L’ultima casa a sinistra

Da Lupokatttivo

remake al cardiopalma

Tema delicato quello del rape and revenge, filone discusso e discutibile del cinema horror che va sempre affrontato con le pinze. Si cammina sul filo, sull’orlo non sempre netto che divide l’ entertainment dal cattivo gusto. Bisogna sapere come e dove colpire senza passare il limite, essere disturbanti ma non superare la soglia del buon senso e del buon gusto. “L ultima casa a sinistra” ci riesce. Wes Craven, regista dell’originale ma qui solo produttore, ci regala il remake di un vecchio classico della filmografia horror d’oltreoceano. Io l’originale non l’ho visto quindi ogni paragone sarebbe fuori luogo. Ho visto questo, datato 2009, e posso dire che di thriller cosi’ efficaci ne ricordo pochi. La storia vede coinvolta la classica famiglia bene americana che decide di passare un week-end nella classica casetta sul lago. Con la classica figlia gnocca che si infila nel classico casino interagendo con soggettini discutibili. Col classico papa’ della figliola che mettera’ in gioco vita e palle per risolvere la situazione. Niente di nuovo sotto il sole insomma, ma certe scene, soprattutto dal momento in cui gli antagonisti fanno il loro ingresso in casa sono terribilmente riuscite. Il film offre piu’ di un momento di suspance davvero azzeccata, non e’ mai troppo splatter, non idugia mai troppo sui particolari truculenti e si concentra invece sul carico di tensione. Insomma ci si ritrova con le dita tra i denti in piu’ di un frangente, tesi nell’attesa….come finisce, che succede? E’ che i protagonisti muoiono un po’ a cazzo quando non te lo aspetti…insomma ti tiene li’ e tu ci stai…bello.