Ricostruire il legame, rotto da un pezzo, tra giovani (magari disoccupati) e mondo della politica, resta il risultato ultimo dell’iniziativa. La gente è stanca di promesse non mantenute e frasi fatte che solo Hollywood premierebbe. Promettono di costruire ponti anche dove non ci sono fiumi. “Parlare come si mangia”, riportare con i fatti la politica dalla parte della gente, resta l’offuscato imperativo categorico di molti delusi.
L’Udc scopre le sue carte: “La nostra società per poter tornare a crescere e a garantire a tutti un’equa qualità della vita deve essere in grado di ripensare dal basso le ragioni del nostro stare insieme, del nostro essere Italia”.
Così Federico Violo, presidente dell’Unione Giovanile: “Una cosa deve essere molto chiara: la nostra crisi è di valori prima ancora che di quattrini e se non sapremo riscrivere insieme le regole della società di certo non riusciremo a ritrovare la strada dello sviluppo. È il tempo di fare scelte chiare e noi siamo pronti”.
Insomma, si propone qualche ideale, e si spera che il giovane abbocchi all’amo. Solita routine della politica e dei suoi rappresentanti che si professano oratori senza aver mai letto un’orazione di Cicerone. Si parla di riscoperta di valori e della nostra storia, eppure ci sono uomini di partiti politici pronti a urlare per le strade, fieri, “Forza Gnocca” come se questo fosse un paese dei balocchi, altri che perfino ignorano cosa sia accaduto il 17 marzo 1861. Venendo a mancare il buon esempio da chi ci rappresenta, appare più che normale questo basso profilo di un generazione X, senza nome nè speranze.
L’Udc forse riuscirà a convincere i giovani delusi. Rimarca dati di cui nessuno vorrebbe avere notizia: la dilagante disoccupazione giovanile. Sono infatti due milioni i giovani nullafacenti in Italia, in cinquemila ogni anno lasciano il proprio paese verso gli Stati Uniti o l’Europa centro-settentrionale e il tasso di disoccupazione giovanile (under 35) raggiunge il 28%.