Zygmunt Bauman, Capitalismo Parassitario, Laterza, Bari – Roma, 2009, pp. 66.
Questa società ha perso rispetto a quella precedente i “propri corpi solidi” e cioè quegli elemnti che ne assicuravano unità e stabilità. Si sono così “liquefatti” gli obblighi religiosi e etici mentre l’economia si garantisce un primato sociale che la collaca a guida dei maggiori fenomeni di trasformazione socio-culturale. In questo modo gli uomini agiscono in un contesto dove convenzioni, abitudini e modi di agire si trasformano diventando rapidamente irriconoscibili, prima che abbiano avuto la possibilità di fissarsi.
Oggi ciò che è durevole è sconveniente. Si inseguono oggetti che svaniscono nel momento stesso in cui si stanno afferrando e in questa condizione anche il sapere e la cultura si trasformano e cambiano di pelle. Nella società liquido-moderna il sapere permanente è rifiutato e d’altronde fatica a rappresentare un mondo in continua evoluzione. Nella ricerca sfrenata della novità e dell’originalità il sapere “convenzionale” è visto come una stanca descrizione di strade già percorse e ormai super affollate. Più che insegnanti, le nuove generazioni cercano “maestri spirituali” che plasmino i propri allievi forgiando caratteri nuovi e “competitivi” sul mercato. Dunque cambia la cultura, cambia l’istruzione, cambiano i canali di trasmissione del sapere. Non cambia invece, sullo sfondo, il capitalismo. Sempre incoerente e incompleto, continuo produttore di problemi che goffamente volevano essere una risposta ad altri problemi. Il capitalismo crea i senzatetto? Allora rimedia creando i mutui subprime. Che però creano molti altri senza tetto e in più disoccupati, disadattati, nuovi poveri. Il capitalismo è un sistema parassitario.
Come tutti i parassiti, può prosperare per un certo periodo quando trova un organismo ancora non sfruttato del quale nutrirsi, ma non può farlo senza danneggiare l’ospite, distruggendo quindi, prima o poi, le condizioni della sua prosperità o addirittura della sua sopravvivenza.
Oggi il capitalismo, come ha scritto Dany-Robert Dufour, sogna di estendere il proprio controllo all’acqua, al genoma, alle specie viventi, ai neonati, agli organi umani. Ma soprattutto a quelle questioni prima di esclusivo ambito privato, lasciate alla responsabilità individuale, come soggettività e sessualità, ormai ridotte al mero grado di merce.