L’ultima diva

Creato il 23 marzo 2011 da Lucamangogna

Se n’è andata in silenzio, chiudendo per sempre su di sè il sipario di una vita avventurosa, piena di grandi successi, gioie, ma altrettanti dolori e dispiaceri.

É morta all’età di 79 anni, in un ospedale di Los Angeles e a causa dell’ennesima e stavolta fatale, Elizabeth “Liz” Taylor, l’ultima diva dell’età dell’oro di Hollywood.

Il suo fascino e il suo carisma erano forse superiori a quelle di qualsiasi altra sua collega, foss’anche più bella e più brava, e la sua vita, densa come un romanzo, ha contribuito a lanciarla nell’alveo del mito.

Figlia di genitori statunitensi, ma nata in Inghilterra, Liz si trasferì a Los Angeles poco dopo lo scoppio del secondo conflitto mondiale e in breve tempo prese, già da giovanissima, la strada del cinema.

Il suo viso così particolare, aggraziato dai noti e splendenti, quanto unici, occhi viola, cominciò a incantare le platee di tutto il mondo, cosicché da ragazzina, al fianco di Mickey Rooney nel film Gran Premio (1948), il suo primo grande successo, preso presto a conquistare rapidamente le attenzioni di produttori e registi, pronti a scommettere sulla nascita di una nuova stella.

I ruoli di donne tormentate, spesso tradite o comunque maltrattate, furono quelli che le resero più soddisfazione e notorietà, come quello della prostituta di Venere in visone (1960) e della moglie romantica e disillusa di Chi ha paura di Virginia Woolf? (1966), due interpretazioni che le regalarono l’Oscar.

Ma come dimenticare il ruolo forse più intenso e sentito, quello della paziente di Montgomery Clift del capolavoro di Joseph L. Mankiewicz Improvvisamente l’estate scorsa (1959), dove la Taylor si mette in luce con commovente tragicità nei panni di una giovane gravemente traumatizzata dalla morte violenta del cugino.

E ancora indimenticabile è la sensualità provocante e sfrenata che esibisce nel crepuscolare La Gatta sul tetto che scotta (1958), al fianco di Paul Newman, marito alcolista, diretti dal grande Richard Brooks, da una piéce di Tennesse Williams come il film di Mankiewicz.

La sua vita, come detto, non è stata da meno: otto matrimoni, sette mariti, sei divorzi.

La storia che naturalmente tutti ricordano è quella con Richard Burton, che sposò due volte. Incontrato a Roma, sul set di Cleopatra (1963), per lui divorziò da Eddie Fisher, causando uno scandalo che riempì le pagine dei giornali dell’epoca, visto che anche Burton era sposato.

Una relazione talmente tormentata, vittima dell’alcolismo dell’attore inglese e dell’instabilità di Liz, che tuttora rimane una delle leggende più ricordate della storia di Hollywood.

Nella seconda metà degli anni 60 cominciò anche il suo inevitabile declino, dovuto anche ai tormenti del suo matrimonio con Burton, e alla fine della stagione d’oro del cinema hollywoodiano.

Quindi la Taylor fra una fugace apparizione televisiva e qualche cammeo al cinema (e altri due matrimoni) si dedicò con estrema passione e abnegazione alla causa dei malati di Aids, piaga che colpì molti dei suoi amici più cari, primo fra tutti, Rock Hudson.

Negli ultimi anni la sua salute si aggravò costantemente, con problemi respiratori e una grave patologia cardiaca che l’ha portata oggi a terminare i suoi giorni.

Di lei resterà per sempre il suo indimenticabile sguardo, i suoi occhi viola, la sua vita e i suoi amori tormentati, ma soprattutto i suoi film e il ricordo di un’epoca leggendaria di cui lei è stata l’indiscussa diva, l’ultima grande che ha cavalcato l’immaginario di milioni di persone, siano essi suoi ammiratori o denigratori.

Buon viaggio Elizabeth.



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