe rivelarsi proficuo per i diversi soggetti coinvolti: per l’Ucraina, la Russia e gli altri Paesi dell’Unione Doganale, oltre che ovviamente per la stessa UE, poiché espanderebbe in modo sostanziale le frontiere dello spazio comune per il commercio, gli investimenti e la prosperità economica. Speriamo di continuare il dialogo con i nostri partners su questa tematica.

In un Suo articolo del 9 marzo 2012, “L’equilibrio strategico come opportunità dell’Ucraina in un mondo multipolare”2 Lei scriveva: “È evidente che l’Ucraina è parte dell’Europa. Essa deve orientarsi sulla base dei valori europei ed essere fedele alla propria natura europea. Ed è altrettanto chiaro che l’Ucraina è storicamente e culturalmente vicina alla Russia. Lo era, lo è e lo sarà sempre. Ma in un momento in cui il centro del mondo si sposta sempre più verso Oriente, l’Ucraina deve guardare anche oltre – appunto a Oriente, a Occidente, a Sud”. In quest’ottica, che significato ha la crescita del gruppo BRICS per l’Ucraina? Al di là delle opportunità di cooperazione economica, il BRICS può favorire appunto un “equilibrio strategico” fra sfere d’influenze che apra buoni spazi di azione diplomatica anche al Suo Paese?

L’Ucraina non solo guarda all’Oriente, all’Occidente e al Sud, ma ha già fatto non pochi passi per ampliare la collaborazione con altri Paesi del mondo che oggi attraversano una fase di sviluppo dinamico. Intendo dire che durante gli ultimi due anni e mezzo si è riusciti non solo a rinnovare un fruttuoso dialogo politico, ma anche a raggiungere importanti successi nell’ambito economico-commerciale. L’Ucraina sta gradualmente tornando verso i suoi mercati tradizionali, cioè in Asia, in America Latina e in Africa. Attualmente stanno prendendo avvio i progetti bilaterali nei settori delle infrastrutture, delle alte e nuove tecnologie, dell’energia, dei trasporti e dell’agricoltura. Penso sia inutile ripetere i dati ben noti a tutti in merito agli indicatori macroeconomici dei Paesi BRICS e alla loro crescente influenza sulla politica globale, sulla sicurezza e sull’economia. Riporto qui qualche dettaglio interessante, che a mio avviso aiuterà a capire meglio il significato del BRICS per l’Ucraina. Attualmente con tre dei cinque membri del gruppo BRICS, ossia con Brasile, Federazione Russa e Cina, l’Ucraina ha stretto dei rapporti di partenariato strategico. Inoltre, la Russia e la Cina si sono impegnate a suo tempo a garantire la sicurezza del Paese in cambio della rinuncia da parte di Kiev al possesso di armi nucleari. Stiamo anche lavorando per intensificare i nostri rapporti con l’India e con la Repubblica del Sudafrica. Come è ben noto, le cifre sono sempre più convincenti delle parole. Oggi il gruppo BRICS è un importante partner del commercio estero per l’Ucraina. Nel 2011 la quota di questo gruppo di Paesi nei volumi generali del commercio estero dell’Ucraina, cioè più di 151 miliardi di dollari statunitensi, costituiva quasi il 40%, pari a 61,7 miliardi di dollari. I dati statistici dei primi quattro mesi del 2012 evidenziano che questa tendenza non solo permane, ma che riceverà un ulteriore impulso nei prossimi anni.

 
(Si ringrazia per la collaborazione il Dott. Evgenij Mickevič dell’Ambasciata d’Ucraina in Italia)


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