L’ultima perla: l’area archeologica della Basilica di Santa Restituta

Creato il 12 ottobre 2014 da Vesuviolive

Abbiamo parlato a lungo della bellezza della Cattedrale – Duomo di Napoli e della Basilica di Santa Restituta, soffermandoci sui “veli del tempo“: strati di secoli e di sensazioni che, tradotti in arte ed architettura, si sono sovrapposti in questi luoghi magici per rivivere ancora.

Ora che questo nostro viaggio nella Basilica di Santa Restituta e nella Cattedrale – Duomo di Napoli volge al termine, ci aspetta un ultimo, grande tuffo nel passato.

Dalla navata sinistra della basilica si accede ad una ricca area archeologica.

Era la fine degli anni ’60 e durante i lavori di consolidamento della Cattedrale – Duomo vennero individuati i resti di un percorso temporale che va dall’ epoca greca al Medioevo.

Un muro greco alto 5 metri ed una serie di pietre squadrate in tufo testimoniano l’esistenza di quel tempio di Apollo su cui sorse la Cattedrale – Duomo; subito a ridosso di questo, un altro muro prosegue per 12 metri. E’ realizzato con una tecnica romana, l’opus reticolatum, e reca sulla superficie graffiti e resti di intonaco rosso. Tronchi di colonne in laterizio reggevano una grondaia che lasciava confluire l’acqua in una cunetta. Chissà che tipo di edificio doveva essere…

Scorgiamo inoltre una tubazione in piombo: reca il sigillo “Aurelie Utician”, probabilmente un importante personaggio locale che finanziò l’ opera. Preesistente all’ acquedotto romano era, però, una strada greca inclinata che permetteva il drenaggio dell’ acqua mediante un foro di scolo laterale. E laddove la pavimentazione stradale greca – in tufo locale – emerge, reca ancora tracce del passaggio di antichi carri, scolpiti nella memoria del luogo.

Sul lato occidentale dello scavo, ancora sotto la Basilica di Santa Restituta, sono una serie di ambienti in opus reticolatum e volta a botte. Durante gli scavi vi furono rinvenuti materiali di scarto: probabilmente era la discarica di una taverna. Questo luogo oggi tanto silenzioso doveva brulicare di vita e di colori.

Lo testimonia maggiormente un ambiente di circa 15 metri x 7 contenente i resti di alcune basi di colonne di tufo intonacate e dipinte. Ampi tratti di pavimento a mosaico geometrico, i cui motivi rimandano al V secolo, hanno fatto pensare che questo luogo fosse un consignatorium (luogo in cui si amministrava l’ unzione cresimale) o una ricca domus patrizia di età tardo – imperiale.

http://cir.campania.beniculturali.it

Il riquadro musivo meglio conservato rappresenta un motivo stellare ed una croce greca che farebbero propendere per la prima ipotesi. Tuttavia non è da escludere la possibilità che qui vi fossero delle terme, come sembra avvalorato dalla presenza di una rete di canalizzazione dell’ acqua calda al di sotto del pavimento e di “tegole mammarie” per la diffusione del calore nei vari ambienti.

Continuando all’ esterno della Basilica di Santa Restituta, verso il cortile della Curia, troviamo  una strada romana in pietra lavica, databile al IV o V secolo. Oltre la strada, sul lato che confina con la curia arcivescovile, un altro pavimento musivo: nella piccola abside è raffigurato un kantharos (antica coppa greca). Il pavimento musivo reca il nome del vescovo Vincenzo.

Dell’antica basilica Stefania (inizi VI sec. d.C.) si conservano colonne, capitelli ed archi ogivali.

Le successive modifiche obliterarono del tutto o in parte le preesistenze archeologiche, che emergono un pò ovunque. Quest’area, infatti, doveva far parte della insula episcopalis di Napoli: si tratta del fulcro cristianizzato della città, che dunque rivestì una grande importanza nello sviluppo topografico successivo.

La bellezza di questo luogo, in cui sembra di veder camminare quei carri che ne hanno lasciato traccia, di sentir vociare i frequentatori della teverna, di scorgere signori intenti a chiacchierare di politica nelle terme, è immensa: è il nostro passato ed il nostro futuro.

Per questo, nel 2012 la Giunta comunale ha deliberato in favore del progetto “Centro storico di Napoli, valorizzazione del sito UNESCO“.
Il restauro e la valorizzazione di uno dei centri storici più belli del mondo è già iniziato: ne ha beneficiato, tra le mille meraviglie del luogo, il Battistero di San Giovanni in Fonte: i mosaici della cupola sono stati integrati e riportati all’ antico splendore dagli allievi dell’ Università degli Studi Suor Orsola Benincasa.

http://www.icr.beniculturali.it

Ma il progetto è esteso a tutto il Duomo, e continua: non vediamo l’ ora che ci restituisca, dopo averlo coccolato, il nostro passato archeologico.


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