“L’ultima riga delle favole” è il primo romanzo di Massimo Gramellini, noto e brillante giornalista e vicedirettore della Stampa, nonché ospite fisso della trasmissione di Fabio Fazio, “Che tempo che fa”. In questo libro, edito da Longanesi nel 2010 (collana La Gaja Scienza, pp. 259, € 16,60), il Gramellini giornalista, osservatore sagace della realtà sociale e politica, suo narratore ironico, si trasforma in un Gramellini sorprendentemente introspettivo.
Il titolo stesso del romanzo rinvia ad una dimensione narrativa fiabesca, dove il riferimento all’ultima riga delle favole diventa un pretesto per avviare una riflessione su quel “vissero felici e contenti”, che nelle favole rappresenta l’assicurato lieto fine che pacifica tutti i conflitti e le disavventure della storia, ma che nella realtà rimane spesso un’utopistica, anche se auspicabile, meta da raggiungere.
Questo romanzo racconta il viaggio surreale, ma non per questo meno reale dal punto di vista psicologico, di uomo tormentato, un insegnante, che ha perso fiducia in se stesso, subisce la vita e non nutre più la speranza di ritrovare l’armonia dentro di sé. Tomàs, questo il nome del protagonista, deluso dall’ennesimo rifiuto da parte di una fanciulla con cui desidera uscire, annichilito dalla propria incapacità di reagire all’inerzia della vita, si ritrova all’improvviso catapultato in un mondo fantastico, una sorta di Limbo, le Terme dell’Anima. Qui, suo malgrado, dovrà fronteggiare prove, superare resistenze, inciampi, e una serie di personaggi lo stimolerà innanzitutto a radiografare la propria anima e poi a cercare l’anima gemella.
Tomàs imparerà a salire sul tappeto dei desideri, a non schivarlo, e a distinguere i libri scuri, che raccontano il male del mondo, da quelli chiari, che parlano di sogni, d’amore e delle antiche verità che l’uomo ha dimenticato. Tomàs affronterà la maggior parte delle sfide in compagnia di Morena, un’attrice che si è smarrita lungo la via, ha confuso la dipendenza con l’amore e si è rifugiata nell’alcol e nella droga. Insieme si rilasseranno con i rac – canti di una creatura a forma di anfora, Andrea, che li guiderà alla riscoperta di sé.
Si tratta, quindi, di un viaggio simbolico alla ricerca della propria anima, del proprio talento, dell’amore perduto.
Solo sfidando la propria capacità di rimettersi in gioco e, soprattutto, attraverso un’anamnesi che lo guida a ricostruire il proprio passato e in particolare i nodi irrisolti rimasti incistati nel mondo dell’infanzia, Tomàs potrà riprendere in mano la propria vita. Il romanzo è costellato di frasi dense di significato, che portano il lettore a riflettere su tematiche che riguardano, in realtà, ciascuno di noi: il senso della vita, del dolore, della morte e la ricerca di quell’amore che, da solo, riesce a dare profondità e verità all’esistenza stessa. “La persona giusta è soltanto quella che combacia con le tue energie interiori” dice il Direttore delle Terme, avviando una riflessione sul fatto che in amore bisogna avere la forza e la pazienza di cambiare insieme nel corso del tempo, altrimenti il sentimento deperisce e muore.
“Se vuoi fare un passo in avanti, devi perdere l’equilibrio per un attimo” dice Noah, il Medico delle Acque. Questa frase è forse la più rappresentativa dell’intero romanzo e rinvia alla necessità di assumersi la responsabilità delle proprie scelte se si vuol provocare un cambiamento autentico. “La vera scelta non è mai tra il fare una cosa e il non farla. Ma tra il farla o non farla per coraggio oppure per paura” dice ancora Noah. “Non è un bene vivere. È un bene vivere bene”.
E’ un romanzo originale, impossibile da racchiudere in un genere letterario, anche perché qualunque classificazione rischierebbe di svilirne il valore. Per via dei suoi aspetti spirituali ed esistenziali, è possibile accostarlo a libri come quelli del grande Coelho ed è per questo motivo che il romanzo non è per tutti.
È sconsigliato a chi cerca letture dalle trame veloci e concrete, a chi non ama soffermarsi troppo sulle parole, a chi cerca svago e divertimento.
È invece consigliato a chi ama nutrirsi attraverso una lettura lenta, delicata, capace di suscitare riflessioni sul senso profondo e simbolico delle dimensioni principali della vita.
Eleonora Castellano