Origine: USA
Anno: 2015
Durata: 124'
La trama (con parole mie): siamo sul finire degli anni quaranta, a Hollywood, e Dalton Trumbo è uno degli sceneggiatori più importanti e quotati della settima arte, reduce dal successo come scrittore e sempre pronto a tirare fuori una qualche idea ottima sia qualitativamente che a livello commerciale. Quando, però, l'ombra della Guerra Fredda si allunga sugli States, le simpatie mai celate di Trumbo per il partito comunista finiscono per includerlo in una lista nera insieme ad alcuni colleghi, costretti a testimoniare al Congresso e a lottare non solo per poter trovare di nuovo un lavoro e per mantenere le loro famiglie, ma anche per evitare il carcere.Perso il confronto con il Governo e finito dietro le sbarre, Trumbo dovrà allargare le spalle, ed una volta tornato in libertà cercare di sbarcare il lunario scrivendo dietro pseudonimi, finendo addirittura per vincere due Oscar senza poter dichiarare la paternità dei lavori premiati.
Dalton Trumbo è senza dubbio uno degli eroi di tutti i tempi del Saloon, una delle personalità più importanti cui possa pensare rispetto alla scrittura quantomeno nel panorama americano dell'ultimo secolo, che si parli di sceneggiature o romanzi, uno dei più grandi della macchina da scrivere della Storia di Hollywood, ed avrà sempre un posto nel mio cuore grazie al Capolavoro che è E Johnny prese il fucile, opera fondamentale legata all'assurdità della guerra.L'approdo in sala, dunque, di un biopic dedicato a questo grandissimo artista che dovette lottare con le unghie e con i denti per occupare un posto che avrebbe dovuto avere di diritto considerate le sue qualità, è stato per me un'ottima notizia, nonostante la presenza dietro la macchina da presa del mestierante Jay Roach, di norma abituato a lavorare su commediole di grana grossa come Ti presento i miei.Fortunatamente per me, per tutti gli amanti del buon Cinema classico e dell'opera di Trumbo, più che un lavoro di regia questo è un film profondamente attoriale, giocato su una serie di ottime interpretazioni in grado di condurre per mano lo spettatore attraverso due ore scorrevolissime e serrate, importanti anche per denunciare quello che è stato, senza ombra di dubbio, il periodo più oscuro di Hollywood, accecata dalla caccia alle streghe alimentata dal terrore del comunismo e dall'incombente Guerra Fredda - bellissimo, in questo caso, il dialogo tra Dalton e Niky, sua figlia maggiore, a proposito dell'essere comunisti -: il cast al completo, dagli ottimi comprimari Louis C. K. a John Goodman, passando per un'odiosa Helen Mirren ed una tosta Diane Lane, per giungere ad un Bryan Cranston in stato di grazia - credo sia la prima volta, negli ultimi anni, in cui credo non tiferò per il buon Di Caprio, alla notte degli Oscar -, perfetto nel rendere non solo nella mimica e nella fisicità, ma anche nell'inflessione vocale, il vecchio Dalton, riesce a far compiere all'opera un salto di qualità, di fatto sfruttando al meglio un impianto molto vecchio stile e perfetto per questo tipo di produzione che pare nata proprio per il periodo degli Academy Awards.Altro merito della pellicola - come al solito adattata terribilmente nell'edizione italiana, quando si sarebbe potuto lasciare tranquillamente l'originale Trumbo - è quello di mostrare al grande pubblico una delle figure di riferimento della Storia del Cinema USA, autore non solo di romanzi immortali come il già citato E Johnny prese il fucile, ma anche vincitore di due premi Oscar - riconosciutigli solo a distanza di anni, uno addirittura postumo - per gli script di Vacanze romane e La più grande corrida nonchè firma dei copioni di classici immortali come l'Exodus di Otto Preminger e soprattutto lo Spartacus di Stanley Kubrick, che sancì in una certa misura il ritorno di Trumbo nel giro che conta e l'ufficialità della fine di un'epoca di oscurantismo culturale che non fa onore agli States patria della Libertà così come ad alcuni interpreti dei tempi che si schierarono palesemente a favore, per comodo o per indole, delle idee del maccartismo - e qui, purtroppo, oltre a Reagan e Hedda Hopper, ritroviamo anche uno dei simboli del Western e del Saloon, John Wayne, che in quanto a politica non era proprio vicino a quelle che sono le idee del sottoscritto -.Un film, dunque, che non brillerà per inventiva o colpi di genio, ma che racconta con ottimo piglio la vicenda umana e personale di quello che, senza dubbio, è stato un genio nel proprio campo, e prima ancora un uomo sempre pronto a lottare per i propri diritti e per una libertà di pensiero che dovrebbe essere uno dei pilastri di qualsiasi società civile: in un'epoca come quella che vide il terrore del comunismo - ma potrebbe essere qualsiasi cosa, teniamolo bene a mente - diventare uno strumento di persecuzione culturale e non solo di intellettuali, artisti e gente comune, sarebbe stato un onore avere accanto un uomo come Trumbo, che con una delle armi più potenti mai esistite, la penna, lottò senza arrendersi fino a sconfiggere il Sistema che l'aveva rifiutato.Neanche ci trovassimo in un film di Hollywood.
MrFord
"Come senators, congressmen
please heed the call
don't stand in the doorway
don't block up the hall
for he that gets hurt
will be he who has stalled
there's a battle outside
and it is ragin'
it'll soon shake your windows
and rattle your walls
for the times they are a-changin'."Bob Dylan - "The times they are a-changin'" -