se piove o c’e’ il sole,
per saper se domani
si vive o si muore
e un bel giorno dire basta e andare via.”
Luigi Tenco
Mi chiedono a volte perchè sono così duro con chi consuma musica senza conoscerla, e soprattutto come fa, dopo che si è innamorato di una canzone, a non volerle tutte, a non voler conoscere altre meravigliose consonanze come quella appena sentita per caso, e quindi come fa a non voler conoscere altre simili o diverse storie di vita, volti, parole e passioni umane. Ebbene la mia intransigenza d’appassionato è necessaria, perchè oltre a consumare cose, questi individui per cui passare 5 minuti con una canzone equivale a qualsiasi altro momento quotidiano, consumano anche le solitudini di persone sensibili come Lucio nel solco della ferita che è dote e cruccio d’ogni artista. Le consumano perchè anche Lucio si è tolto la vita poche ore fa, ennesimo martire dell’espressione pura e d’una atroce indifferenza che dilaga e falcia via ciò che trova sul suo bieco percorso.
Ma come fate a ignorare che il sorriso di un uomo che conosce il dolore ne vale dieci normali?
Chiunque lo conosce anche se non lo sa (Del resto “chiunque” non sa mai niente). Era l’autore di “Con te partirò” poi resa celebre dall’interpretazione di Bocelli a Sanremo nel 1995 ma inciso originariamente dall’amico Francesco Sartori. Per chiunque altro sarebbe stato il coronamento di una carriera.
Lucio Quarantotto, cantautore con tre album all’attivo, “Di Mattina Molto Presto” (del 1982 e vincitore del Premio Tenco opera prima, “Ehi Là” (1986) e “L’ultima Nuvola Sui Cieli D’Italia” (1990) era uno dei parolieri più apprezzati nell’ambiente musicale e al contempo nascosti al pubblico della musica italiana. Hanno collaborato con lui Ennio Morricone, Franco Battiato, Caterina Caselli, Marlene Kuntz e altri. Quarantotto aveva cinquantacinque anni, soffriva da tempo a causa d’una sensibilità profonda e stava lavorando a un nuovo disco insieme all’amico Sartori.
Buon viaggio, poeta della musica.