Il 17 marzo i Veneziani costituiscono un governo repubblicano autonomo guidato da Daniele Manin e Niccolò Tommaseo, decretando l'annessione al Regno di Sardegna. Dopo la sconfitta di Custoza (27 luglio), però, il sovrano sabaudo toglie il suo appoggio a Venezia e, sebbene la Repubblica di San Marco opponga una lunga e tenace resistenza, anche grazie al supporto dei volontari napoletani guidati da Guglielmo Pepe, il 22 agosto 1849, logorata dal blocco navale, dal colera diffuso in seguito alla scarsità di cibo e alle pessime condizioni igieniche dovute all'isolamento e dai bombardamenti austriaci, la Serenissima subisce un crollo definitivo.
Se Ippolito Nievo, nato veneziano, ci racconta questa drammatica fase della lotta per l'indipendenza nelle pagine de Le confessioni d'un Italiano, il poeta suo amico Arnaldo Fusinato dedica alla caduta di Venezia una ordinata ma struggente poesia, L'ultima ora di Venezia (nota anche come Bandiera bianca dall'immagine reiterata nel corso del componimento):
È fosco l'aere,
il cielo è muto;
ed io sul tacito
veron seduto,
in solitaria
malinconia
ti guardo e lagrimo,
Venezia mia!
Fra i rotti nugoli
dell'occidente
il raggio perdesi
del sol morente,
e mesto sibila
per l'aria bruna
l'ultimo gemito
della laguna.
Passa una gondola
della città:
- Ehi, della gondola,
qual novità? -
- Il morbo infuria
il pan ci manca,
sul ponte sventola
bandiera bianca! -
No, no, non splendere
su tanti guai,
sole d'Italia,
non splender mai!
E su la veneta
spenta fortuna
si eterni il gemito
della laguna.
Venezia! L'ultima
ora è venuta;
illustre martire,
tu sei perduta...
Il morbo infuria,
il pan ti manca,
sul ponte sventola
bandiera bianca!
Ma non le ignivome
palle roventi,
né i mille fulmini
su te stridenti,
troncaro ai liberi
tuoi dì lo stame...
Viva Venezia!
muore di fame!
Su le tue pagine
scolpisci, o storia,
l'altrui nequizie
e la sua gloria,
e grida ai posteri:
- Tre volte infame
chi vuol Venezia
morta di fame! -
Viva Venezia!
L'ira nemica
la sua risuscita
virtude antica;
ma il morbo infuria,
ma il pan ci manca...
sul ponte sventola
bandiera bianca!
Ed ora infrangasi
qui su la pietra,
finché è libera
questa mia cetra.
A te, Venezia,
l'ultimo canto,
l'ultimo bacio,
l'ultimo pianto!
Ramingo ed esule
in suol straniero,
vivrai, Venezia,
nel mio pensiero;
vivrai nel tempio
qui del mio core
come l'immagine
del primo amore.
Ma il vento sibila
ma l'ombra è scura,
ma tutta in tenebre
è la natura:
le corde stridono,
la voce manca...
sul ponte sventola
bandiera bianca!
C.M.